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Quali sono i permessi retribuiti, come funzionano e vengono pagati per i dipendenti pubblici

di Marcello Tansini pubblicato il
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Come funzionano e in quali casi si possono richiedere permessi retribuiti a lavoro per i dipendenti pubblici: cosa cambia tra le diverse categorie

I permessi retribuiti rappresentano uno strumento essenziale nell’organizzazione del lavoro pubblico, offrendo una risposta concreta alle esigenze personali e familiari dei lavoratori. Nel settore pubblico la possibilità di assentarsi dal lavoro, mantenendo la retribuzione e la posizione lavorativa, è disciplinata da norme specifiche che hanno lo scopo di conciliare vita privata e attività professionale. Questi periodi di assenza autorizzata sono regolamentati dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro applicabile alla qualifica e dal quadro legislativo di riferimento, come la Legge 104/1992 e i successivi aggiornamenti. La gestione corretta dei permessi garantisce sia la tutela dei diritti individuali che l’efficienza dell’amministrazione pubblica, consentendo la programmazione delle risorse e la continuità dei servizi. 

Cosa sono i permessi retribuiti nel pubblico impiego: definizione e principi di base

I permessi a lavoro retribuiti nel pubblico impiego sono intervalli di assenza dal servizio che non comportano riduzione dello stipendio o dell’anzianità. Sono previsti dalla normativa di settore e dal CCNL di appartenenza e coprono numerose situazioni: dal lutto familiare alla partecipazione a corsi, dalle visite mediche all’assistenza a familiari con disabilità.

La caratteristica principale dei permessi retribuiti è la continuità del trattamento economico perchè il dipendente vede tutelata la propria posizione durante tali assenze, che non incidono negativamente su progressioni di carriera, TFR e spettanze previdenziali.

L’accesso ai permessi è regolato da una procedura formale, che prevede la richiesta documentata e l’approvazione dell’amministrazione; i criteri e i quantitativi variano a seconda della tipologia del permesso, della categoria professionale e, talvolta, della natura dell’evento. Alcuni permessi sono riconosciuti solo entro certi limiti temporali o quantitativi annui, mentre altri possono essere fruiti anche in maniera frazionata (ad esempio, ad ore o a giornate non consecutive).

Dal punto di vista giuridico, i principi fondamentali sono il bilanciamento tra esigenze organizzative e diritti individuali e la parità di trattamento fra dipendenti. 

Le principali tipologie di permessi retribuiti: quali spettano ai dipendenti pubblici

Nell’ambito del pubblico impiego si riconoscono diverse tipologie di permessi retribuiti, ciascuna con requisiti specifici stabiliti dai contratti collettivi e dalla normativa speciale. Tra le principali fattispecie riconosciute nelle amministrazioni pubbliche e negli enti locali figurano:

Ognuna di queste tipologie è disciplinata da regole particolari, con limiti temporali, necessità di documentazione e modalità di richiesta tracciabili e trasparenti. Alcuni permessi, come quelli per motivi familiari, sono attribuiti a tutti i dipendenti, mentre altri, ad esempio, i permessi formativi, possono essere soggetti a priorità o valutazione discrezionale da parte dell’amministrazione.

Permessi per motivi personali, familiari e lutto

I dipendenti pubblici possono ottenere permessi per esigenze personali, familiari o a seguito di eventi luttuosi. Le condizioni di utilizzo sono generalmente chiare e la documentazione richiesta deve essere veritiera e trasparente. Le principali circostanze che consentono l’utilizzo di questi permessi includono:

  • Lutti gravi (coniugi, parenti di primo e secondo grado, affini, conviventi anagrafici)
  • Situazioni di emergenza o grave infermità del familiare
  • Motivi personali e familiari documentabili
In molti contratti, tra cui il CCNL scuola, sono previsti fino a tre giorni di permesso retribuito ogni anno scolastico per ciascuna di queste casistiche. Tali giorni possono essere fruiti anche non consecutivamente, purché ci sia collegamento immediato con l’evento giustificativo. Nel caso di lutto, sono richiesti certificati che attestino la relazione di parentela e la data dell’evento. Non si ha riduzione della retribuzione, né questi giorni incidono sulle ferie o sull’anzianità.

Permessi per partecipazione a concorsi, esami e formazione

I pubblici dipendenti beneficiano di permessi per partecipare a concorsi pubblici, sostenere esami o aderire a iniziative formative. In generale, il diritto consente di assentarsi fino a otto giorni l’anno, comprendendo anche i tempi di viaggio necessari. La documentazione deve riportare la convocazione agli esami o alle prove concorsuali e, se richiesto, anche l’attestazione di effettiva partecipazione. Il diritto si estende sia ai dipendenti a tempo indeterminato che, con regole diverse, a quelli a termine.

Nel comparto scuola vi è una disciplina particolare per docenti e personale ATA: gli insegnanti possono usufruire anche di permessi specifici per la formazione, fino a cinque giorni all’anno, partecipando come discenti o formatori, purché le attività siano riconosciute dall’ente o dall’amministrazione.

Permessi Legge 104/1992: diritti e modalità di fruizione

Tra i permessi più rilevanti riconosciuti dalla normativa figura il diritto all’assistenza ai disabili gravi, previsto dalla Legge 104/1992. Questo beneficio è riservato a chi si occupa di parenti o affini con handicap grave, così come agli stessi lavoratori in condizioni certificate dalla Commissione Medica.

Il diritto consiste in tre giorni di permesso retribuito al mese, con possibilità di utilizzo anche frazionato a ore, sempre rispettando il limite mensile. Dal 2024, grazie agli aggiornamenti normativi, più familiari possono alternarsi nell’assistenza, condividendo lo stesso tetto di giorni senza l’obbligo di referente unico. La richiesta si effettua tramite i canali interni dell’ente (NoiPA per alcuni comparti) e richiede copia del verbale di disabilità grave e attestazioni sullo stato di parentela.

Le ore o i giorni goduti non causano perdita di retribuzione e, per la scuola, i docenti utilizzano i giorni interi mentre il personale ATA può optare anche per le ore. Si applicano regole specifiche per lavoratori part-time e turnisti, secondo quanto dispone la normativa aggiornata e le circolari INPS. Sanzioni sono previste in caso di abuso del diritto, ma recenti sentenze hanno ampliato il concetto di assistenza considerata valida, includendo attività complementari a favore del disabile.

Permessi retribuiti: differenze tra dipendenti statali, docenti, ATA, sanità e forze dell’ordine

Le modalità di riconoscimento, quantità e gestione dei permessi variano sensibilmente tra le diverse categorie del pubblico impiego:

  • Dipendenti delle amministrazioni centrali: godono di otto giorni di permesso all’anno per concorsi, esami o altri permessi previsti dagli specifici CCNL. Le regole sono uniformi e subordinate alla presentazione di idonea documentazione.
  • Docenti della scuola: possono accedere a tre giorni annui per lutti o motivi personali, otto giorni per esami o concorsi e cinque giorni per la formazione, differenziando le modalità secondo il ruolo (per es. precari, supplenti, personale di ruolo). Il personale ATA può richiedere permessi simili, godendo di ulteriori possibilità di frazionamento ad ore.
  • Settore sanitario: a infermieri, medici e altro personale sanitario sono garantite le stesse tipologie principali, ma la gestione viene adattata alle esigenze dei turni ospedalieri, con permessi pianificati in modo da assicurare la copertura dei servizi essenziali. Nei turni notturni, possono valere esoneri specifici se si fruisce di permessi 104. Le modalità di richiesta spesso avvengono tramite sistemi digitali aziendali.
  • Forze dell’ordine: i permessi, dettati da regolamenti di settore, possono differire per quantità e modalità, ma restano incentrati sulla tutela della salute, della sicurezza e degli affetti familiari; le esigenze operative possono comportare preavvisi più lunghi o pianificazioni particolari, specie per permessi lunghi o turni festivi.

Come funzionano e come vengono retribuiti i permessi: la gestione pratica, la busta paga e la normativa contrattuale

La fruizione dei permessi avviene mediante una richiesta formale, digitalizzata per molte amministrazioni, che permette di pianificare e documentare le assenze. Il dipendente deve indicare tipologia e motivazione del permesso, allegando eventuali certificazioni richieste (lutto, disabilità, esami). L’ente verifica i requisiti e registra la fruizione nel sistema di rilevazione presenze e nella busta paga mensile.
Tipo permesso Numero giorni/ore Retribuzione Effetti su ferie/TFR
Personale/familiari/lutto 3 giorni l’anno Intera retribuzione No impatto
Concorsi/esami 8 giorni l’anno Intera retribuzione No impatto
Formazione (scuola) 5 giorni l’anno Intera retribuzione No impatto
Permessi Legge 104 3 giorni al mese Intera retribuzione No impatto

La voce relativa al permesso viene riportata in busta paga, evidenziando la continuità del trattamento economico e pensionistico. Nel caso di permessi non retribuiti, sulla stessa voce paga viene riportata la decurtazione proporzionale dell’importo netto mensile e la sospensione dell’anzianità nel periodo goduto. Spetta al dipendente monitorare i cedolini per verificare correttezza della gestione e, in caso di dissidi, consultare ufficio personale o rappresentanze sindacali.

Le procedure e le quantità di permessi sono definite nei CCNL di settore. Sono precisate, tra l’altro, le modalità di maturazione (mensile/annuale), l’utilizzo frazionato e la documentazione da allegare. 

 



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