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Pensione di invalidità, nuovo importo minimo deciso da Corte Costituzionale. Per chi scatta e pagamento arretrati

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Per chi e di quanto aumenta l'importo minimo della pensione di invalidità secondo quanto deciso dalla nuova sentenza della Corte Costituzionale

La sentenza numero 94 del 2025 emessa dalla Corte Costituzionale rappresenta una svolta per il sistema previdenziale riferito agli assegni di invalidità. L'intervento dei giudici ha portato all'adeguamento dell'importo minimo riconosciuto a coloro che percepiscono un assegno ordinario di invalidità, eliminando disparità esistenti tra i diversi sistemi di calcolo e ampliando la platea dei beneficiari dell'integrazione. 

Cos'è l'assegno ordinario di invalidità: requisiti e funzionamento

  • Definizione: L'assegno ordinario di invalidità è una misura previdenziale rivolta ai lavoratori che, a causa di infermità fisica o mentale, vedono ridotta stabilmente la propria capacità lavorativa a meno di un terzo.
  • Destinatari: Può essere richiesto da dipendenti del settore privato, autonomi e iscritti alla gestione separata dell'INPS.
  • Requisiti: Necessario aver versato almeno cinque anni di contributi (con almeno tre anni nel quinquennio precedente la domanda).
  • Compatibilità: Non è necessario cessare l'attività lavorativa per ricevere l'assegno, tuttavia il beneficio è soggetto a limiti di reddito che possono dare luogo a riduzioni.
  • Durata: L'assegno è riconosciuto senza limiti d'età, ma al raggiungimento dell'età pensionabile può essere trasformato in pensione di vecchiaia, a condizione che risultino perfezionati i requisiti contributivi richiesti.

La sentenza n. 94/2025 della Corte Costituzionale: novità e importi

La Corte Costituzionale ha esteso l'integrazione della pensione di invalidità minima di 603,40 euro anche a chi ha versato contributi dopo il 1996 e non è previsto alcun arretrato.

I giudici hanno stabilito che l’integrazione al trattamento minimo spetta anche a chi ha versato i contributi anche dal primo gennaio 1996, cioè ai soggetti in regime contributivo puro. Prima di questa decisione, l’integrazione era concessa soltanto ai pensionati con contributi versati prima del 1996, ossia in regime retributivo o misto.

Il nuovo importo minimo  avverrà automaticamente per tutti gli assegni liquidati dal giorno dopo la pubblicazione della sentenza.

A chi spetta l'adeguamento: differenze tra sistema retributivo e contributivo

La sentenza della Corte Costituzionale risolve una disparità tra lavoratori "anziani" e "giovani" dal punto di vista previdenziale. L'integrazione al trattamento minimo non è più riservata solo a chi ha contributi antecedenti al 1° gennaio 1996, ma è estesa anche a chi ha iniziato a lavorare successivamente (calcolo esclusivamente contributivo). In sintesi:

  • Assegni liquidati con sistema misto/retributivo e inferiori al minimo: diritto all'integrazione già riconosciuto in passato.
  • Assegni liquidati con sistema contributivo (dal primo gennaio 1996): ora anch'essi beneficiano dell'integrazione, se inferiori al nuovo valore minimo.
L'integrazione della pensione di invalidità spetta a chi soddisfa specifici requisiti reddituali:
  • Limiti reddituali: l'integrazione viene riconosciuta se il reddito personale annuo non supera due volte l'importo dell'assegno sociale (14.005,94 euro) o tre volte in presenza di coniuge (21.008,91 euro).
  • Eccezione per coniuge: è prevista un'agevolazione che consente l'ottenimento dell'integrazione anche se il reddito personale eccede i limiti, purché rientri in quelli coniugali complessivi.
  • Esclusioni: nessuna estensione retroattiva. Coloro che hanno ricevuto un assegno inferiore nel passato non riceveranno arretrati, secondo la scelta della Corte di evitare un impatto finanziario eccessivo per lo Stato.

 

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