Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Quali controlli vengono effettuati sulle partite iva forfettarie? E quali sanzioni e multe si rischiano?

di Chiara Compagnucci pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
Controlli e multe partite iva forfettari

Il regime forfettario offre vantaggi fiscali, ma richiede anche attenzione per evitare di incorrere in controlli e sanzioni.

Il regime forfettario è un sistema fiscale semplificato destinato alle partite iva individuali con ricavi inferiori a 85.000 euro, permettendo loro di pagare un'imposta sostitutiva dell'Irpef con un'aliquota agevolata del 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni). Questo regime prevede anche l’esenzione dall’Iva e una riduzione degli obblighi contabili rispetto ai regimi fiscali ordinari.

Al di là dei vantaggi, chi aderisce al regime forfettario è soggetto a controlli da parte dell'Agenzia delle entrate per verificare il rispetto dei requisiti, e può incorrere in sanzioni se non vengono osservati. Negli ultimi anni, con la crescente diffusione delle partite iva, i controlli sono diventati più mirati e sofisticati, anche grazie all’introduzione di strumenti digitali e analitici come il tachimetro fiscale. Ecco cosa c'è da sapere:

  • Partite iva forfettarie, quali controlli sono effettuati
  • Sanzioni e multe che rischiano le partite Iva forfettarie

Partite iva forfettarie, quali controlli sono effettuati

Le partite iva in regime forfettario sono oggetto di controlli da parte dell'Agenzia delle entrate, soprattutto per verificare la conformità ai limiti di reddito e ai requisiti previsti dal regime. Uno dei principali controlli riguarda il limite di fatturato.

Chi aderisce al regime forfettario non deve superare la soglia annuale di 85.000 euro di ricavi o compensi. Se la soglia viene superata, il contribuente perde il diritto a beneficiare del regime agevolato a partire dall'anno successivo e viene obbligato a passare al regime ordinario.

Un altro controllo riguarda l’incompatibilità con altre forme di reddito. Ad esempio, chi percepisce redditi da lavoro dipendente superiori a 30.000 euro non può beneficiare del regime forfettario, né può farlo chi ha quote di controllo in società o partecipazioni in altre attività d’impresa.

L'Agenzia delle entrate effettua verifiche incrociate con altre fonti di reddito per garantire che i contribuenti soddisfino tutti i requisiti previsti dalla normativa.

Un altro strumento per i controlli fiscali è il tachimetro fiscale, introdotto per monitorare il comportamento fiscale delle partite iva. Il tachimetro assegna un punteggio di affidabilità ai contribuenti, basandosi su parametri come la regolarità dei pagamenti e la correttezza delle dichiarazioni fiscali. I contribuenti con un punteggio basso rischiano di essere sottoposti a controlli più stringenti, mentre chi ottiene un punteggio alto (colore verde) può beneficiare di una riduzione degli adempimenti e una minore probabilità di essere sottoposto a verifiche fiscali.

Oltre al monitoraggio tramite il tachimetro, un'attenzione particolare viene riservata alle false partite iva, ovvero quelle utilizzate per simulare rapporti di lavoro autonomo quando, in realtà, si tratta di situazioni di lavoro subordinato mascherato. In questi casi, l’Agenzia delle entrate può collaborare con l’Inps per verificare che non ci siano situazioni di sfruttamento o elusione del lavoro dipendente.

Sanzioni e multe che rischiano le partite Iva forfettarie

Chi non rispetta le regole del regime forfettario può incorrere in diverse sanzioni, che variano a seconda della gravità delle infrazioni. Una delle sanzioni più comuni è quella per la mancata corretta compilazione del quadro RS nella dichiarazione dei redditi, in cui vanno riportate le informazioni relative alle detrazioni e alle riduzioni fiscali applicate nel regime forfettario.

L'omessa o errata compilazione può comportare una multa di 250 euro, ma è possibile sanare la violazione tramite il ravvedimento operoso che consente di ridurre la sanzione se si regolarizza la situazione spontaneamente.

Un’altra situazione sanzionabile è il superamento del limite di reddito di 85.000 euro. Se il contribuente non segnala tempestivamente il superamento del limite e continua a usufruire del regime forfettario, rischia sanzioni che possono arrivare fino al 30% delle imposte non versate. Chi supera la soglia è obbligato a versare la differenza d’imposta tra il regime forfettario e il regime ordinario, comprensiva di sanzioni e interessi di mora.

In caso di false partite iva, ovvero se viene accertato che la partita iva è stata aperta solo per mascherare un rapporto di lavoro subordinato, le sanzioni sono ancora più severe. L'azienda che utilizza lavoratori autonomi in modo improprio può essere soggetta a pesanti multe e obbligata a pagare i contributi previdenziali non versati.

Il contribuente che ha aperto la falsa partita iva può invece essere accusato di evasione fiscale e restituire tutti i benefici fiscali indebitamente percepiti.

Leggi anche