Nel 2023 quasi 800mila nuove imprese hanno preso forma in Italia, segnando una crescita trainata da settori vivaci come servizi e turismo. Numeri, territori protagonisti, incentivi e sfide alla durata aziendale.
Il biennio 2023-2025 rappresenta un periodo di vitalità per il tessuto imprenditoriale italiano. La spinta all'innovazione, l'accelerazione verso la digitalizzazione e le misure di incentivo messe in campo a livello nazionale e regionale hanno contribuito a un incremento rilevante delle aperture di nuove imprese. Muniti di nuovi strumenti finanziari e sostenuti da politiche pubbliche mirate, migliaia di aspiranti imprenditori hanno scelto di avviare la propria attività, ampliando il panorama economico nazionale sia in termini di settori coinvolti sia per la distribuzione geografica.
Secondo dati puntuali, in questo intervallo temporale si registra un saldo positivo fra nuove iscrizioni e cessazioni, testimoniando una spiccata dinamicità nonostante gli scenari economici complessi e il naturale turnover del mercato. L'osservazione di queste tendenze rivela opportunità e nuove sfide legate alla sopravvivenza delle iniziative imprenditoriali e alla capacità dei territori di attrarre investimenti e talenti.
L'analisi dei dati resi pubblici da Cribis, divisione del gruppo Crif, fotografa un ecosistema rifecondato da quasi 800.000 aperture nuove imprese tra gennaio 2023 e giugno 2025. Nel dettaglio, sono 793.872 le nuove realtà fondate in poco più di due anni, a fronte di 677.131 cessazioni: un saldo attivo di oltre 100.000 unità. Questo fenomeno sottolinea come il mercato italiano sia ancora capace di offrire spazi e opportunità, interpretando la crescita come segno di una resilienza in risposta ai cambiamenti strutturali.
Tendenze e fattori abilitanti: la trasformazione digitale, le modifiche nei modelli di consumo e i piani statali di rilancio - come il PNRR - hanno inciso sulla propensione all'imprenditorialità. Le nuove aperture riguardano principalmente settori a basso costo d'ingresso e con elevato potenziale nei servizi, tecnologia, installazione, hospitality e consulenza:
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Periodo |
Nuove imprese |
Cessazioni |
Saldo |
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Gen 2023 - Giu 2025 |
793.872 |
677.131 |
+116.741 |
La vitalità imprenditoriale si riflette anche nella capacità di attrarre giovani e donne, sostenute da misure agevolative dedicate. Tuttavia, accanto ai dati confortanti, si impone una lettura attenta delle motivazioni dietro le cessazioni, spesso legate a scelte volontarie (pensionamento, fusioni, modifiche societarie) e meno a fallimenti. Il ricambio fisiologico si conferma parte integrante della strategia evolutiva del mercato.
La distribuzione delle aperture nuove imprese mostra una predilezione per determinati comparti produttivi, nei quali la crescita ha seguito andamenti superiori alle attese. I servizi, in particolare, dominano la scena con il 16,7% delle iscrizioni, sospinti dalla domanda di digitalizzazione e nuove forme di consulenza alle imprese e alle persone. Il segmento installazione segue con l'11,7% grazie a politiche di incentivazione per l'efficientamento energetico e alla dinamicità dell'edilizia:
L'analisi territoriale sottolinea differenze marcate tra macroaree geografiche. Lombardia, Campania e Lazio guidano la classifica, frutto della presenza di poli economico-produttivi consolidati, reti di servizi e elevata densità demografica. Segue il Meridione, che registra il 31,6% delle nuove imprese, una quota significativa che conferma la volontà di autoimprenditorialità nelle regioni meridionali:
L'orizzonte delle aperture nuove imprese si arricchisce di numerosi strumenti finanziari messi a disposizione a livello nazionale e regionale. Fra i più rilevanti spiccano:
Malgrado il bilancio ampiamente positivo delle aperture, restano elevate le percentuali di cessazione entro i primi anni di vita. Secondo i dati Cribis, il 32,7% delle nuove imprese interrompe l'attività nei primi cinque anni, mentre un altro 31,5% chiude tra i sei e i quindici anni. Questo dato evidenzia come oltre sei iniziative su dieci non riescano a superare la soglia dei quindici anni di operatività. Le ragioni sono molteplici: da una parte la concorrenza e l'accessibilità di determinati settori, dall'altra la complessità della gestione finanziaria e i cambiamenti di contesto economico.