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Nuove imprese, quasi 800mila aperte in Italia. I settori più vivaci e le regioni

di Marcello Tansini pubblicato il
I settori più vivaci

Nel 2023 quasi 800mila nuove imprese hanno preso forma in Italia, segnando una crescita trainata da settori vivaci come servizi e turismo. Numeri, territori protagonisti, incentivi e sfide alla durata aziendale.

Il biennio 2023-2025 rappresenta un periodo di vitalità per il tessuto imprenditoriale italiano. La spinta all'innovazione, l'accelerazione verso la digitalizzazione e le misure di incentivo messe in campo a livello nazionale e regionale hanno contribuito a un incremento rilevante delle aperture di nuove imprese. Muniti di nuovi strumenti finanziari e sostenuti da politiche pubbliche mirate, migliaia di aspiranti imprenditori hanno scelto di avviare la propria attività, ampliando il panorama economico nazionale sia in termini di settori coinvolti sia per la distribuzione geografica.

Secondo dati puntuali, in questo intervallo temporale si registra un saldo positivo fra nuove iscrizioni e cessazioni, testimoniando una spiccata dinamicità nonostante gli scenari economici complessi e il naturale turnover del mercato. L'osservazione di queste tendenze rivela opportunità e nuove sfide legate alla sopravvivenza delle iniziative imprenditoriali e alla capacità dei territori di attrarre investimenti e talenti.

Crescita delle nuove imprese: i numeri e le tendenze secondo Cribis

L'analisi dei dati resi pubblici da Cribis, divisione del gruppo Crif, fotografa un ecosistema rifecondato da quasi 800.000 aperture nuove imprese tra gennaio 2023 e giugno 2025. Nel dettaglio, sono 793.872 le nuove realtà fondate in poco più di due anni, a fronte di 677.131 cessazioni: un saldo attivo di oltre 100.000 unità. Questo fenomeno sottolinea come il mercato italiano sia ancora capace di offrire spazi e opportunità, interpretando la crescita come segno di una resilienza in risposta ai cambiamenti strutturali.

Tendenze e fattori abilitanti: la trasformazione digitale, le modifiche nei modelli di consumo e i piani statali di rilancio - come il PNRR - hanno inciso sulla propensione all'imprenditorialità. Le nuove aperture riguardano principalmente settori a basso costo d'ingresso e con elevato potenziale nei servizi, tecnologia, installazione, hospitality e consulenza:

Periodo

Nuove imprese

Cessazioni

Saldo

Gen 2023 - Giu 2025

793.872

677.131

+116.741

La vitalità imprenditoriale si riflette anche nella capacità di attrarre giovani e donne, sostenute da misure agevolative dedicate. Tuttavia, accanto ai dati confortanti, si impone una lettura attenta delle motivazioni dietro le cessazioni, spesso legate a scelte volontarie (pensionamento, fusioni, modifiche societarie) e meno a fallimenti. Il ricambio fisiologico si conferma parte integrante della strategia evolutiva del mercato.

I settori più vivaci: servizi, installazione e turismo tra i protagonisti

La distribuzione delle aperture nuove imprese mostra una predilezione per determinati comparti produttivi, nei quali la crescita ha seguito andamenti superiori alle attese. I servizi, in particolare, dominano la scena con il 16,7% delle iscrizioni, sospinti dalla domanda di digitalizzazione e nuove forme di consulenza alle imprese e alle persone. Il segmento installazione segue con l'11,7% grazie a politiche di incentivazione per l'efficientamento energetico e alla dinamicità dell'edilizia:

  • Servizi commerciali: amplia offerta in ambito digitale e consulenziale;
  • Installatori: sviluppo legato interventi su bonus edilizi e green economy;
  • Turismo e ristorazione: rafforzamento della competitività territoriale, specie in aree con potenziale turistico ancora espresso solo in parte.
Interessante risulta la performance del comparto hospitality, con un incremento di oltre il 18% nelle nuove aperture di strutture alberghiere rispetto al 2024. Crescono anche start-up e investimenti in finanza, evidenziando l'allargamento dell'offerta di servizi di gestione risparmio e consulenza.

La geografia delle nuove aperture: regioni trainanti e focus sul Sud

L'analisi territoriale sottolinea differenze marcate tra macroaree geografiche. Lombardia, Campania e Lazio guidano la classifica, frutto della presenza di poli economico-produttivi consolidati, reti di servizi e elevata densità demografica. Segue il Meridione, che registra il 31,6% delle nuove imprese, una quota significativa che conferma la volontà di autoimprenditorialità nelle regioni meridionali:

  • Lombardia: rimane il centro nevralgico per le nuove iniziative imprenditoriali, sostenuta da un tessuto industriale avanzato e da una forte domanda interna;
  • Lazio: beneficia della centralità di Roma e della specializzazione nei servizi alle imprese;
  • Campania: protagonista della rinascita imprenditoriale del Sud grazie a politiche locali di sostegno e incentivi.
Nonostante permangano gap strutturali, quali minore accesso al credito e infrastrutture spesso meno sviluppate, il Mezzogiorno dimostra una capacità crescente di intraprendenza, favorita anche da strumenti come "Resto al Sud" e bandi PNRR. In questo scenario, la percentuale rilevante di aperture nel Sud è indice di come l'autoimprenditorialità rappresenti non solo una risposta alla disoccupazione, ma anche una leva di innovazione e coesione sociale.

Le principali opportunità di finanziamento, incentivi e bandi per le nuove imprese

L'orizzonte delle aperture nuove imprese si arricchisce di numerosi strumenti finanziari messi a disposizione a livello nazionale e regionale. Fra i più rilevanti spiccano:

  • Nuove imprese a tasso zero: agevolazioni espresse dal decreto legislativo n. 185/2000 e successive modifiche, supportano giovani e donne con finanziamenti a tasso zero e contributi fino al 90% delle spese ammissibili. Requisiti e modalità sono aggiornati tramite Invitalia.
  • Resto al Sud: misura dedicata a chi vuole avviare un'impresa nelle regioni del Mezzogiorno e aree del centro Italia colpite da terremoti, con incentivi che coprono fino al 50% delle spese a fondo perduto e il resto tramite finanziamento agevolato.
  • Bandi regionali e locali: programmi come il Bando Nuova Impresa (Regione Lombardia), Marche Creazione d'Impresa, Bando Start-Up Brindisi-Taranto, e i bandi per l'imprenditoria femminile e giovanile offrono contributi a fondo perduto e formazione specifica. Le misure variano da 5.000 fino a 120.000 euro e oltre, in base ai territori.
  • Voucher e bandi digitali: incentivi per la digitalizzazione, l'innovazione e la sostenibilità (es. PR FESR, Voucher Digitali Regione Lazio, bandi SIMEST per transizione digitale e sostenibile), spesso cumulabili con altri interventi, promuovono l'adozione di tecnologie avanzate.
La possibilità di cumulare più agevolazioni, le procedure guidate online tramite portali ufficiali e l'ampiezza dell'offerta configurano un contesto favorevole per chi vuole cogliere queste opportunità. Ulteriori dettagli e aggiornamenti sono disponibili sui portali istituzionali Incentivi.gov.it e Italia Domani.

Sfide alla longevità aziendale e tassi di sopravvivenza

Malgrado il bilancio ampiamente positivo delle aperture, restano elevate le percentuali di cessazione entro i primi anni di vita. Secondo i dati Cribis, il 32,7% delle nuove imprese interrompe l'attività nei primi cinque anni, mentre un altro 31,5% chiude tra i sei e i quindici anni. Questo dato evidenzia come oltre sei iniziative su dieci non riescano a superare la soglia dei quindici anni di operatività. Le ragioni sono molteplici: da una parte la concorrenza e l'accessibilità di determinati settori, dall'altra la complessità della gestione finanziaria e i cambiamenti di contesto economico.

  • Ricambio fisiologico: buona parte delle cessazioni non dipende da fallimenti, ma da scelte personali, fusioni o modifiche strutturali.
  • Varianza geografica: nel Nord Ovest le imprese giovani sono più fragili, mentre nel Centro e Nord Est chiudono più spesso le attività storiche con oltre 30 anni di attività.
  • Settori più fragili: comparti con maggiore accessibilità — come i servizi commerciali — presentano anche la maggiore incidenza di chiusure, seguite dagli installatori e dal commercio al dettaglio.
L'analisi suggerisce che la selezione imprenditoriale è un processo naturale che consente l'evoluzione dei modelli di business e la sopravvivenza delle iniziative più resilienti e capaci di innovare.
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