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Le regole regionali sul lavoro quando fa troppo caldo, quando si applicano e come funzionano

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Quali sono le regole che le singole regioni applicano sul lavoro quando fa troppo caldo e cosa prevedono

Temperature elevate e ondate di calore rappresentano una minaccia crescente per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, in special modo nei contesti esterni e nei settori maggiormente esposti.

Dal 2014 al 2019, secondo l’INAIL, oltre 25.600 infortuni sono stati direttamente collegati al caldo, confermando un impatto tangibile sia sui lavoratori sia sulla produttività delle aziende. Gli eventi meteorologici estremi, effetti diretti dei cambiamenti climatici, impongono l’aggiornamento costante dei protocolli di valutazione e gestione dei rischi. 

La Conferenza delle Regioni e Province Autonome, in collaborazione con INAIL e Ministero della Salute, ha diffuso linee di indirizzo 2025 che delineano interventi vincolanti per il controllo del rischio da caldo in vari settori.

Diverse Regioni come Puglia, Calabria, Basilicata, Campania, Sicilia, Sardegna, Lazio, Toscana, Abruzzo, Umbria, Emilia-Romagna e Marche hanno adottato ordinanze che vietano il lavoro outdoor nelle ore più torride, limitando l'operatività nei comparti agricolo, florovivaistico, edilizio e altri lavori affini. 

E sono previste sanzioni in caso di inosservanza. Le regole variano a seconda di quanto stabilito da ogni singola regione.

Le ordinanze regionali e le differenze geografiche

Le ordinanze regionali attualmente vigenti prevedono divieti di lavoro nelle ore più calde, applicabili in base alle aree geografiche e ai livelli di rischio identificati dai bollettini Worklimate e INAIL. Alcune amministrazioni locali introducono ulteriori restrizioni per specifici settori, deroghe contrattuali temporanee o controlli rafforzati durante le ispezioni. 

Le differenze geografiche generano misure diversificate: nelle regioni del Sud, i divieti e i controlli sono generalmente più stringenti pero anche nei territori del Centro-Nord si registra una progressiva estensione dei protocolli operativi.

In particolare, Sicilia, Lazio, Calabria, Puglia, Umbria e Toscana hanno recentemente preso provvedimenti, singolarmente, per tutelare i lavoratori dal caldo.

In Sicilia è stato deciso lo stop, fino al 31 agosto, alle attività in alcuni settori produttivi durante le ore più calde nelle giornate e nelle aree ad alto rischio per le elevate temperature. Il divieto riguarda le aziende agricole, florovivaistiche, edili (e affini) e le cave. Il blocco scatterà dalle 12.30 alle 16 nelle aree e nei giorni in cui verrà segnalato, nella fascia oraria, un livello di rischio alto.

Anche in Calabria, Lazio, Umbria e Toscana sono state definite le stesse disposizioni, così come anche in Puglia dove, oltre al divieto di lavoro nelle ore centrali, il presidente Michele Emiliano ha anche firmato l’ordinanza che impone ai datori di lavoro l’anticipo degli orari di inizio attività; l’aumento delle pause in zone ombreggiate; la distribuzione di acqua fresca; la fornitura di indumenti idonei al caldo; la rotazione dei turni per ridurre l’esposizione. 

Sulla stessa scia, la Regione Lombardia ha emesso un’ordinanza con misure straordinarie da rispettare a lavoro quando fa troppo caldo.

Il provvedimento, in vigore dalle 00:01 di mercoledì 2 luglio e fino al 15 settembre 2025, vieta attività lavorativa all’aperto tra le 12:30 e le 16 nelle aree edili, cave, aziende agricole e florovivaistiche.

Il divieto vale solo nei giorni in cui la mappa giornaliera per i ‘lavoratori esposti al sole’ con attività fisica intensa segna un livello di rischio ALTO. Non si applica, invece, alle pubbliche amministrazioni, ai concessionari di pubblico servizio, ai loro appaltatori, agli interventi di protezione civile e di salvaguardia della pubblica incolumità.

Orari critici e criteri di sospensione delle attività lavorative all’aperto

Il divieto di svolgere attività outdoor si applica nelle fasce orarie centrali, tipicamente dalle 12:30 alle 16:00, ovvero quando l’indice di rischio calcolato dagli strumenti di monitoraggio raggiunge il livello definito ALTO (che è il massimo).

La valutazione tiene conto di parametri ambientali e soggettivi, come temperatura reale e percepita, umidità, intensità delle mansioni svolte, uso obbligatorio di dispositivi di protezione individuale. In presenza di condizioni ambientali pericolose, la sospensione è obbligatoria per i lavori ad alta intensità fisica e in assenza di adeguate aree ombreggiate.

Settori e lavoratori più esposti alle ondate di calore

  • Agricoltura: le attività nei campi, sia manuali che meccanizzate, sono particolarmente a rischio a causa dell’esposizione diretta e prolungata al sole.
  • Edilizia: cantieri stradali, costruzioni civili e industriali, soprattutto in aree urbane considerate soggette a effetto cosiddetto isola di calore.
  • Logistica e trasporti: personale addetto a carico/scarico merci in aree non climatizzate, movimentazione su mezzi scoperti.
  • Emergenza e soccorso: operatori costretti ad agire in contesti esposti o a elevate temperature per periodi prolungati.

 

 

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