A seguito delle denunce di Greenpeace, alcune amministrazioni locali hanno annunciato l'intenzione di intensificare i controlli sulla qualità dell'acqua potabile.
Il dibattito sulla presenza di Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) nelle acque potabili italiane ha assunto toni accesi, alimentato da studi contrastanti e dichiarazioni divergenti tra organizzazioni ambientaliste, enti di controllo e amministrazioni locali.
Per Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, l'urgenza di interventi normativi più stringenti, evidenziando come la direttiva europea del 2020, recepita in Italia con il decreto legge 18 del 23 febbraio 2023, sia già superata dalle nuove evidenze scientifiche. Ungherese ha inoltre criticato il silenzio del governo sulla questione, definendolo "inaccettabile".
A seguito delle denunce di Greenpeace, alcune amministrazioni locali hanno annunciato l'intenzione di intensificare i controlli sulla qualità dell'acqua potabile. In molte realtà, le autorità hanno rassicurato la popolazione sulla sicurezza dell'acqua distribuita e sottolineato il rispetto dei parametri di legge e l'assenza di contaminazioni significative.
Ad esempio, in Toscana, le autorità regionali hanno dichiarato che i livelli di Pfas nelle acque potabili sono ampiamente al di sotto dei limiti previsti dalla normativa europea e invitato i cittadini a non allarmarsi. Allo stesso tempo, hanno espresso la volontà di collaborare con organizzazioni indipendenti per monitorare la qualità dell'acqua.
In contrasto con i dati allarmanti di Greenpeace, l'associazione dei consumatori Altroconsumo ha condotto, tra giugno e luglio 2024, un'indagine su 38 fontanelle pubbliche situate in 34 città italiane, da nord a sud. I risultati sono stati rassicuranti: nessuna traccia di Pfas è stata rilevata nei campioni analizzati, nemmeno in quantità minime rilevabili dagli strumenti di analisi, pari a 5 nanogrammi per litro.
Per Altroconsumo, nonostante la normativa italiana non preveda ancora limiti per i Pfas nell'acqua potabile, le analisi effettuate indicano un'assenza di contaminazione nelle aree testate. L'associazione ha annunciato l'intenzione di avviare un'indagine più ampia per monitorare la situazione su scala nazionale.
La discrepanza tra i risultati delle indagini solleva interrogativi sulla metodologia utilizzata, sulla selezione dei punti di campionamento e sulla sensibilità degli strumenti analitici impiegati. È possibile che le differenze riscontrate siano dovute a variabili come la profondità delle falde