I nonni sono una colonna portante per le famiglie italiane: garantiscono supporto affettivo, economico e pratico, sostenendo figli e nipoti. Ma quanto ancora sostenibile questo modello?
In Italia la presenza dei nonni rappresenta un pilastro che garantisce equilibrio e stabilità non solo all'interno del nucleo domestico, ma anche a livello socioeconomico nazionale. La figura degli anziani, con circa 12 milioni di individui coinvolti a vario titolo nel supporto familiare, assume rilevanza per la capacità di colmare le carenze di un sistema di welfare che spesso fatica a rispondere ai bisogni di genitori e minori.
La loro influenza travalica i confini della sfera privata: grazie al sostegno materiale, educativo e relazionale offerto alle famiglie, i nonni contribuiscono a mantenere in piedi una società segnata dal calo delle nascite, dall'invecchiamento della popolazione e dalla complessa gestione dei costi legati alla cura e alla quotidianità. Il legame intergenerazionale, la trasmissione di valori, tradizioni e l'insegnamento di stili di vita più sani sono solo alcune delle dimensioni, spesso sottovalutate, con cui questa fascia della popolazione rafforza la coesione sociale. L'economia della cura si manifesta ogni giorno attraverso gesti, tempo e competenze che rappresentano un valore aggiunto per tutto il Paese.
L'apporto dei nonni si traduce in un vero e proprio capitale sociale ed economico. Secondo i dati Istat, più del 70% degli ultranovantenni in Italia ha nipoti e l'età media per diventare nonni si attesta intorno ai 54 anni per gli uomini e 57 per le donne. La statistica evidenzia che circa il 60% degli anziani si occupa dei nipoti, svolgendo compiti che vanno dall'accompagnarli a scuola al supporto negli impegni educativi ed extrascolastici. Parallelamente, il 32% fornisce un contributo economico concreto alle proprie famiglie, mentre circa l'8% collabora con le attività produttive, soprattutto in ambiti artigianali e agricoli:
I nonni rappresentano ancora oggi una colonna economica silenziosa dell'Italia: sostengono figli e nipoti non solo con aiuti diretti, ma anche attraverso la disponibilità di case, spesso più di una, frutto di risparmi e sacrifici di una generazione che ha vissuto l'epoca della crescita e del mattone sicuro. L'attuale fascia dei cinquantenni continua a beneficiare di questo patrimonio, potendo contare su un supporto familiare che alleggerisce spese e garantisce stabilità mentre lavora e contribuisce al reddito complessivo del nucleo.
Ma questa catena di protezione intergenerazionale è destinata a spezzarsi: i figli di oggi non erediteranno la stessa solidità economica, né potranno replicare il modello di sostegno che ha tenuto in piedi famiglie e consumi. La resa dei conti è ormai alle porte e rischia di mettere a nudo un Paese che da troppo tempo si regge sull'economia dei nonni.
La centralità dei nonni - al di là delle questioni dell'eredità e delle successioni - nel sistema di welfare italiano ha radici profonde nella storia della società e nella cultura della solidarietà familiare. Storicamente, molte funzioni di assistenza e cura sono state delegate ai membri anziani del nucleo domestico, soprattutto in assenza di infrastrutture pubbliche adeguate. Questa impostazione ha sostenuto per decenni l'Italia, ma oggi si scontra con la realtà della crisi demografica, del tasso di natalità tra i più bassi d'Europa e della crescita della popolazione ultra65enne.
Negli ultimi anni, le politiche pubbliche hanno riconosciuto, almeno parzialmente, questa funzione con l'introduzione di soluzioni come il welfare aziendale rivolto agli ascendenti, che consente alle famiglie di usare i crediti welfare per coprire spese di assistenza. La risposta istituzionale resta frammentata e slegata rispetto alle sfide di una società in rapido cambiamento. La tendenza all'aumento della solitudine e della fragilità tra i senior, oltre ai rischi legati alla povertà relazionale, rendono prioritario un ripensamento delle strategie di sostegno, valorizzando le potenzialità di una longevità attiva che sia anche occasione di benessere per l'intera collettività.
L'attuale scenario demografico italiano è definito da un tasso di natalità in costante calo, oggi a 1,18 figli per donna, e un'età media della popolazione in crescita. Il rapporto tra generazioni si sta rapidamente sbilanciando a favore della fascia anziana, con previsioni che oltre un terzo degli abitanti oltre i 65 anni entro il 2060. Questa dinamica ha conseguenze profonde sui sistemi pensionistico e di welfare: la spesa pubblica per le pensioni ha raggiunto i 400 miliardi di euro annui, mentre la quota dedicata a famiglie e minori resta tra le più basse dell'UE: