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Cosa succede se si limitano Instagram, YouTube e TikTok come si vorrebbe fare in Europa? Tutto a ferro e fuoco come in Nepal

di Marcello Tansini pubblicato il
Instagram, YouTube e TikTok

Blocco di Instagram, YouTube e TikTok: tra il precedente nepalese e i rischi di censura, giovani in rivolta, crisi sociali e politiche, limiti alla libertà e possibili scenari europei. Quali le vere conseguenze?

Immaginate una legge che non spegne le app, ma le obbliga a sobbalzare un po’ al nuovo ritmo dettato dall’Europa: è questa la direzione pratica verso cui stanno spingendo le istituzioni europee con il Digital Services Act. Si tratta di introdurre regole più severe su come le piattaforme gestiscono la protezione dei minori, la trasparenza degli algoritmi, la pubblicità mirata, il ruolo del design che cattura (autoplay, ricompense, ricorsività infinita).

L’Unione europea non vuole un coprifuoco digitale stile “spegni Instagram”, ma vuole che le aziende dichiarino che età hanno gli utenti, che rendano visibili come vengono promosse certe cose, e che smettano (o riducano fortemente) certe pratiche che somigliano a trappole per l’attenzione. Le contestazioni legali ci sono già, le piattaforme dovranno cambiare almeno una parte del loro funzionamento, pena multe salate e obblighi di conformità.

In Europa, se queste misure saranno applicate davvero, cosa potrebbe succedere: un’analogia coi roghi e le barricate del Nepal è suggestiva, ma servirà molta fantasia per trasformarla in realtà. Meno drammatico il cambiamento, più lento, più dietro le quinte che in piazza.

Nepal: il motore improvviso, la scintilla, il caos

In Nepal non si stava discutendo un’aggiustatina normativa: il governo ha ordinato il blocco secco di una ventina e più di piattaforme social (Facebook, YouTube, X, Instagram), accusandole di non essersi registrate secondo le nuove leggi nazionali, senza delegati locali, senza rispondere alle richieste di normazione e controllo dello Stato.

Quel blocco ha coinciso con una rabbia latente: corruzione, nepotismo, disuguaglianze economiche gravi, lavoro scarso, percezione che i potenti ostentano ricchezza mentre tanti faticano a campare. Proteste che erano prima di piazza, poi di massa, poi violentemente represse, con vittime (almeno 19) e scontri. Lo Stato ha fatto dietrofront, rimosso il ban, cambiato qualche ministro, ma il danno politico e la crisi (sociale e istituzionale) sono esplosi.

Europa: possibili scenari, rischi e limiti

Se l’Europa decidesse di imporre limitazioni simili a quelle nepalesi (cioè blocchi massicci di social), cosa succederebbe (e cosa non succederebbe)?

La prima cosa che non accadrebbe è che si spegnerebbe Internet. Blocco totale? Non realistico: le piattaforme sono integrate nell’economia, nella cultura, nei media, nei diritti fondamentali come la libertà di espressione. Qualsiasi autorità nazionale o europea che tentasse un (quasi) ban capirebbe subito che la reazione sarebbe furiosa, legale, mediatica. Sarebbe impugnato davanti alle corti costituzionali, sommerse da ricorsi basati su libertà civili garantite, privacy, libertà di stampa.

Un altro vantaggio implicito dell’Europa è che il sistema di garanzie, controlli, parlamenti, tribunali, ONG, opinione pubblica è già attivo. Si può limitare l’autoplay, si può imporre che il profilo utente minorenne abbia impostazioni più restrictive, ma prima serviranno linee guida precise, verifiche, sanzioni, gradi di giudizio. Non è che da un giorno all’altro Instagram o TikTok spariscono dalla vita dei ragazzi: cambiano modo, visibilità, incentivi.

D’altra parte c’è il rischio di effetti collaterali: disintermediazione culturale (se certi contenuti diventano meno promossi), uso di VPN per aggirare i limiti, spostamento delle conversazioni su spazi meno visibili, più oscuri. Possibile che il digitale ufficiale diventi più sobrio, ma il digitale underground più ricco di meme, emoji e rabbia. C’è anche il rischio che le normative colpiscano indiscriminatamente, penalizzando piccoli creator e startup che non hanno le risorse legali o tecniche per adeguarsi.

Confronto pratico: che cosa succede davvero se l’Europa limita

Se domani l’Europa imponesse:

  • obblighi di verifica dell’età molto severi, con documenti, sanzioni per chi falsifica, meno anonimato;
  • limiti a tutte le “ricompense” automatiche (punti, badge, incentivi a restare col feed aperto);
  • trasparenza obbligatoria sugli algoritmi di promozione contenuti e sui flussi pubblicitari;
allora gli utenti noterebbero che le app sono meno avvincenti: meno autoplay, meno video che continuano da soli, meno suggerimenti ossessivi. Alcune funzioni premianti per l’engagement vero e proprio potrebbero sparire o diventare opzionali. Le piattaforme probabilmente cercherebbero di spostare il modello verso contenuti sponsorizzati più espliciti, verso feed meno personalizzati, verso linee guida più rigide sui contenuti “estremi” o manipolativi.

Le piattaforme reagirebbero: lobby, richieste di interpretazione legale, trattative con autorità nazionali, possibile selezione per “Europa vs resto del mondo” su certe funzioni (cioè: certe caratteristiche spettacolari potrebbero essere offerte solo fuori Europa). Gli utenti europei potrebbero sentirsi che stanno perdendo un po’ di brillantezza digitale, ma molti non noteranno la differenza se il design rimane decente.

Infine, ci sarà resistenza: ci sono interessi economici fortissimi, creatori, brand, ragazze e ragazzi abituati al feed come ossigeno digitale. Se una funzione ti fa guadagnare follower o soldi, non la molli volentieri. E gran parte della politica europea è fatta di compromessi: niente ban improvviso, ma fasi transitorie, clausole “se sei grande impatto, paghi di più”, esenzioni, ricorsi.

Le differenze: Nepal vs Europa

Quelle che in Nepal sono esplosioni sociali-politiche potentissime in Europa assumono invece la forma di dibattiti istituzionali, consultazioni pubbliche, sentenze della corte. In Nepal, le disuguaglianze materiali, l’instabilità politica, la capacità dello Stato di imporre misure drastiche senza strutture intermedie hanno fatto del blocco dei social la scintilla di una crisi più profonda.

In Europa la situazione è meno pronta a incendiarsi: ci sono reti di protezione sociale, maggiore stabilità del diritto, controllo giuridico, uno Stato di diritto che obbliga il governo a render conto dei propri atti. Certo, questo non significa che tutto sia pacifico: ci sono già proteste legate alla libertà digitale, mobilitazioni per la privacy, ma non è la stessa accelerazione catastrofica vista in Nepal.

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