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I punti ancora da chiarire per chi e di quanto aumenta l'età per andare in pensione pur con manovra finanziaria approvata

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Nessun blocco dell'aumento dell'età pensionabile a partire dal 2027 ma ci sono ancora diversi punti da chiarire

L’approvazione della recente manovra finanziaria introduce modifiche significative in tema di pensionamenti. Le nuove disposizioni, adottate dal Consiglio dei Ministri, pongono l’accento su un incremento graduale dei requisiti anagrafici richiesti per la pensione di vecchiaia.

Dal 2027, infatti, l’età per accedere alla pensione subirà un allungamento, in risposta alla maggiore longevità della popolazione registrata dall’Istat. La manovra conferma anche deroghe mirate per alcune tipologie di occupati, preservando i diritti acquisiti e tutelando i soggetti maggiormente esposti alla fatica lavorativa. 

Pensioni 2027: chi sarà coinvolto dall'aumento dell'età pensionabile e di quanto aumenterà

Tra le grandi mancanze della Manovra finanziaria 2026 c'è il blocco dell'aumento dell'età pensionabile a partire dal primo gennaio 2027. Il nuovo requisito per la pensione di vecchiaia sarà innalzato dalle attuali soglie a 67 anni e 3 mesi, a causa del meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita, previsto dalla normativa vigente. L’aumento dell'età si articolerà in due fasi: da gennaio 2027 l’età per la pensione di vecchiaia crescerà di un mese, passando a 67 anni e 1 mese; dal gennaio 2028 si aggiungeranno ulteriori due mesi, portando il totale a 67 anni e 3 mesi e:

  • Lavoratori dipendenti e autonomi, sia nel settore pubblico che privato, saranno soggetti a questa variazione.
  • Saranno coinvolti anche iscritti alle gestioni speciali INPS e alla Gestione Separata.
  • Anche i liberi professionisti con casse autonome potrebbero essere interessati, salvo specifiche deroghe regolamentari degli enti previdenziali di appartenenza.
Restano escluse alcune categorie, su cui si approfondirà successivamente. È importante sottolineare che, per chi raggiungerà i requisiti anagrafici o contributivi entro il 31 dicembre 2025, resteranno valide le regole precedenti: il provvedimento non ha retroattività e non intacca i diritti già maturati. Chi, invece, matura i requisiti tra il 2027 e il 2028 dovrà attendere da uno a tre mesi in più, con differimenti che incidono sulla liquidazione dell’assegno e sulle programmazioni previdenziali personali.
Anno Età pensionabile
Fino al 2026 67 anni
2027 67 anni e 1 mese
2028 67 anni e 3 mesi

L’aumento interessa anche le pensioni anticipate con sistema contributivo: dal 2027 si passa a 42 anni e 11 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 11 mesi per le donne, salendo di un ulteriore mese nel 2028. Il calendario degli adeguamenti, quindi, comporta una rimodulazione su base biennale dei requisiti, legata strettamente alle variazioni ISTAT sull’aspettativa di vita.

Le principali esclusioni: lavori gravosi, usuranti e categorie tutelate

La nuova disciplina non vale per tutti i lavoratori. La manovra conferma, infatti, specifiche esclusioni dall'aumento dell'età per andare in pensione, pensate per proteggere chi svolge attività particolarmente impegnative o si trova in condizioni di fragilità, come:

  • I lavoratori addetti a mansioni gravose e usuranti non subiranno l’aumento dell’età per il pensionamento.
  • I soggetti con disabilità grave e coloro che beneficiano di opzioni come "Opzione Donna" verranno tutelati.
  • I cosiddetti "precoci" mantengono la possibilità di accedere ad agevolazioni, nonostante l’inasprimento dei requisiti ordinari.
Gli elenchi delle mansioni gravose e usuranti, periodicamente aggiornati, possono essere consultati sul sito dell'Inps e riflettono decisioni condivise con le parti sociali. Questi lavoratori continueranno ad accedere a regimi speciali, spesso accompagnati da finestre mobili meno penalizzanti, a seconda della specifica normativa di riferimento.

Lo scenario incerto: punti ancora da definire tra costi, proroghe e decisioni finali del Parlamento

Nonostante la chiarezza su alcuni elementi centrali, la normativa pensionistica italiana rimane soggetta a possibili aggiornamenti, con variabili ancora in fase di valutazione. I costi dell’eventuale blocco o proroga di alcune misure pesano sulla sostenibilità dei conti pubblici: l’eventuale sospensione totale dell’aumento dei tre mesi, ad esempio, comporterebbe un onere stimato in circa 3 miliardi annui, secondo valutazioni della Ragioneria di Stato. In questo quadro:

  • Il Parlamento potrà ancora intervenire modificando la tempistica o la portata dell’aumento, soprattutto valutando possibili "blocchi selettivi" o deroghe parziali legate all’età (come soglia per gli over 64).
  • In attesa di chiarimenti anche sul tema della deducibilità dei fondi pensione, che interessano in particolare lavoratori più giovani e precari.
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