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Detassazione rinnovo contratti CCNL ufficiale: per chi vale, come funziona, percentuale e redditi, retroattività

di Marcello Tansini pubblicato il
Detassazione rinnovo contratti CCNL uffi

Via libera in Manovra 2026 alla detassazione al 5% degli aumenti contrattuali riconosciuti per effetto dei rinnovi contrattuali: come funziona la misura

La Manovra Finanziaria 2026 sancisce ufficialmente una detassazione sugli aumenti retributivi derivanti dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro nel settore privato, introducendo un nuovo regime fiscale agevolato per centinaia di migliaia di dipendenti. Il quadro normativo appena varato risponde all’esigenza, più volte sollevata da lavoratori e parti sociali, di tutelare il potere d’acquisto dei salari e attenuare l’effetto dell’inflazione su stipendi erosi dal carico fiscale. La misura interessa sia i rinnovi sottoscritti negli anni recenti che quelli futuri. 

Detassazione degli aumenti retributivi: funzionamento, aliquota e platea dei beneficiari

Stando a quanto deciso in Manovra, gli aumenti contrattuali riconosciuti per effetto dei rinnovi dei CCNL sono esclusi dagli scaglioni ordinari dell'IRPEF e tassati con un’imposta sostitutiva fortemente ridotta.

Per i lavoratori dipendenti del settore privato con reddito fino a 33.000 euro, la quota di retribuzione aggiuntiva collegata al rinnovo viene assoggettata a una flat tax del 5% invece che alle aliquote progressive (dal 23% in su) normalmente applicate. Questo comporta un vantaggio immediato in busta paga, riducendo drasticamente la porzione di incremento assorbita dalle imposte.

La platea dei beneficiari risulta quindi estesa rispetto alle previsioni iniziali, che fissavano il tetto a 28.000 euro. E' stato, infatti, deciso che:

  • L’incentivo si applica esclusivamente ai dipendenti del settore privato, rimanendo invece fuori, almeno per ora, la generalità dei lavoratori pubblici, fatta eccezione per alcune categorie accessorie.
  • L’agevolazione prevede un’opzione di rinuncia: ogni lavoratore può comunque scegliere la tassazione ordinaria previa comunicazione scritta.
Il meccanismo punta a valorizzare la contrattazione collettiva come strumento di adeguamento dei salari all’andamento del costo della vita, favorendo un migliore equilibrio tra produttività ed equità salariale. 

Estensione e retroattività della misura: quali rinnovi e quali periodi sono agevolati

Uno dei punti di forza della riforma riguarda l’estensione temporale della detassazione. Il provvedimento include anche gli incrementi salariali riconducibili a rinnovi contrattuali sottoscritti a partire dal 2024, purché gli effetti economici si manifestino nel 2026 o successivamente.

Sulle tempistiche di applicazione, l’imposta sostitutiva del 5% trova applicazione sugli aumenti:

Il principio che guida la retroattività consiste nella volontà di non escludere quei lavoratori che, pur avendo ottenuto la firma del contratto già nel 2024, percepiscono gli incrementi retributivi con effetti economici che si concretizzano solamente nell’anno fiscale 2026 o in quelli successivi. Di conseguenza, il beneficio si estende potenzialmente a centinaia di migliaia di dipendenti che hanno subito un ritardo tecnico nella corresponsione dell’aumento.

Le regole sono definite dall’articolo 4 della Manovra 2026: la detassazione opera "salvo espressa rinuncia" e interessa soltanto i dipendenti privati assunti a tempo indeterminato e determinato, escludendo le forme di lavoro autonomo e altre tipologie contrattuali.

Limiti di reddito e fasce di aliquota: dal 5% al 10% per dipendenti privati

La struttura delle aliquote incentiva particolarmente i redditi bassi e medi. L’imposta sostitutiva del 5% si applica sulla quota di stipendio aggiuntiva fino al limite di reddito di 28.000 euro, elevato ora a 33.000 euro, in base agli emendamenti alla manovra. Per coloro che rientrano nella successiva fascia di reddito, si introduce una seconda aliquota del 10%: questa soglia riguarda i lavoratori privati con redditi compresi tra 33.001 e 35.000 euro annui.

Fascia di reddito Aliquota sostitutiva
Fino a 33.000 euro 5%
33.001 – 35.000 euro 10%

Per i lavoratori con redditi superiori non risultano previsti benefici specifici su questi aumenti derivanti da rinnovi di contratti collettivi. La platea così definita consente di:

  • Premiare lavoratori a basso e medio reddito, massimizzando l’impatto redistributivo della norma
  • Garantire la sostenibilità finanziaria dell’intervento, evitando effetti distorsivi su fasce alte
Il beneficio si aggiunge ad altre agevolazioni, come la tassazione ridotta sui premi di produttività (1% fino a 5.000 euro e reddito annuo fino a 80.000 euro) e le detrazioni per lavoro straordinario o notturno, differenziate a loro volta per settore di appartenenza e soglie reddituali.

Va ricordato che le aliquote del 5% e 10% sono sostitutive di IRPEF e addizionali comunali e regionali e non incidono sul diritto alle detrazioni ordinarie riconosciute per lavoro dipendente o carichi di famiglia.

Impatto sulla busta paga: esempi pratici e simulazioni di calcolo

L’applicazione della nuova misura comporta effetti tangibili sul netto mensile dei lavoratori beneficiari. Un esempio può chiarire il risparmio fiscale dovuto all’introduzione della tassazione sostitutiva.

  • Lavoratore privato con reddito annuo di 25.000 euro, rinnovo CCNL firmato nel 2025 con aumento di 150 euro lordi mensili riconosciuto a partire da gennaio 2026:
Voce Importo
Incremento mensile lordo €150
Contributo previdenziale (9,19%) - €13,79
Imponibile fiscale detassato €136,21
Imposta sostitutiva 5% - €6,81
Netto aggiuntivo mensile €129,40
Se la stessa somma fosse stata tassata con aliquota IRPEF ordinaria del 23%, il netto sarebbe sceso a circa 120 euro mensili, con un risparmio annuo superiore a 110 euro solo sulla quota di aumento derivante dal rinnovo.

Per la fascia 33.001 – 35.000 euro, l’imposta applicata sarà del 10%. Di seguito una simulazione di calcolo:

  • Incremento lordo mensile: 100 euro
  • Contributo previdenziale (9,19%): -9,19 euro
  • Base imponibile: 90,81 euro
  • Imposta sostitutiva 10%: -9,08 euro
  • Netto aggiuntivo mensile: 81,73 euro (anziché 70-74 euro con aliquote ordinarie).

Le condizioni, le tempistiche e la gestione fiscale degli arretrati contrattuali

L’erogazione degli arretrati, tipica nei rinnovi CCNL, avviene sovente con ritardo rispetto all’effettivo dovuto. In tali casi, le somme spettanti sono soggette alla tassazione separata prevista dall’articolo 17 TUIR, sistema che mira a evitare lo scatto di aliquote marginali troppo elevate nell’anno di percezione. Nel caso dei provvedimenti di detassazione sopra descritti, tuttavia, l’arretrato relativo agli incrementi soggetti all’aliquota sostitutiva (5% o 10%) seguirà lo stesso regime agevolato, purché riconducibile al rinnovo contrattuale stipulato e agli anni coperti dalla norma. Entrando più nel dettaglio:
  • La corresponsione degli arretrati può avvenire con la prima busta paga utile dell’anno di entrata in vigore degli aumenti, oppure in occasione del saldo dopo la pubblicazione del contratto in Gazzetta Ufficiale.
  • I datori di lavoro sono tenuti ad applicare la tassazione agevolata ex lege, mentre il conguaglio e la verifica definitiva vengono gestiti in sede di dichiarazione dei redditi.
  • Le modalità di “rinuncia espressa” vanno comunicate in forma scritta dal dipendente qualora preferisca la tassazione ordinaria.

 



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