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Quali sono i settori e le aziende meno controllate da Agenzia dell'Entrate in base ultime statistiche

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Dall'agricoltura alla ristorazione, alla sanità: quali sono i comparti e le aziende meno soggetti ai controlli fiscali

Il controllo fiscale rappresenta un elemento chiave per la tenuta del sistema tributario nazionale. In Italia, l'evasione fiscale diffusa ha spinto le istituzioni, e in particolare l’Agenzia delle Entrate, ad adottare meccanismi di monitoraggio e verifica sempre più sofisticati. Tali attività sono fondamentali non solo per identificare comportamenti illeciti, ma anche per rafforzare il senso di responsabilità collettiva dei contribuenti.

Statistiche sui controlli fiscali: quanto sono frequenti e su chi si concentrano

L’attività di verifica condotta dall’Agenzia delle Entrate mira, secondo dati ufficiali di Corte dei Conti e Ministero dell’Economia, a colpire principalmente le categorie giudicate a rischio elevato di evasione fiscale.

Nel triennio compreso tra il 2024 e il 2026, i controlli pianificati sono risultati pari a circa 320.000 l’anno, mentre la platea dei soggetti fiscali monitorabili ha superato i 50 milioni tra persone fisiche e giuridiche.

La probabilità di essere sottoposti a verifica resta quindi statisticamente bassa: le verifiche sostanziali hanno interessato solo l’1,4% delle aziende attive e, nella maggior parte dei casi, sono espletate attraverso controlli automatizzati delle dichiarazioni o invio di comunicazioni di compliance.

Entrando più nel dettaglio:

  • I lavoratori dipendenti e i pensionati sono raramente oggetto di accertamenti formali per via delle ritenute alla fonte;
  • Lavoratori autonomi e imprese individuali presentano un rischio più elevato, specie in caso di redditi incoerenti o anomalie nei versamenti IVA;
  • Il controllo diventa più probabile per coloro che presentano incongruenze nei movimenti bancari o segnalano frequenti benefici fiscali.
Tuttavia, su 72,3 miliardi di euro di irregolarità accertate nel 2024, solo il 18% è stato effettivamente recuperato dallo Stato, evidenziando difficoltà nella trasformazione dei controlli in effettivo gettito. Tra i milioni di contribuenti richiamati per anomalie nelle imposte sui redditi, la percentuale di riscossione resta inferiore al 10%.

I settori meno controllati dall’Agenzia delle Entrate secondo i dati più recenti

Dalle recenti statistiche emerge che sono diversi i comparti economici in cui le attività di controllo risultano significativamente ridotte rispetto alla media nazionale. Ciò dipende da vari fattori: priorità di pianificazione, dimensione delle aziende e difficoltà oggettive di accertamento.

Settore Percentuale aziende controllate
Agricoltura 1,3-1,7%
Commercio 1,3-1,7%
Ristorazione 1,3-1,7%
Sanità e servizi alla persona 1,3-1,7%
Intrattenimento e spettacolo 1,3-1,7%
Settore edilizio 5%
Intermediari immobiliari 2%

Le ragioni di questa scarsa incidenza dei controlli nei settori sopra elencati sono molteplici: la frammentazione delle attività, la presenza preponderante di microimprese e la difficoltà, in taluni casi, di tracciare efficacemente tutte le transazioni economiche. In particolare, nei comparti agricolo e immobiliare, il controllo è spesso affidato a indagini più generali o a verifiche incrociate piuttosto che a ispezioni sistematiche.

Il settore sanitario e quello dell’intrattenimento registrano un numero limitato di interventi ispettivi, destinati ad aumentare solo in presenza di segnali evidenti di irregolarità. Nel commercio e nella ristorazione, la numerosità degli operatori e la difficoltà di tracciamento delle operazioni in contante contribuiscono a una minore probabilità statistica di controllo.

Le tipologie di aziende e società meno soggette a verifica fiscale

L’incidenza dei controlli fiscali varia sensibilmente anche in funzione della forma giuridica e della dimensione delle realtà produttive.

Secondo le recenti statistiche, le società di persone, le microimprese e le partite IVA in regime forfettario tendono a subire un numero di controlli formali inferiore rispetto alle società di capitali di maggiori dimensioni. In particolare:

  • Le società di persone (SNC e SAS) registrano un tasso di contestazioni relativamente basso, anche in presenza di irregolarità, con percentuali di riscossione sulle somme accertate inferiori al 10%.
  • Le imprese in regime agevolato (forfettario o regime dei minimi) sono generalmente meno esposte, a meno che non emergano elementi di rischio specifico, come mancato rispetto dei requisiti di accesso.
  • Micro e piccole imprese con volumi d’affari limitati sfuggono spesso a verifiche ispettive approfondite, venendo selezionate solo in presenza di anomalie sistematiche.
Persone fisiche e professionisti che presentano dichiarazioni coerenti con i propri introiti sono controllati principalmente tramite strumenti automatizzati e ricezione di lettere di compliance, anziché ispezioni.

Per le grandi società, invece, la situazione si inverte: il livello di trasparenza richiesto e la frequenza delle ispezioni sono assai superiori, specie in presenza di operazioni con l’estero o strutture societarie complesse.

La probabilità di essere selezionati per una verifica è influenzata da alcuni comportamenti virtuosi e dalla dimensione stessa dell’attività economica. Gli elementi che contribuiscono a diminuire il rischio sono:

  • Contabilità ordinata e puntuale rispetto delle scadenze fiscali;
  • Dichiarazioni fiscali coerenti, prive di errori rilevanti e congruenti rispetto ai movimenti bancari dichiarati;
  • Limitata frequenza nell’utilizzo di detrazioni e bonus fiscali;
  • Strutture aziendali di dimensioni ridotte e attività svolte in regime forfettario;
  • Assenza di conti correnti anomali o movimentazioni sospette.
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