Via libera al nuovo ddl Edilizia che punta a semplificare i procedimenti, ridurre la burocrazia, digitalizzare le pratiche edilizie e prevede interventi su abusi pre-1967: quando sarà ufficialmente in vigore
Il settore dell’edilizia italiana si trova di fronte a una fase di profondo rinnovamento. Con l’approvazione del disegno di legge delega per la revisione del Testo Unico dell’edilizia (TUE), il Consiglio dei Ministri avvia un processo di revisione normativa atteso da molti anni. L’obiettivo dichiarato della riforma è duplice: da un lato introdurre chiarezza e uniformità sul piano regolatorio, dall’altro promuovere modernità attraverso la semplificazione delle procedure, la digitalizzazione degli iter amministrativi e una maggiore aderenza alle esigenze di sicurezza, sostenibilità e valorizzazione del patrimonio urbanistico nazionale.
Il testo del nuovo Ddl Edilizia approvato rappresenta una delega al Governo per la completa riformulazione del TUE (DPR 380/2001), con un approfondito riordino delle norme che regolano interventi edilizi, permessi, sanatorie e procedimenti amministrativi. Si intende superare la storica stratificazione legislativa, fonte di ambiguità e contenzioso, e garantire regole più leggibili e unitarie su tutto il territorio nazionale.
Nel dettaglio, il nuovo DDL Edilizia istituisce il Codice dell’Edilizia e delle Costruzioni, integrando la disciplina settoriale e sostituendo una struttura normativa risalente a più di vent’anni fa.
Tra le novità principali si registra il superamento della migliaia di disposizioni regionali che nel tempo hanno inciso su competenze, distanze, titoli e metodi di accertamento. Viene abbandonata l’attuale suddivisione tra manutenzione straordinaria, restauro/ristrutturazione conservativa e nuove costruzioni in favore di categorie di intervento più razionali, direttamente correlate all’impatto effettivo e all’importanza delle opere. Ogni categoria sarà associata in modo chiaro e oggettivo a un regime amministrativo, favorendo la trasparenza dei procedimenti e tagliando la burocrazia. Inoltre:
Uno dei principali pilastri della riforma è rappresentato dalla decisa volontà di semplificare gli iter amministrativi. Le modifiche più rilevanti intendono razionalizzare i passaggi previsti per ottenere i titoli abilitativi (CILA, SCIA, permesso di costruire) e digitalizzare l’intera filiera delle pratiche edilizie, riducendo tempi, incombenze documentali e margini di discrezionalità delle amministrazioni comunali.
Il futuro Codice dell'Edilizia punta a un riordino sostanziale dei titoli abilitativi necessari per eseguire lavori. I titoli abilitativi, concetto spesso fonte di dubbi e contenziosi, diventano soltanto tre: CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata), SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) e Permesso di Costruire.
Il nuovo assetto permette di uniformare i procedimenti in tutta Italia e ridurre drasticamente tempistiche e margini di incertezza.
La proposta procedurale contenuta nel DDL si pone anche l’ambizioso obiettivo di risolvere la questione delle difformità edilizie storiche. In particolare, viene agevolata la regolarizzazione dei cosiddetti abusi “storici”, realizzati prima del 1° settembre 1967, periodo antecedente all’entrata in vigore della nuova disciplina urbanistica.
Per queste situazioni, spesso prive di documentazione, si prevede una sanatoria condizionata, con termini certi di presentazione delle istanze e procedure snelle. È, inoltre, previsto che le sanzioni siano proporzionate all’entità e al valore delle opere, superando il principio della “doppia conformità totale” (cioè il rispetto sia delle norme all’epoca dell’abuso che di quelle attuali), sostituito da una doppia verifica più leggera.
Il riordino delle norme edilizie mira a eliminare le disparità createsi negli anni per effetto della competenza concorrente in materia di edilizia tra Stato e Regioni. L’attuale frammentazione normativa ha generato differenze significative sui requisiti, sulle procedure e persino sulla definizione delle tipologie di intervento da Regione a Regione.
Con il nuovo Codice dell’Edilizia, il Governo è delegato a definire i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in modo da garantire uno standard minimo omogeneo in tutto il territorio nazionale. La definizione delle difformità e delle tolleranze edilizie diviene univoca, così come la modulistica e le tempistiche di definizione delle pratiche amministrative. Inoltre:
Particolare attenzione è dedicata alla salvaguardia del patrimonio artistico, urbano, ambientale e alla sicurezza delle condizioni igienico-sanitarie dell’abitare moderno. Nel nuovo impianto regolatorio:
Con la pubblicazione del disegno di legge sulla Gazzetta Ufficiale e l’approvazione ufficiale in Consiglio dei Ministri, si apre ora la fase attuativa. Il Governo ha tempo 12 mesi per adottare uno o più decreti legislativi che daranno forma concreta ai principi stabiliti nella legge delega.
Nel periodo transitorio, le amministrazioni centrali e locali saranno chiamate a: