Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Pensionati, sono sempre di più quelli che tornano a lavorare o rimangono direttamente per diversi motivi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Settori e tipologie di lavoro

Sempre più pensionati scelgono di restare o rientrare nel mondo del lavoro: tra motivazioni economiche, desiderio di attività, differenze territoriali e nuovi equilibri tra lavoro autonomo e dipendente, emergono sfide per la società.

Negli ultimi anni il panorama del mercato del lavoro europeo è stato influenzato da una tendenza significativa: un numero crescente di individui, una volta raggiunta la pensione, sceglie di mantenere un'attività lavorativa oppure di farvi ritorno.

Secondo Eurostat, il rapporto tra pensionati che lavorano e totale della popolazione over 50 è andato aumentando, sottolineando l'importanza di analizzare in modo approfondito motivazioni, dinamiche e impatti di tale fenomeno. Italia e altri paesi mostrano dati che contribuiscono alla comprensione delle cause e degli effetti di questa trasformazione sociale.

Le ragioni principali: necessità economiche, desiderio di produttività e motivazioni sociali

I dati più recenti mostrano come le spinte alla permanenza lavorativa riguardino principalmente due ambiti: ragioni economiche e desiderio personale di restare attivi. Senza dimenticare quelle misure, come il bonus Giorgetti, per chi continua a lavorare e non va in pension.

Le analisi Eurostat evidenziano che, in diversi paesi europei, la necessità di integrare pensioni insufficienti induce molti individui a cercare una fonte aggiuntiva di reddito. La situazione è particolarmente diffusa tra chi percepisce assegni inferiori a 1.000 euro mensili, come segnalato anche da rappresentanti sindacali.

Tuttavia, un'altra percentuale rilevante di ex lavoratori prosegue l'impegno professionale per il piacere di trasmettere competenze, mantenere una dimensione identitaria produttiva, o conservare relazioni sociali significative. Più del 36% degli anziani intervistati dichiara di continuare a lavorare per una soddisfazione personale o per sentirsi ancora parte attiva della comunità.

  • Necessità di integrazione economica e mantenimento dello standard di vita
  • Piacere per il lavoro e desiderio di produttività
  • Preservazione del ruolo sociale e contatto con reti professionali
  • Coinvolgimento familiare, ad esempio in attività gestite insieme ai figli

Un confronto europeo: differenze tra Nord e Sud e il caso italiano

I dati di Eurostat segnalano marcate disomogeneità tra i paesi dell'Unione. Le percentuali più elevate di pensionati lavoratori si registrano in Svezia (oltre il 98% tra gli autonomi), Finlandia e Irlanda; nei paesi baltici superano il 40%; in Estonia raggiungono il 54%. Al contrario, in Grecia e Spagna la permanenza post-pensionamento è meno diffusa (4-5%).

L'Italia si colloca a metà graduatoria, con circa il 9,4% dei cittadini tra i 50 e i 74 anni attivi dopo la maturazione del diritto pensionistico. Tuttavia, in termini assoluti, l'Italia presenta una delle più ampie platee di pensionati-occupati: oltre 1,5 milioni, considerando anche le forme non ufficiali di impiego.

Paese

% pensionati attivi

Settore prevalente

Svezia

98 (autonomi)

Autonomo/Imprenditoriale

Italia

9,4

Partite IVA/Lavoratori Autonomi

Spagna

4,9

Lavoratori occasionali

Estonia

54,9

Agricoltura e piccole imprese

Le differenze riflettono la generosità dei sistemi previdenziali e la cultura del lavoro, oltre a influenze normative (ad esempio, le rigidità legislative in Spagna che penalizzano la cumulabilità fra reddito e pensione).

Quali settori e tipologie di lavoro coinvolgono di più i pensionati

Il rapporto Eurostat individua specifiche aree professionali in cui la presenza di over 60 è più marcata. Nel comparto dell'agricoltura, oltre il 54% degli operatori con pensione continua una forma di attività autonoma. Seguono commercianti, artigiani, addetti ai servizi alla persona e alcune figure manageriali (34% tra i dirigenti).

Si evidenzia inoltre una crescita tra le professioni tecniche e nei settori del supporto alle famiglie. La possibilità di protrarre o adattare il percorso lavorativo è facilitata nelle professioni autonome, meno nei lavori dipendenti tradizionali, soprattutto in presenza di normative meno flessibili.

  • Agricoltura e silvicoltura
  • Commercio e vendita
  • Artigianato e attività professionali
  • Servizi alla persona
  • Mansioni manageriali
  • Supporto tecnico e assistenziale
L'incidenza è rilevante anche per il lavoro part-time e per la consulenza, settori in cui la continuità lavorativa può essere agevolata da minori vincoli di orario o sede.

Lavoro autonomo vs. lavoro dipendente: flessibilità, part-time e scelta della prosecuzione lavorativa

Analizzando la struttura dei contratti dei pensionati occupati, emerge un quadro nettamente orientato verso l'autonomia. Oltre il 56% degli over 60 che restano attivi sono titolari di partita IVA, liberi professionisti o piccoli imprenditori. L'autonomia consente maggiore adattabilità, e la possibilità di ridurre progressivamente l'impegno.

Al contrario, tra i lavoratori dipendenti, la prosecuzione post-pensionamento riguarda soprattutto il part-time, con una quota europea superiore al 57%. Le soluzioni a orario ridotto costituiscono uno strumento per bilanciare la necessità di restare operativi con i limiti imposti dall'età avanzata o da problemi di salute.

Contratto

% tra pensionati attivi

Lavoro Autonomo

56

Dipendente part-time

57 (in media UE)

Dipendente full-time

24

Alcuni paesi europei hanno introdotto incentivi fiscali o contributivi per favorire il prolungamento della carriera, come in Repubblica Ceca, dove i contributi previdenziali vengono sospesi per i pensionati occupati e così come anche in Italia con il già citato Bonus Giorgetti. Queste scelte politiche rispecchiano l'obiettivo di sostenibilità finanziaria dei sistemi pensionistici senza comprimere eccessivamente il turnover tra generazioni.

Le sfide emergenti: sostenibilità dei sistemi pensionistici e impatto sulle nuove generazioni

L'aumento della permanenza lavorativa oltre l'età pensionabile solleva questioni normative e sociali complesse. Da un lato, contribuisce ad alleggerire il carico sui sistemi previdenziali, soprattutto in prospettiva di invecchiamento demografico e aumento della vita media. Dall'altro, pone il problema della concorrenza generazionale, specie in contesti caratterizzati da elevata disoccupazione giovanile, come in Italia, dove il tasso dei NEET supera il 16%.

  • Sostenibilità finanziaria: allungare la vita lavorativa attenua il peso dei trattamenti pensionistici prolungati;
  • Turnover generazionale: la permanenza degli anziani nel mercato rallenta l'ingresso dei giovani nei settori storicamente meno dinamici;
  • Disuguaglianze intergenerazionali: la mancata ricambio può accentuare squilibri tra chi accede a pensioni più protette e chi sarà soggetto a regole meno favorevoli;
  • Innovazione normativa: modifiche alle leggi potrebbero promuovere una flessibilità programmata, tutelando il benessere individuale e collettivo.
Il riferimento è alla normativa nazionale in materia previdenziale e alle recenti direttive UE per l'inclusione lavorativa degli over 50.
Leggi anche