Quali sono le informazioni che il datore di lavoro può chiedere ad un dipendente quando vuole usufruire dei permessi della Legge 104: cosa prevede la normativa in vigore
La disciplina dei permessi retribuiti previsti dalla Legge 104 1992 rappresenta una delle principali forme di tutela introdotte per facilitare l'assistenza e la piena inclusione sociale delle persone con disabilità.
In particolare, questa normativa mira a sostenere sia i lavoratori in condizione di disabilità grave sia i familiari che si occupano della loro cura continuativa. Nel corso degli anni, il quadro normativo si è evoluto attraverso l'emanazione di decreti legislativi, circolari interpretative e interventi della giurisprudenza, per garantire una maggiore flessibilità nella fruizione dei permessi e tutelare le esigenze di cura senza pregiudicare le necessità organizzative delle aziende.
I permessi retribuiti previsti dalla Legge 104 spettano a lavoratori con disabilità grave e ai familiari, compresi coniugi, conviventi di fatto, parenti e affini entro il secondo grado, che prestino assistenza a soggetto disabile.
In casi particolari, il diritto può essere esteso al terzo grado. La richiesta dei permessi avviene attraverso una domanda presentata in via telematica all'Inps, la quale provvede ai necessari accertamenti e al rilascio dell'autorizzazione.
Il lavoratore, una volta ottenuto il via libera dall'ente previdenziale, deve comunicare tempestivamente al datore di lavoro l'intenzione di usufruire dei permessi, secondo le modalità previste dal contratto collettivo applicato e dalle indicazioni aziendali.
Può controllare che i permessi siano effettivamente utilizzati per attività assistenziali, ma non può esigere dettagli o fornire rendiconti minuziosi sulle singole ore o sulle specifiche attività. In presenza di dubbi fondati sull'uso improprio, può ricorrere ad agenzie specializzate in investigazioni aziendali esclusivamente per raccogliere prove di gravi abusi.
Con la sentenza n. 5611 del 3 marzo 2025, la Corte di Cassazione ha chiarito che per usufruire dei permessi retribuiti previsti dalla Legge 104 non è necessario chiedere e ottenere l’autorizzazione da parte del datore di lavoro né tantomeno bisogna giustificare a quest’ultimo come si usano, ma devono sempre essere comunque comunicati.
Dunque, non è obbligatorio chiedere il permesso per assentarsi per usufruire dei permessi della Legga 104 e prestare assistenza ad un familiare disabile, ma il lavoratore deve comunicare la sua assenza al datore di lavoro, per permettergli un’agevole organizzazione dell’attività lavorativa.
Lo stesso datore non può chiedere informazioni al lavoratore né sulle specifiche problematiche di salute che affliggono la persona non autosufficiente né sull’uso dei permessi.
Il datore di lavoro può solo avere conoscenza delle informazioni rilasciate spontaneamente dal lavoratore al momento della richiesta del permesso e null’altro.
I giudici hanno, inoltre, chiarito che la mancata comunicazione non può mai essere equiparata ad un’assenza ingiustificata, a meno che non sia diversamente previsto dal contratto di assunzione, e ciò significa che non è mai ritenuto legittimo il licenziamento in questi casi.
Strumenti di controllo leciti | Limiti Normativi |
Verifica documentale | Solo valutazione della regolare sussistenza dei diritti |
Investigazione privata | Solo in presenza di veri sospetti di abuso, con rispetto di privacy e dignità |
Segnalazione all'INPS | Non è possibile richiedere direttamente una visita fiscale, ma segnalare sospetti di abuso è consentito |
Come affermato in molteplici sentenze della Cassazione, l'utilizzo dei permessi per fini estranei all'assistenza rappresenta una violazione degli obblighi di correttezza, lealtà e buona fede verso il datore di lavoro e l'Inps.
Le sanzioni possibili sono la rescissione del contratto per giusta causa, la richiesta di riaccredito delle indennità percepite e, nei casi gravi, la denuncia per truffa ai danni dell'ente previdenziale. Anche una sola condotta lesiva può giustificare il licenziamento.