L’integrazione degli anni universitari tra i periodi considerati validi per la pensione rappresenta un’opzione di crescente interesse nel panorama previdenziale italiano. Chi valuta questa strada deve confrontarsi con vincoli normativi, costi da non sottovalutare e condizioni stringenti che possono ridurre la convenienza dell’operazione.
Come funziona il riscatto della laurea: normative, requisiti e iter di domanda
Il riscatto della laurea permette di trasformare il periodo universitario legalmente previsto in anni di contribuzione utili per la maturazione dei requisiti pensionistici. Il diritto al riscatto è vincolato al conseguimento del titolo di studio previsto dalla durata legale del corso, escludendo gli anni fuori corso. Le regole per il riscatto della laurea ai fini pensionistici prevedono:
- Richiedenti: Possono presentare domanda lavoratori dipendenti, autonomi, disoccupati o inoccupati, finché non siano già titolari di pensione diretta.
- Reddito: Non è richiesto il possesso di un reddito al momento della domanda, ma la sostenibilità dei costi rappresenta un ostacolo soprattutto per chi non lavora.
- Iter: La richiesta avviene online attraverso il sito INPS, via patronato o contact center. È necessario fornire attestazione del conseguimento del titolo e anni di riferimento.
Fase |
Dettagli |
Simulazione |
Attraverso il simulatore INPS si valuta il costo e l'impatto sui requisiti pensionistici. |
Domanda |
Presentazione telematica con documentazione su titolo e periodi universitari. |
Calcolo dell’onere |
L’INPS comunica l'importo dovuto e le modalità di pagamento (unica soluzione o fino a 120 rate). |
Pagamento |
Attivazione dei periodi riscattati nell’estratto contributivo una volta saldato l’importo. |
L’onere e la modalità di calcolo variano a seconda che il periodo ricada nel sistema retributivo (prima del 1996), contributivo (dal 1996) o misto: tali elementi influenzano direttamente sia il costo sia l’utilità effettiva del riscatto per la pensione.
Quali titoli di studio sono riscattabili e chi può accedere al beneficio
La possibilità di valorizzare gli studi universitari ai fini previdenziali non riguarda indiscriminatamente tutte le tipologie di formazione. Sono riscattabili esclusivamente i periodi corrispondenti alla durata legale di:
- Diplomi universitari (almeno 2 anni, massimo 3)
- Lauree (biennali, triennali, magistrali e a ciclo unico)
- Diplomi di specializzazione post laurea (almeno 2 anni)
- Dottorati di ricerca
- Diplomi AFAM rilasciati dagli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale
Restano
esclusi dal beneficio:
- Anni fuori corso
- Master universitari e corsi non equiparati
- Periodi già coperti da contribuzione obbligatoria
Possono accedere al riscatto docenti, lavoratori dipendenti e autonomi, collaboratori, liberi professionisti nonché soggetti inoccupati. Per i lavoratori soggetti a casse diverse dall’INPS sono previste norme specifiche da consultare presso il proprio ente.
Vantaggi e svantaggi del riscatto della laurea: aspetti fiscali e previdenziali
Il riscatto degli anni universitari per aumentare il proprio montante contributivo comporta effetti significativi, sia positivi sia potenzialmente critici. Tra i vantaggi spiccano:
- Accelerazione del raggiungimento del requisito per la pensione anticipata o di vecchiaia
- Aumento della misura dell’assegno previdenziale grazie a maggiori contributi
- Piena deducibilità fiscale del costo nel riscatto ordinario, detrazione al 50% per quello agevolato in 5 anni (oppure 19% per i genitori che anticipano il pagamento per figli a carico)
- Accesso facilitato all’anticipo pensionistico per chi ha carriere discontinue
I
limiti e le criticità principali riguardano:
- Impatto incerto sull’importo dell’assegno in caso di riscatto agevolato, dove la base di calcolo è molto inferiore rispetto al riscatto ordinario
- Impegno finanziario significativo, spesso difficile da sostenere per lavoratori precari o inattivi
- Impossibilità di ottenere il doppio beneficio presso casse diverse per lo stesso periodo di studi
- Necessità di valutare la compatibilità con le specifiche regole delle casse professionali.
Le trappole nascoste: limiti, condizioni e casi in cui il riscatto conviene (o meno)
Il
riscatto della laurea per la pensione presenta alcune 'trappole', che riguardano soprattutto:
- L’impossibilità di riscattare periodi coperti già da contribuzione obbligatoria: ad esempio chi ha svolto attività lavorativa durante gli studi non potrà valorizzare il periodo sovrapposto.
- Esclusione degli anni fuori corso in ogni circostanza, a prescindere dai motivi della durata extra.
- Perdita dell’accesso ad alcune opzioni di pensione anticipata in caso di utilizzo del riscatto agevolato, soprattutto per chi potrebbe raggiungere i requisiti del pensionamento contributivo puro.
- Natura irrevocabile della scelta: una volta esercitata, non è possibile revocare il riscatto o modificarne la modalità.
- Nel sistema delle casse professionali o dei comparti statali (ad esempio scuola e sanità) le norme possono prevedere ulteriori restrizioni o distinte modalità di trattamento.
Per chi ha iniziato l’attività contributiva esclusivamente dal 1° gennaio 1996, la convenienza del riscatto va valutata con attenzione: il beneficio potenziale sull’assegno futuro potrebbe risultare limitato.
Per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996 (e che quindi rientrano pienamente nel metodo contributivo), riscattare anche un solo mese di studio antecedente a quella data può stravolgere il sistema di calcolo. Questo può, infatti, trasformare i lavoratori con anzianità nel sistema misto, portando alla conseguente disapplicazione del massimale contributivo.
Il massimale è un tetto retributivo (oggi circa 120.000 euro annui) oltre il quale, nel sistema contributivo puro, non si versano contributi. Tale tetto scompare quando si passa al sistema misto, con la conseguenza di un forte aumento delle trattenute previdenziali in busta paga.
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