Quali sono i casi in cui un guadagno mensile di 1.500-2mila euro è considerato buono per una Partita Iva e quando è meglio essere un dipendente
E' buono guadagnare 1500-2mila euro con partita Iva o è meglio essere un dipendente? La questione della scelta tra l'assunzione come dipendente e l'apertura di una partita Iva per esercitare l'attività professionale è sempre molto attuale e dibattuta.
Ci si chiede spesso quale sia la strada migliore per lavorare ed essere soddisfatti dei propri guadagni ma di fronte a tale problema p bene sapere che non esiste una risposta univoca su quale sia meglio, perché si devono considerare diversi elementi e variabili.
In generale, potremmo dire che per chi ha una Partita Iva, un compenso utile di 1.500-2mila euro netti è un buon guadagno, soprattutto se aderisce al regime forfettario, che è agevolato e permette di avere una tassazione più bassa rispetto a quella normale del regime ordinario Irpef.
Con il regime forfettario si paga l’imposta unica del 15% sostitutiva dell'Irpef e delle addizionali regionale e comunale, che si riduce addirittura al 5% per i primi cinque anni di attività, i contributi previdenziali, secondo le percentuali stabilite dalle diverse Casse professionali di adesione, e si è esenti dal pagamento dell’Iva e dalla registrazione corrispettivi.
E', inoltre, prevista la riduzione del 35% dei contributi Inps, se viene inviata l’apposita comunicazione all’Ente e per chi svolge l’attività d’impresa e ha l’obbligo di iscrizione alla gestione separata artigiani e commercianti.
In alternativa, chi apre una partita Iva può aderire al regime ordinario, considerando le aliquote Irpef vigenti, pagando l'Iva e i contributi previdenziali. In questo caso, a differenza del regime forfettario, si possono detrarre e dedurre tutte le spese previste dalla legge.
Togliendo dal ricavo complessivo tutte le imposte, le tasse e i contributi, se il lavoratore titolare di Partita Iva, sia forfettaria che ordinaria, ha un guadagno mensile effettivo netto di 1.500-2mila euro, tale importo si può considerare decisamente buono anche rispetto ad alcuni lavori dipendenti.
Non tutti, infatti, permettono, a seconda poi del diverso inquadramento professionale, ad avere 2mila euro netti di stipendio mensile.
Tuttavia, c’è da considerare che, pur guadagnando magari meno della Partita Iva, al dipendente vengono riconosciute comunque le mensilità aggiuntive (tredicesima e quattordicesima se prevista da Ccnl), i fringe benefit, eventuali premi di produzione, scatti di anzianità, possibilità di salire di Livello e quindi avere uno stipendio più alto.
Può, inoltre, usufruire di ferie, permessi, malattia, infortunio, senza perdere il proprio stipendio, mentre chi ha la Partita Iva se non lavora, per esempio, per malattia, non guadagna, senza considerare il grande vantaggio del Tfr (Trattamento di fine rapporto) che matura il dipendente, sia privato che pubblico, ma che non spetta al professionista e al lavoratore autonomo con la Partita Iva.
Questi ultimi hanno, però, la possibilità, attività permettendo, di poter lavorare dove si vuole, per cui in inverno in montagna, in estate al mare, e con la possibilità di organizzarsi lavorativamente come e dove si vuole, un guadagno di 1-.500-2mila euro, può essere considerato buono e avere la Partita Iva conveniente.
C’è però chi, pur considerando tali vantaggi, punta comunque all’assunzione da dipendente per avere maggiori certezze, coperture e sicurezze (come quelle sopra riportate).
Decisamente diversa è la situazione se i 1.500-2mila euro guadagnati da una Partita Iva sono di ricavo lordo.
In questo caso, il netto cala precipitosamente sui 1.000-1.200 euro, che possono essere anche più bassi se il titolare di Partita Iva aderisce ad un fondo pensione privato per cercare di rendere maggiore l’importo della propria pensione finale.
In questo caso, è decisamente meglio essere un lavoratore dipendente che, se pur avesse uno stipendio mensile di soli 1.100 euro, avrebbe decisamente più vantaggi di un titolare di Partita Iva, considerando tredicesime, premi, ferie e malattie pagate, Tfr, ecc.