Dall'agricoltura alla ristorazione, alla sanità: quali sono i comparti e le aziende meno soggetti ai controlli fiscali
Il controllo fiscale rappresenta un elemento chiave per la tenuta del sistema tributario nazionale. In Italia, l'evasione fiscale diffusa ha spinto le istituzioni, e in particolare l’Agenzia delle Entrate, ad adottare meccanismi di monitoraggio e verifica sempre più sofisticati. Tali attività sono fondamentali non solo per identificare comportamenti illeciti, ma anche per rafforzare il senso di responsabilità collettiva dei contribuenti.
L’attività di verifica condotta dall’Agenzia delle Entrate mira, secondo dati ufficiali di Corte dei Conti e Ministero dell’Economia, a colpire principalmente le categorie giudicate a rischio elevato di evasione fiscale.
Nel triennio compreso tra il 2024 e il 2026, i controlli pianificati sono risultati pari a circa 320.000 l’anno, mentre la platea dei soggetti fiscali monitorabili ha superato i 50 milioni tra persone fisiche e giuridiche.
La probabilità di essere sottoposti a verifica resta quindi statisticamente bassa: le verifiche sostanziali hanno interessato solo l’1,4% delle aziende attive e, nella maggior parte dei casi, sono espletate attraverso controlli automatizzati delle dichiarazioni o invio di comunicazioni di compliance.
Entrando più nel dettaglio:
Dalle recenti statistiche emerge che sono diversi i comparti economici in cui le attività di controllo risultano significativamente ridotte rispetto alla media nazionale. Ciò dipende da vari fattori: priorità di pianificazione, dimensione delle aziende e difficoltà oggettive di accertamento.
Settore | Percentuale aziende controllate |
Agricoltura | 1,3-1,7% |
Commercio | 1,3-1,7% |
Ristorazione | 1,3-1,7% |
Sanità e servizi alla persona | 1,3-1,7% |
Intrattenimento e spettacolo | 1,3-1,7% |
Settore edilizio | 5% |
Intermediari immobiliari | 2% |
Le ragioni di questa scarsa incidenza dei controlli nei settori sopra elencati sono molteplici: la frammentazione delle attività, la presenza preponderante di microimprese e la difficoltà, in taluni casi, di tracciare efficacemente tutte le transazioni economiche. In particolare, nei comparti agricolo e immobiliare, il controllo è spesso affidato a indagini più generali o a verifiche incrociate piuttosto che a ispezioni sistematiche.
Il settore sanitario e quello dell’intrattenimento registrano un numero limitato di interventi ispettivi, destinati ad aumentare solo in presenza di segnali evidenti di irregolarità. Nel commercio e nella ristorazione, la numerosità degli operatori e la difficoltà di tracciamento delle operazioni in contante contribuiscono a una minore probabilità statistica di controllo.
L’incidenza dei controlli fiscali varia sensibilmente anche in funzione della forma giuridica e della dimensione delle realtà produttive.
Secondo le recenti statistiche, le società di persone, le microimprese e le partite IVA in regime forfettario tendono a subire un numero di controlli formali inferiore rispetto alle società di capitali di maggiori dimensioni. In particolare:
Per le grandi società, invece, la situazione si inverte: il livello di trasparenza richiesto e la frequenza delle ispezioni sono assai superiori, specie in presenza di operazioni con l’estero o strutture societarie complesse.
La probabilità di essere selezionati per una verifica è influenzata da alcuni comportamenti virtuosi e dalla dimensione stessa dell’attività economica. Gli elementi che contribuiscono a diminuire il rischio sono: