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Guida per i pensionati lavoratori: regole, tasse, limiti da rispettare per chi continua a lavorare in pensione

Quali sono le regole che devono essere rispettate da chi è già in pensione ma decide di continuare a lavorare, tra limiti su lavori da svolgere, cumulabilità di redditi e tasse da pagare

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Guida per i pensionati lavoratori: regol

L'incremento dell’aspettativa di vita e il mutamento della struttura sociale hanno portato un numero crescente di individui a valutare la possibilità di proseguire un’attività lavorativa dopo il raggiungimento dell’età pensionabile.

Questo fenomeno, spesso legato sia alla necessità di integrare i redditi che alla volontà di mantenere un ruolo attivo e sociale, ha reso indispensabile l’approfondimento delle regole che disciplinano i rapporti tra pensione e redditi da lavoro.

L’evoluzione della disciplina riguardante la cumulabilità fra assegni pensionistici e redditi da lavoro ha subito notevoli cambiamenti nel corso degli ultimi decenni.

In passato, la normativa italiana prevedeva rigide restrizioni: chi percepiva un trattamento pensionistico non poteva generalmente svolgere attività lavorative senza rischiare significative decurtazioni sull’importo della pensione stessa. 

Le modifiche introdotte hanno prodotto una differenziazione delle condizioni in base ai sistemi pensionistici applicati, distinguendo tra trattamenti derivanti da sistemi retributivi, misti e contributivi.

Dal 2009, il cumulo integrale è stato riconosciuto alla generalità delle pensioni di vecchiaia e di anzianità liquidate dall’Assicurazione Generale Obbligatoria e dai relativi fondi sostitutivi e gestioni speciali. Restano tuttavia alcune eccezioni, come per i trattamenti di inabilità e per l’APE Sociale, che prevedono regole più stringenti.

  • Pensione di vecchiaia: normalmente cumulabile con qualsiasi reddito da lavoro.
  • Pensione anticipata: cumulabilità variabile in relazione al tipo di trattamento, con disposizioni specifiche per Quota 100, Quota 102, Quota 103.
  • Gestione pubblica: presenza di disposizioni peculiari, specie per alcune tipologie di pensione di inabilità.

Chi può lavorare dopo la pensione? Limiti e possibilità per pensione di vecchiaia, anticipata o altre forme

La possibilità di continuare a lavorare dopo la pensione varia in funzione della tipologia di trattamento pensionistico maturato.

I titolari di pensione di vecchiaia, sia liquidata con il sistema retributivo, contributivo o misto, godono della completa cumulabilità tra assegno pensionistico e qualsiasi reddito da lavoro, sia subordinato che autonomo.

Per chiarire:

  • Pensione di vecchiaia: nessuna limitazione relativa al cumulo con i redditi da lavoro né in termini quantitativi né qualitativi; obbligo esclusivo di interrompere il precedente rapporto di lavoro subordinato per accedere al trattamento.
  • Pensione anticipata: la normativa differenzia le condizioni per i trattamenti maturati con requisiti ordinari rispetto a quelli previsti da percorsi agevolati. I destinatari delle pensioni anticipate ordinarie (ottenute con un minimo di contributi) possono lavorare liberamente sia come dipendenti sia come autonomi. Le misure temporanee di flessibilità, come Quota 100, Quota 102 o Quota 103, possono tuttavia introdurre limitazioni, trattate specificamente nelle sezioni successive.
  • Altre forme di pensionamento: i lavoratori con assegni di reversibilità o categorie speciali sono soggetti a condizioni specifiche, tra cui limiti reddituali o divieti parziali.

Nel caso dei lavoratori autonomi pensionati, non sussiste alcun obbligo di cessazione dell’attività al momento della liquidazione. Inoltre, è importante distinguere:

  • I soggetti che hanno versato i contributi prima del 1996 beneficiano di maggiori libertà in termini di cumulo, rispetto ai contribuenti puri (con contribuzione iniziata dal 1996) per i quali vigono soglie minime e criteri più restrittivi.
  • Per i dipendenti pubblici riammessi in servizio, rimangono restrizioni particolari in rapporto all’ente di provenienza e alla tipologia di trattamento percepito.

Infine, per chi esercita prestazioni occasionali o attività autonome di breve durata, la legge stabilisce una soglia massima annua che, se superata, può comportare la perdita di determinate agevolazioni o addirittura l'incumulabilità tra redditi.

Le limitazioni specifiche: Quota 100, Quota 102, Quota 103 e APE Sociale

Le soluzioni di anticipo pensionistico come Quota 100, Quota 102 e Quota 103 sono accomunate da stringenti limiti sulla possibilità di cumulare l’assegno con i redditi da lavoro. Entrando più nel dettaglio:

  • Quota 100: chi opta per questo meccanismo, che richiede il raggiungimento di almeno 62 anni di età e 38 di contributi, non può svolgere lavoro dipendente o autonomo fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia, con l’unica eccezione del lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro lordi annui. Il superamento di tale soglia comporta la sospensione della prestazione pensionistica.
  • Quota 102 e Quota 103: la disciplina è analoga a quella di Quota 100: il divieto di cumulo resta valido per tutto il periodo tra il pensionamento anticipato e il raggiungimento dell’età ordinaria. Anche in questo caso, l’attività ammessa è esclusivamente quella di lavoro autonomo occasionale entro il tetto indicato.
  • APE Sociale: trattamento riservato a specifiche categorie, disoccupati, assistenza a familiari con gravi disabilità, lavoratori usuranti e invalidi civili almeno al 74%, che viene erogato in assenza di qualsiasi rapporto di lavoro, anche occasionale. Il divieto di cumulo in questo caso è totale: la percezione di qualsiasi reddito da lavoro determina la decadenza immediata dal beneficio.

Cumulo pensione e lavoro: le regole per pensionati invalidi, superstiti e categorie particolari

La disciplina della cumulabilità per i pensionati che continuano a lavorare assume caratteristiche diverse per i percettori di trattamenti pensionistici per invalidità, inabilità e per i superstiti.

Per i titolari di pensione di invalidità civile, svolgere un’attività lavorativa è possibile, ma occorre rispettare soglie di reddito annuale, superate le quali può essere ridotto l’importo o revocata la prestazione.

Le differenze previste sono le seguenti:

  • Pensione di inabilità: l’attività lavorativa è vietata; qualsiasi reimpiego comporta la sospensione della pensione stessa. Nei casi in cui la pensione sia riconosciuta per inabilità assoluta a ogni lavoro, non è ammesso alcun cumulo.
  • Pensione per i superstiti: l’assegno può essere cumulato con redditi personali del beneficiario, ma la normativa prevede una riduzione progressiva dell’importo una volta superate determinate fasce di reddito, definite annualmente dall’INPS. Sono escluse dal calcolo alcune tipologie di reddito.
  • Categorie particolari: per i dipendenti pubblici in pensione per inabilità, il cumulo con redditi da lavoro autonomo è possibile entro il 70% e con quelli da lavoro dipendente entro il 50%. Categorie come ex lavoratori dello spettacolo possono avere regole ulteriori, spesso collegate a normative di settore.

Lavorare come dipendente in pensione: obblighi e conseguenze fiscali

L’assunzione di un pensionato in qualità di dipendente prevede la sottoscrizione di un nuovo contratto di lavoro subordinato, con relativa comunicazione all’INPS da parte del datore di lavoro.

Il reddito da lavoro dipendente si somma a quello pensionistico e, ai fini fiscali, entrambe le entrate costituiscono un’unica base imponibile su cui si calcolano le imposte Irpef.

Gli adempimenti previsti sono i seguenti:

  • Certificazione dei redditi: ciascun soggetto riceve una Certificazione Unica sia dall’INPS che dal datore di lavoro; in sede di dichiarazione annuale, i due certificati devono essere riportati, andando a incidere sullo scaglione fiscale e sulle eventuali detrazioni spettanti.
  • Aliquote aggregate: la somma dei redditi determina spesso un passaggio a uno scaglione superiore, facendo applicare aliquote più elevate sul totale, con effetti anche sulle addizionali regionali e comunali.
  • Obblighi previdenziali: nonostante lo status di pensionato, il lavoratore resta tenuto al versamento dei contributi previdenziali sui nuovi redditi da lavoro, anche se questi non incidono automaticamente sull'importo della pensione; per valorizzare i nuovi contributi, è necessaria la richiesta di un supplemento pensionistico tramite domanda specifica.
  • Comunicazioni e tempistiche: la regolarità dei rapporti di lavoro è vigilata anche da verifiche incrociate tra l’Agenzia delle Entrate e l’INPS. Particolare attenzione deve essere riservata alle norme sui rapporti tra pensione e riassunzione per ex dipendenti pubblici.

Attività autonoma dopo la pensione: partita IVA, forfettario e agevolazioni contributive

Lo svolgimento di un’attività autonoma dopo l’accesso alla pensione è consentito senza obbligo di cessazione del lavoro.

Esiste, inoltre, per chi continua a lavorare pur in pensione la possibilità di aprire una partita IVA, mantenendo i diritti acquisiti sulla prestazione previdenziale.

Entrando più nel dettaglio:

  • Partita IVA: un pensionato può svolgere attività come libero professionista, consulente, artigiano o commerciante. La posizione IVA non influisce negativamente sulla pensione, purché siano rispettati i limiti previsti per altre misure specifiche (es. Quota 103).
  • Regime forfettario: molti soggetti scelgono questa formula, che offre una tassazione agevolata tramite un’imposta sostitutiva (pari al 15% o al 5% in caso di start-up). Per mantenere il regime, il limite dei ricavi, sommando anche la pensione, deve restare inferiore a 30.000 euro. La coesistenza con i redditi da pensione può risultare fiscalmente vantaggiosa, evitando la cumulazione ai fini Irpef.
  • Contributi previdenziali: il reddito da lavoro autonomo genera l’obbligo di versamento aggiuntivo alla gestione INPS corrispondente (separata, artigiani, commercianti, o casse professionali). Dal 2025, i nuovi iscritti tra artigiani e commercianti possono usufruire di una riduzione del 50% dei contributi per 36 mesi.
  • Supplemento di pensione: i nuovi contributi versati alimentano il diritto a richiedere un supplemento all’assegno principale, a domanda, ciclicamente ogni cinque anni o alla maturazione dei requisiti.

Tipologia dei redditi da lavoro cumulabili e dichiarazione fiscale

Le tipologie di redditi da lavoro che un pensionato può cumulare con l’assegno previdenziale includono:

  • Redditi da lavoro dipendente: derivanti da rapporti a tempo pieno o parziale e dai contratti a progetto;
  • Redditi da lavoro autonomo: comprendenti attività imprenditoriale, artigianale, professionale oppure occasionale, con vincoli particolari in caso di adesione a regimi agevolati come il forfettario o se la pensione è stata raggiunta con modalità anticipate;
  • Redditi assimilati: ad esempio indennità legate a collaborazioni coordinate e continuative o borse di studio soggette a tassazione;
  • Redditi occasionali: lavori saltuari (prestazioni occasionali) purché rientrino nei limiti previsti dalla normativa e non superino le soglie che determinano la perdita di requisiti specifici delle pensioni flessibili.

Sotto il profilo fiscale, la dichiarazione dei redditi per chi percepisce sia pensione sia compensi da lavoro richiede particolare attenzione:

  • Il reddito complessivo è dato dalla somma dei redditi percepiti, dichiarati attraverso modello 730 o Modello Redditi PF.
  • In caso di scelta per il regime forfettario, il reddito da lavoro autonomo non si cumula a fini Irpef con la pensione ma viene tassato separatamente tramite imposta sostitutiva.
  • Le Certificazioni Uniche ricevute da INPS e datore di lavoro vanno riportate integralmente nella dichiarazione fiscale, per evitare difformità e accertamenti successivi da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Calcolo delle tasse: aliquote Irpef, regime fiscale e convenienza economica

Con la somma di pensione e redditi da lavoro si costruisce la base imponibile su cui applicare le aliquote Irpef, che sono progressive, quindi al crescere dell’imponibile aumenta anche la percentuale prelevata sul reddito eccedente ciascuna fascia. Le aliquote attualmente in vigore sono:

Scaglione di reddito (euro) Aliquota
fino a 28.000 23%
da 28.001 a 50.000 35%
oltre 50.000 43%

Il cumulo può comportare il salto nello scaglione superiore, facendo aumentare la pressione fiscale sul complesso dei redditi tassabili e incidendo sia sulle addizionali locali che sulle eventuali maggiorazioni per il superamento delle soglie.

Per chi opera come autonomo in regime forfettario, il reddito da lavoro non si somma a quello pensionistico per calcolare l’Irpef, ma viene tassato con un’imposta sostitutiva (normalmente al 15% o al 5% nei primi anni di attività), più favorevole rispetto alla tassazione ordinaria.

Obblighi contributivi INPS e diritto al supplemento di pensione

Chi continua a lavorare dopo la pensione deve comunque continuare a versare i contributi INPS anche se percepisce già una pensione. Sia nel lavoro dipendente che autonomo, i contributi pagati non vengono automaticamente integrati nell’assegno pensionistico, ma alimentano un diverso diritto: il supplemento di pensione.

Pur se, dunque, già collocati a riposo, per i pensionati che decidono di continuare a lavorare sussistono:

  • Obblighi contributivi: il lavoratore dipendente continua a versare contributi alla gestione di appartenenza; l’autonomo versa contributi alle gestioni previste per artigiani, commercianti, o in gestione separata. Dal 2025, chi si iscrive per la prima volta come artigiano o commerciante può ottenere una riduzione pari al 50% dei contributi obbligatori per 36 mesi.
  • Diritto al supplemento: al maturare di almeno cinque anni di contribuzione aggiuntiva o al compimento dell’età pensionabile, il pensionato può inoltrare domanda di supplemento online tramite servizio dedicato sul sito Inps. Il supplemento può essere richiesto ciclicamente, ogni cinque anni, migliorando l’importo della pensione tradizionale.
  • Pensionati con assegno di invalidità: il supplemento spetta a tutti i titolari iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi e alla gestione separata, nonché agli iscritti al fondo spettacolo e sportivi.

Le nuove regole con la Legge di Bilancio 2025: novità e impatti sul lavoro in pensione

La Legge di Bilancio 2025 ha anche introdotto modifiche importanti su flessibilità pensionistica e incentivi per proseguire l’attività lavorativa dopo il pensionamento e confermato per Quota 103 il vincolo sul tetto massimo della pensione (pari a quattro volte il minimo INPS) e l’impossibilità di cumulo se non per lavoro autonomo occasionale entro i 5.000 euro lordi annui.

Inoltre, sono previste:

  • Nuove agevolazioni contributive: i neoiscritti tra artigiani e commercianti possono chiedere una riduzione dei contributi obbligatori al 50% per 36 mesi, con specifici criteri di proporzione.
  • Bonus Giorgetti, ex bonus Maroni, che prevede nuove agevolazioni contributive per chi decide di rimanere a lavoro pur avendo maturato i requisiti per uscire con la Quota 103 (a 62 anni di età e con 41 anni di contributi) e la pensione anticipata ordinaria (con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne indipendentemente dal requisito anagrafico).
  • Rivalutazione pensioni minime e fringe benefit: incremento percentuale per i trattamenti minimi e nuove soglie più alte per l’esenzione fiscale di beni e servizi erogati ai lavoratori dipendenti, anche pensionati che rientrano nel regime di lavoro subordinato.
  • Anticipo pensione donne e importo soglia: previsto un anticipo sull’età per chi ha figli e contribuzione post-1995. La soglia minima di assegno è ridefinita in rapporto all’assegno sociale (possono essere conteggiati anche fondi pensione complementari).
  • Limiti cumulo e importo soglia: dal 2030, il requisito contributivo minimo per alcune anticipazioni salirà a 30 anni e la soglia dell’importo dovrà essere almeno 3,2 volte l’assegno sociale.

Sanzioni e rischi: cosa succede se non si rispettano i limiti di cumulo

Il mancato rispetto dei limiti di cumulabilità tra prestazione previdenziale e redditi da lavoro stabiliti dalla normativa può causare diverse conseguenze per il pensionato.

L’INPS effettua controlli incrociati sulle informazioni fornite in dichiarazione e tramite le certificazioni uniche. Il superamento dei tetti reddituali comporta la sospensione immediata o la revoca della pensione per il periodo in cui il limite è stato superato, con conseguente richiesta di restituzione degli importi indebitamente percepiti.

  • Nel caso di pensione anticipata con limitazione al cumulo o di APE Sociale, la decadenza dal beneficio è totale e retroattiva, cioè riguarda tutte le mensilità interessate.
  • Oltre al recupero dei crediti, possono essere applicate sanzioni amministrative, incrementi degli interessi legali e segnalazioni agli organi di controllo tributario.
  • L’omessa comunicazione di variazione reddituale o continuazione dell’attività lavorativa costituisce irregolarità formale che può sfociare anche in contestazioni di natura penale nei casi più gravi.

 

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