Il tema pensionistico si conferma centrale per la sostenibilità del sistema e la pianificazione previdenziale. Negli ultimi anni, la progressiva restrizione dei requisiti di accesso e l’esigenza di contenere la spesa pubblica hanno portato il legislatore a rivedere in modo ricorrente le regole di uscita dal mondo del lavoro.
Con la prossima manovra finanziaria per il biennio 2025-2026 si preannunciano ulteriori modifiche, tra cui una maggiore flessibilità nell’accesso al pensionamento anticipato, nuovi strumenti e penalizzazioni.
Le regole attuali: pensione anticipata, Quota 103 e Opzione Donna
La normativa attuale in tema di uscite dal lavoro prevede:
- Pensione di vecchiaia: si accede con almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi, con possibili adeguamenti biennali in relazione all’aspettativa di vita ISTAT.
- Pensione anticipata ordinaria: requisito esclusivo sui contributi, fissato a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. La soglia è temporaneamente “congelata” fino a fine 2026.
- Pensione anticipata contributiva: consente l’uscita a 64 anni per chi è nel sistema contributivo puro (nessun contributo prima del 1996), con almeno 20 anni di versamenti e un importo della pensione pari almeno a tre volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro lordi/mese per il 2025).
- Quota 103: misura temporanea introdotta nel 2023, permette di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, dal 2024, il ricalcolo integrale dell’importo con il metodo contributivo e il nuovo tetto massimo sull’assegno (quattro volte il trattamento minimo INPS fino al compimento dell’età di vecchiaia) hanno fortemente disincentivato l’adesione, così come il prolungamento delle finestre mobili di attesa (7 mesi per il privato, 9 per il pubblico).
- Opzione Donna: regime sperimentale riservato a categorie tutelate di lavoratrici (caregiver, invalide, licenziate da aziende in crisi). Dal 2024, servono almeno 35 anni di contributi e 61 anni d’età (con possibili riduzioni in base ai figli), più finestra di attesa di 12 o 18 mesi. L’importo è ricalcolato integralmente con il sistema contributivo, risultando mediamente penalizzante.
Tipologia |
Requisito Anagrafico |
Contributi Minimi |
Note |
Vecchiaia |
67 anni |
20 anni |
Adeguamenti periodici all’aspettativa di vita |
Anticipata Ordinaria |
No età |
42a10m (uomo) / 41a10m (donna) |
Indicizzati dal 2027 |
Anticipata Contributiva |
64 anni |
20 anni (25 dal 2025) |
Importo minimo, solo sistema contributivo |
Quota 103 |
62 anni |
41 anni |
Metodo contributivo, tetto assegno |
Opzione Donna |
61/60/59 anni (+35 contributi) |
35 anni |
Solo per categorie specifiche |
La proposta Durigon: pensione anticipata a 64 anni con 25 anni di contributi e utilizzo del TFR
Tra le ipotesi in discussione per la nuova Manovra Finanziaria 2026, c'è quella rilanciata dal sottosegretario Durigon di una
nuova forma di pensionamento anticipato accessibile a 64 anni d’età con almeno 25 anni di contribuzione effettiva (che saliranno progressivamente a 30 dal 2030), con l’uso del TFR (trattamento di fine rapporto) o delle rendite della previdenza complementare per integrare la pensione, al fine di raggiungere la soglia minima richiesta (attualmente pari a tre volte l’assegno sociale, in costante aggiornamento).
La nuova forma pensionistica prevederebbe, dunque:
- Accesso: 64 anni di età e almeno 25 anni di contributi, senza periodi ante 1996, oppure con computo nella Gestione Separata in presenza dei requisiti specifici.
- Soglia d’importo: occorre maturare una pensione pari ad almeno tre volte l’assegno sociale. Se la pensione INPS non è sufficiente, può essere integrata dal capitale maturato in un fondo pensione o dal TFR accumulato.
- Limitazioni: dal 2030 il requisito contributivo salirà a 30 anni e la soglia pensionistica a 3,2 volte l’assegno sociale.
- Incompatibilità con lavoro: non è consentito svolgere attività lavorativa retribuita fino al raggiungimento dell’età di vecchiaia.
Possibili cambiamenti per Opzione Donna nel 2026
Potrebbero poi prospettarsi modifiche per la pensione con
Opzione donna. Attualmente, tale forma di uscita anticipata è ristretta solo a:
- caregiver che assistono familiari con invalidità;
- lavoratrici con invalidità civile ≥74%;
- licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Per il 2026, sono allo studio ipotesi di ulteriori modifiche, che prevedono:
- Estensione dei requisiti: riduzione del requisito anagrafico per il pensionamento (attualmente 61 anni, con possibili sconti per figlie madri) oppure revisione delle categorie ammesse all'accesso.
- Allargamento della platea: ipotesi di ritornare a una platea più ampia, simile a quella antecedente al 2022, includendo nuovamente tutte le lavoratrici che raggiungono i requisiti di età e contribuzione, indipendentemente dalla situazione personale o familiare.
- Adeguamento delle penalizzazioni: possibile ulteriore revisione del sistema di calcolo dell’assegno per ridurne la penalizzazione o allinearlo a criteri più equi, senza però rinunciare al metodo totalmente contributivo.
- Revisione delle finestre di attesa: valutazione della riduzione dei tempi di attesa tra il raggiungimento dei requisiti e la decorrenza della pensione.
Per la pensione anticipata con Opzione donna resterebbero comunque le penalizzazioni previste dall'applicazione esclusiva del calcolo contributivo del trattamento finale, che risulta in moltissimi casi inferiore rispetto a quello che si percepirebbe con altre di pensionamento anticipato.
Le altre novità previdenziali e scenari per la manovra 2026
Le possibili novità per le pensioni 2026 non si limitano solo alle due misure appena riportare ma potrebbero interesare anche:
- Rafforzamento della connessione tra previdenza pubblica e complementare: si discute la possibilità di consentire un’integrazione piena tra la pensione obbligatoria e quella maturata con fondi integrativi, estendendo la possibilità di "sommare" la rendita anche a carriere "miste" per raggiungere i requisiti per la pensione anticipata contributiva.
- Silenzi-assenso TFR: ipotesi di destinazione automatica del trattamento di fine rapporto ai fondi pensione di categoria, salvo specifico diniego del lavoratore, per favorire l’accumulo previdenziale.
- Allungamento delle finestre per il pensionamento anticipato ordinario: proposta di prolungare il periodo di attesa obbligatoria da 3 mesi fino a 6 o 7 mesi per le uscite anticipate, aumentando così l’età effettiva di cessazione dal lavoro.
- Adattamenti delle aliquote: possibili meccanismi di auto-tassazione, soprattutto per i nuovi iscritti a partire dal 2025, con una maggiorazione volontaria fino al 2% dei contributi versati.
- Perequazione e rivalutazione degli assegni: discussione in corso sulle modalità di aggiornamento delle pensioni in base all’inflazione, con possibili limiti per gli importi superiori a soglie prestabilite.
- Aumento dell’età di vecchiaia per il pubblico impiego: possibilità per alcuni lavoratori di restare in servizio fino a 70 anni su base volontaria per mitigare il calo occupazionale nel settore pubblico.
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