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Nuovi controlli su chi possiede Bitcoin e criptovalute nel 2026 con nuove regole fiscali: fine anonimato e altri cambiamenti

di Marcello Tansini pubblicato il
Anonimato e altri cambiamenti

Nel 2026 si chiude l'epoca dell'anonimato per il possesso di criptovalute: nuove regole fiscali, controlli rafforzati e obblighi chiari ridefiniscono il quadro per investitori e operatori.

Dal primo gennaio 2026 segna un cambio di paradigma: la privacy nel settore delle valute digitali, che per anni ha rappresentato uno dei motivi di appeal dei Bitcoin e delle criptovalute, verrà profondamente ridimensionata con l'entrata in vigore delle nuove normative europee. Lo scenario che si presenta vede la fine dell'anonimato per chi detiene asset digitali, con scambio automatico di informazioni tra 47 Paesi e la trasmissione dettagliata di dati fiscali alle autorità nazionali. Questo processo, avviato con la direttiva DAC8, coinvolge exchange, wallet provider e tutti gli operatori che consentono la gestione di cripto-attività, realizzando un monitoraggio capillare e una tracciabilità totale.

L'Unione Europea mira a garantire la piena trasparenza nei confronti delle operazioni con Bitcoin e altre valute digitali, uniformando le regole fiscali e riducendo drasticamente i margini di elusione e di evasione. Questa evoluzione normativa, oltre a porre fine all'era della pseudo-anonimità, introduce per utenti e operatori nuovi obblighi, responsabilità e un sistema sanzionatorio severo, ridefinendo completamente la gestione fiscale delle cripto-attività in Italia e in tutta Europa.

Il percorso normativo: dalla legge di Bilancio 2023 alla direttiva DAC8

Con la legge di Bilancio 2023, l'Italia ha riconosciuto le cripto-attività come categoria fiscale distinta, stabilendo il principio della tassazione dal primo euro guadagnato, senza più la precedente franchigia di 2.000 euro.

L'evoluzione normativa italiana si inserisce in un orizzonte europeo più vasto. La direttiva DAC8 (Directive on Administrative Cooperation n. 8) è una vera rivoluzione: dal 2026, tutti i fornitori di servizi relativi a cripto-attività, riconosciuti in un Paese membro UE, saranno obbligati a raccogliere informazioni fiscali sui loro clienti e a trasmetterle all'Agenzia delle Entrate locale. Si tratta di un obbligo che supera di gran lunga lo standard Common Reporting Standard (CRS), coinvolgendo ora:

  • Anagrafica e codice fiscale degli utenti
  • Dettaglio di operazioni (acquisti, vendite, scambi, trasferimenti)
  • Saldi e portafogli detenuti
  • Movimenti verso e da wallet esterni
L'obiettivo è eliminare le disparità normative tra Stati, chiudendo i varchi che in passato hanno permesso pratiche elusive. Le piattaforme dovranno essere autorizzate secondo la regolamentazione europea (MiCAR), e rispettare standard comuni che consentano la cooperazione internazionale e la lotta all'evasione fiscale nel mondo digitale delle criptovalute.

Come funzioneranno i nuovi controlli fiscali: raccolta e trasmissione dei dati

Il funzionamento dei nuovi controlli fiscali nel settore delle valute digitali porterà una trasparenza senza precedenti. Dal 2026, gli exchange e tutti i prestatori di servizi cripto autorizzati dall'Unione Europea saranno tenuti a esercitare una raccolta dati sulle attività degli utenti residenti. I processi includeranno:

  • Identificazione anagrafica degli utenti con nome, indirizzo, codice fiscale e stato di residenza fiscale
  • Raccolta dettagliata delle transazioni: ogni movimento tra valute o tra crypto e fiat, trasferimenti tra piattaforme oppure verso wallet personali
  • Monitoraggio dei saldi e report periodici con comunicazione dell'ammontare detenuto in portafoglio e delle transazioni rilevanti
  • Trasferimenti esterni sotto controllo, per individuare i passaggi di fondi su wallet non custodial o decentralizzati
La direttiva DAC8 impone che tutte queste informazioni vengano trasmesse automaticamente alle autorità fiscali, un cambio di prospettiva radicale rispetto al passato, in cui la responsabilità della segnalazione ricadeva sul contribuente. Ora, provider come Binance, Coinbase, Kraken, dovranno farsi parte attiva nel reporting e saranno soggetti a stringenti audit e verifiche. In caso di presenza di wallet esterni, la piattaforma ha l'obbligo di raccogliere quanti più dati possibili per sapere dove finiscono i fondi e a chi appartengono.

La cooperazione tra Stati membri dell'UE permetterà di incrociare dati in modo esteso, riducendo drasticamente le possibilità di omessa dichiarazione o di occultamento di cripto-attività. Una simile banca dati pan-europea innalzerà il livello di controllo, uniformando il trattamento fiscale delle criptovalute al pari degli altri prodotti finanziari tradizionali.

Obblighi e adempimenti per operatori ed utenti: cosa cambia dal 2026

A partire dal 2026 tutti gli attori coinvolti nelle cripto-attività saranno sottoposti a nuovi obblighi che ne ridisegnano le responsabilità sia sul piano operativo che fiscale. Gli operatori (exchange, wallet provider, piattaforme di investimento) dovranno:

  • Ottenere la autorizzazione MiCAR entro il 31 dicembre 2025 per poter continuare a offrire servizi agli utenti europei
  • Implementare sistemi di identificazione e verifica fiscale dei clienti, raccogliendo documentazione aggiornata e conducendo adeguate diligence antiriciclaggio
  • Classificare correttamente le cripto-attività, distinguendo, ad esempio, tra Electronic Money Tokens (EMT) e Asset Referenced Tokens (ART), secondo la disciplina europea
  • Effettuare la raccolta annuale e trasmissione dei dati alle autorità fiscali secondo gli standard DAC8/CRF
Dal lato degli utenti, il possesso, la compravendita o il trasferimento di criptovalute comporterà obblighi di trasparenza. Sarà fondamentale:
  • Rispondere in modo tempestivo alle richieste di aggiornamento delle informazioni fiscali ricevute dalle piattaforme
  • Documentare ogni operazione ed essere in grado di esibire tracciati e report in caso di richieste
  • Dichiarare correttamente, tramite quadro RW, tutte le attività detenute, inclusi i wallet decentralizzati
La mancata osservanza dei nuovi obblighi esporrà direttamente a sanzioni e a restrizioni operative, segnando una netta rottura rispetto alla precedente tolleranza verso la scarsa trasparenza nel settore delle valute digitali.

La gestione fiscale delle cripto-attività tra MiCAR, quadro RW e RT

Con il recepimento delle nuove direttive, il regime fiscale delle cripto-attività in Italia e nell'Unione Europea si caratterizza per una struttura articolata ma ormai chiara. Dal 2025, la franchigia dei 2.000 euro è stata abolita: la tassazione scatterà dal primo euro sia per le plusvalenze sia per i proventi come lo staking o gli airdrop.

La dichiarazione delle cripto-attività avverrà tramite la compilazione di:

  • Quadro RW del modello Redditi Persone Fisiche, obbligatorio a scopo di monitoraggio fiscale e per il calcolo dell'imposta dello 0,2% sul valore delle cripto-attività al 31 dicembre (o al termine della detenzione)
  • Quadro RT per comunicare i guadagni da cessione, conversioni e altri proventi, soggetti all'aliquota del 26%
È importante sottolineare che il concetto di portafoglio unico impone ai contribuenti di considerare cumulativamente tutte le posizioni detenute su più exchange o wallet, anche se decentralizzati. Ogni evento che genera una movimentazione fiscalmente rilevante – conversioni in fiat o stablecoin non algoritmiche, acquisti di beni, trasferimenti a terzi o ricezione di incentivi – deve essere tracciato e riportato nella dichiarazione, a prescindere dalla tipologia di piattaforma utilizzata.

La normativa MiCAR, inoltre, stabilisce parametri di disclosure e reporting uguali per tutti i Paesi membri, garantendo uniformità applicativa e certezza per investitori e intermediari.

Wallet non dichiarati e riduzione dei margini di anonimato

Il fenomeno dei wallet non dichiarati rappresentava uno degli ultimi baluardi dell'anonimato per gli investitori digitali. I wallet esterni, come Metamask, Ledger o Trust Wallet, fino a tempi recenti erano poco tracciabili; questa situazione, però, è cambiata.

Le attuali disposizioni fiscali italiane e le nuove regole europee impongono la dichiarazione di tutte le attività detenute su wallet decentralizzati. Il quadro RW deve essere compilato, anche in assenza di plusvalenze, segnalando:

  • Valore in euro delle valute digitali al 31 dicembre
  • Tipologia di strumento (cripto-attività)
  • Paese (se decentralizzato, da indicare come virtuale)
La mancata dichiarazione comporta sanzioni amministrative elevate, fino al 30% del valore non segnalato, anche in assenza di guadagni. Gli organi di controllo, grazie alle tecniche di blockchain analytics e all'obbligo di trasparenza imposto dalla MiCAR, sono ora in grado di collegare indirizzi virtuali a identità reali, soprattutto se i fondi transitano da exchange centralizzati o servizi tracciati. Pensare che un wallet non dichiarato possa rimanere celato rappresenta un rischio sempre più elevato per l'investitore.

Rischi, sanzioni e blocchi operativi in caso di non conformità

La severità delle nuove regole si riflette nelle conseguenze che attendono chi non si attiene ai nuovi obblighi:

  • Operatori non in regola con autorizzazione, filtri AML e reporting sono soggetti a sanzioni da 1.500 a 15.000 euro per ogni infrazione, importi che possono rapidamente diventare significativi in caso di errori ripetuti
  • Gli utenti che ignorano due richieste consecutive di aggiornamento dati vedranno sospesa ogni operatività su exchange e piattaforme digitali, fino alla completa regolarizzazione
  • La mancata dichiarazione di asset detenuti in wallet esterni comporta sanzioni fino al 30% del valore non dichiarato, indipendentemente dalla generazione di plusvalenze
  • Eventuali errori di classificazione di token potrebbero esporre sia l'operatore sia l'investitore a contestazioni fiscali multiple
Il sistema sanzionatorio mira a rendere impossibile ogni tentativo di sottrarsi agli obblighi normativi, rafforzando la collaborazione tra operatori, utenti e autorità.


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