La disciplina dei permessi retribuiti Legge 104 è spesso oggetto di attenzione nel contesto dei diritti dei lavoratori che assistono familiari con disabilità.
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riportato il dibattito su quali attività siano ammesse durante l’utilizzo di tali permessi. In particolare, è sorto l’interrogativo se è possibile dedicarsi a pratiche sportive o altre attività personali, come ad esempio una camminata veloce, mantenendo comunque la priorità sull’assistenza al familiare disabile.
La Legge 104 costituisce la base normativa di riferimento in Italia per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti della persona con handicap. In particolare, sono previsti tre giorni di permesso retribuito ogni mese per chi assiste un parente affetto da handicap grave. Questa concessione è rivolta ai lavoratori che abbiano nel proprio nucleo familiare congiunti necessitanti di assistenza continuativa e permette il mantenimento della piena contribuzione figurativa.
- Destinatari: coniugi, parenti o affini entro un determinato grado
- Finalità: favorire l’effettiva assistenza e cura dei soggetti fragili
- Limiti: i permessi non possono essere utilizzati per scopi completamente estranei all’assistenza
In assenza di abusi, il lavoratore gode di tutela rafforzata rispetto ad altri istituti di astensione dal lavoro, a condizione che l’assistenza sia garantita. I permessi sono giornalieri e non orari, il che implica una gestione flessibile della giornata, sempre orientata alla funzione assistenziale prevista.
Utilizzo dei permessi 104 per attività sportive: limiti e possibilità
L’evoluzione giurisprudenziale ha dimostrato che nella pratica non è richiesto un rapporto temporale rigido tra le ore di permesso previste dalla Legge 104 e la presenza costante accanto al familiare disabile.
La Corte di Cassazione ha più volte sottolineato il nesso funzionale tra l’utilizzo dei permessi e la finalità di assistenza. Ciò significa che, sebbene la maggior parte della giornata debba essere riservata alla cura del congiunto, è consentito riservare una parte della giornata a bisogni personali.
- L’attività sportiva breve, svolta dal lavoratore durante i permessi, è considerata ammissibile se limitata e se garantisce la supervisione dell’assistito, direttamente o tramite altre figure di supporto.
- Anche altre incombenze, come recarsi ad acquistare medicine o accompagnare figli a scuola, rientrano tra le tolleranze ammesse dalla giurisprudenza, purché l’attività prevalente resti l’assistenza.
La sentenza della Cassazione n. 14763/2025: analisi del caso pratico
La sentenza n. 14763/2025 della Cassazione affronta il caso di una dipendente che, nel corso dei
giorni di permesso, si assentava per circa un’ora al mattino per praticare una camminata veloce, necessaria per
motivi terapeutici legati all’asma bronchiale. Durante le sue assenze, la suocera assistita era affidata a una collaboratrice familiare, mentre il contatto telefonico rimaneva costante tra le due.
- La Corte ha ritenuto che l’assenza di breve durata, giustificata da motivazioni sanitarie e supportata dalla presenza di una badante, non costituisse abuso, poiché non veniva meno l’assistenza all’anziana.
- L’attività sportiva, inserita nell’ambito di un percorso terapeutico, viene valutata come esercizio di diritto al recupero psico-fisico da parte del caregiver, senza snaturare la finalità assistenziale del permesso.
La Suprema Corte ha confermato l’illegittimità del licenziamento adottato dall’azienda e ha sottolineato l’importanza di una valutazione complessiva dell’intera giornata di assenza, rispettando il giusto bilanciamento tra esigenze personali e doveri di assistenza.
Il concetto di abuso dei permessi e le possibili sanzioni disciplinari
L’abuso dei permessi 104 si configura quando il beneficiario utilizza le giornate a disposizione per scopi estranei alla funzione assistenziale riconosciuta dalla legge. Esempi tipici di abuso comprendono:
- Assenza continuativa e immotivata dall’abitazione dell’assistito
- Svolgimento di un secondo lavoro durante i permessi
- Dedicare la giornata ad attività ricreative che non prevedono supervisioni o servizi all’assistito
Le sanzioni disciplinari in caso di accertato abuso includono il
licenziamento per giusta causa e la richiesta di restituzione delle somme erogate.
Conseguenze per datore di lavoro e lavoratore in caso di licenziamento illegittimo
Nel caso in cui il licenziamento venga giudicato illegittimo, la normativa garantisce il reintegro del dipendente e la corresponsione di un’indennità. In virtù di quanto statuito dalla Corte, il datore di lavoro si vede obbligato a:
- Reintegrare il lavoratore nel posto originario
- Versare un’indennità - generalmente fino a 12 mensilità della retribuzione globale
- Pagare i contributi previdenziali maturati nel periodo tra licenziamento e reintegro
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