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La verità sulla riforma dei medici di famiglia e gli effetti concreti, analisi di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera

di Chiara Compagnucci pubblicato il
La genesi della riforma della sanità

La proposta di riforma della sanità prevede che i medici di famiglia neo-assunti diventino dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale.

Nel 2025, dopo oltre dieci anni di discussioni e rinvii, è pronta una proposta di riforma della medicina generale che prevede una rivoluzione organizzativa e contrattuale: i nuovi medici di famiglia dovrebbero diventare dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, con un orario di lavoro definito, suddiviso tra studi medici privati e Case della Comunità, le nuove strutture territoriali volute dal Pnrr. Milena Gabanelli, con i suoi approfondimenti nella rubrica Dataroom sul Corriere della Sera, ha ricostruito punto per punto non solo l'iter della riforma, ma anche le resistenze ideologiche e sindacali che da anni bloccano ogni tentativo di cambiamento:

  • La genesi della riforma della sanità, dalle promesse al fallimento
  • La proposta 2025, dipendenza per i nuovi medici e riforma soft per chi è già in servizio

La genesi della riforma della sanità, dalle promesse al fallimento

La necessità di un modello territoriale più moderno, accessibile e continuativo risale almeno al decreto Balduzzi del 2012, che già prevedeva una riorganizzazione dell'assistenza primaria attraverso le Aggregazioni Funzionali Territoriali. L'idea era far collaborare i medici di famiglia in gruppi in grado di seguire fino a 30.000 cittadini, condividendo le cartelle cliniche e offrendo un presidio attivo dalle 8 del mattino alle 20 di sera. In teoria, questa riforma avrebbe dovuto alleggerire i Pronto Soccorso e garantire maggiore presenza sul territorio, ma in pratica è rimasta lettera morta.

Il motivo? Il mancato adeguamento degli Accordi Collettivi Nazionali per trasformare una norma in realtà operativa. La contrattazione tra Regioni, Stato e sindacati, in particolare la Fimmg, si è trasformata in uno scontro paralizzante, dove ogni passo avanti veniva neutralizzato da proclami difensivi, minacce di sciopero e campagne allarmistiche rivolte ai cittadini. Il risultato è che le AFT sono rimaste una cornice vuota mentre l'assistenza territoriale continuava a poggiare su uno schema arcaico e disomogeneo, dove ogni medico decide in autonomia se ricevere su appuntamento, se vaccinare i pazienti over 65 o se aderire a strumenti informatici condivisi.

L'emergenza sanitaria legata al Covid ha fatto emergere tutte le fragilità della medicina del territorio. Di fronte a una crisi senza precedenti, i medici di famiglia non disponevano di strumenti adeguati né di un'organizzazione centralizzata per affrontare tamponi, tracciamenti, cure domiciliari e assistenza cronica. In alcune Regioni è stato registrato un rifiuto esplicito da parte di molti medici a svolgere tamponi o visite domiciliari, rendendo indispensabile l'intervento dei Dipartimenti di prevenzione, delle USCA e di operatori volontari.

Nel luglio 2022, l'allora ministro Roberto Speranza tentò una riforma parziale, introducendo una quasi-dipendenza dei medici, con 38 ore settimanali suddivise tra studi privati e Case della Comunità. Ma la caduta del governo Draghi congelò tutto: le Disposizioni in materia di medici di medicina generale restarono chiuse in un cassetto. Le ore obbligatorie nei nuovi presidi pubblici, pensate per rafforzare l'assistenza multidisciplinare, si ridussero a 6 settimanali, mentre gli studi medici restavano operativi per un numero variabile di ore, da 5 a 15 a seconda del carico pazienti.

La proposta 2025, dipendenza per i nuovi medici e riforma soft per chi è già in servizio

La proposta di riforma della sanità prevede che i medici di famiglia neo-assunti diventino dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. Non saranno più autonomi convenzionati, ma parte integrante dell'organico pubblico, con vincoli contrattuali simili a quelli dei colleghi ospedalieri. L'obiettivo è integrare realmente il medico nel sistema delle Case della Comunità.

Chi è già in servizio potrà scegliere se mantenere il modello convenzionale o aderire al nuovo. Questo compromesso tenta di evitare lo scontro frontale con la Fimmg, che fin dall'inizio ha reagito con una durissima campagna di opposizione. Dalle locandine negli studi medici ai volantini inviati a casa dei pazienti, dai manifesti pubblicitari a pagamento sui giornali alle lettere inviate ai sindaci, la narrazione è sempre la stessa: “Con la riforma perderai il tuo medico di fiducia”. Un'affermazione che Milena Gabanelli ha definito “terrorismo psicologico” nei confronti dei cittadini.

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