Tra i parametri su cui si concentreranno i controlli dell'Agenzia delle entrate, il primo il limite di ricavi e compensi.
L'Agenzia delle entrate ha avviato una stretta sui controlli sulle partite Iva in regime forfettario, ora a Marzo 2025, con un'intensificazione delle verifiche mirate a individuare anomalie, abusi e dichiarazioni errate. L'obiettivo è garantire che i contribuenti rispettino tutti i requisiti previsti dalla normativa, evitando così che chi non ne ha diritto continui a usufruire dei benefici.
A essere esaminati saranno i redditi dichiarati, le spese sostenute e la corretta applicazione dell'aliquota ridotta del 5% per i primi cinque anni di attività. La prima fase dei controlli si concentrerà sulle dichiarazioni del 2019, ma si prevede che il raggio d'azione si estenderà progressivamente anche agli anni successivi, fino al 2024:
Un altro fattore è il tetto massimo di spese per lavoro dipendente e collaboratori, fissato a 20.000 euro lordi annui. Questo limite include compensi per collaborazioni, contratti a progetto, lavoro accessorio e somme corrisposte a familiari che prestano attività lavorativa all'interno dell'impresa. Se l'Agenzia delle entrate rileva spese superiori a questa soglia, il contribuente perde il diritto al regime forfettario.
Saranno verificati eventuali altri redditi percepiti dal contribuente. In particolare, chi riceve stipendi da lavoro dipendente o pensione per un importo superiore a 30.000 euro annui non può accedere o mantenere il regime forfettario. La coesistenza di redditi provenienti da più fonti sarà analizzata per individuare eventuali incongruenze o omissioni nelle dichiarazioni.
Un aspetto delicato riguarda le trasformazioni fittizie di rapporti di lavoro subordinato in partite Iva individuali. Il Fisco intende verificare se alcuni contribuenti hanno avviato un'attività autonoma o se invece si tratta di un tentativo di elusione fiscale, con l'obiettivo di mantenere condizioni contrattuali simili a quelle di un dipendente, ma con una tassazione ridotta.
Infine, i controlli riguarderanno anche la corretta applicazione dell'aliquota agevolata del 5%, prevista per i primi cinque anni di attività. Il Fisco esaminerà se chi ha beneficiato di questo regime avesse i requisiti richiesti.
Le verifiche si concentreranno sulle dichiarazioni fiscali relative al 2019, ma è possibile che nei prossimi mesi vengano estese anche agli anni successivi.
L'Agenzia delle entrate procederà al ricalcolo delle imposte dovute secondo il regime ordinario, con l'applicazione alle fatture delle aliquote standard. Saranno applicate sanzioni che possono arrivare fino al 110% dell'imposta evasa, soprattutto nei casi di omissioni gravi o tentativi di elusione fiscale.
Un aspetto riguarda la possibilità per i contribuenti di aderire agli atti di accertamento, evitando così lunghi contenziosi con il Fisco. Attraverso questo strumento, chi riconosce l'errore può accettare di pagare un importo ridotto, beneficiando di uno sconto sulle sanzioni fino a un terzo della somma inizialmente prevista.
Un'altra strada percorribile è quella delle controdeduzioni, che permettono ai contribuenti di fornire spiegazioni e documentazione a supporto della propria posizione fiscale. Questo passaggio è importante per chi ritiene che l'accertamento ricevuto contenga errori o interpretazioni errate della normativa.