Quali sono i casi in cui per legge chi ha la 104 o un disabile può saltare la fila allo sportello secondo la legge
Quali sono i casi in cui i disabili con la Legge 104 possono saltare la coda allo sportello? Dagli uffici postali, ai supermercati, alle biglietterie di metro e stazione e in tanti altri luoghi pubblici è presente il cartello che indica la precedenza nelle file per le donne in stato di gravidanza e i disabili.
Si tratta di una priorità che viene generalmente riconosciuta per evitare che soggetti in condizioni non agevoli trascorrino a volte ore a fare lunghe file. Vediamo cosa prevede nel dettaglio la normativa in merito.
A stabilirlo è la legge n.18 del 3 marzo 2009 che riconosce il diritto di chi soffre una condizione grave di disabilità con la Legge 104 a non essere penalizzato da lunghe attese e qualsiasi genere di opposizione in tal senso è considerato illegittimo. Dunque, saltare la fila è un diritto per chi è disabile.
Chiedere la precedenza è legittimo quando l’attesa diventa una barriera: chi eroga il servizio ha il dovere di trovare una soluzione concreta e proporzionata.
Anche secondo quanto già previsto dalla Legge 104, le persone con disabilità in situazione di gravità hanno diritto a non subire ulteriori disagi causati da barriere ambientali e organizzative, diritto rafforzato dalla recente entrata in vigore del Decreto Disabilità del 2024.
Il provvedimento ha introdotto una nuova concezione di disabilità basata sull’interazione tra limitazioni personali e ostacoli sociali e ambientali.
Stando a tale definizione, la disabilità non è solo una condizione medica, ma un problema sociale generato da ambienti inadeguati, motivo per cui nasce anche l’accomodamento ragionevole, cioè l’obbligo per chi eroga servizi di effettuare eventuali modifiche concrete per garantire l’accesso paritario anche ai disabili.
Se l’attesa per una fila allo sportello diventa un ostacolo per il disabile, è pienamente legittimo chiedere di passare avanti, sia in strutture sanitarie che in uffici pubblici o privati che offrono servizi al pubblico.
In caso di rifiuto, si rischia una violazione dei diritti della persona con disabilità.
Per la tutela dei soggetti con disabilità in determinate condizioni, proprio come quelle di lunghe file agli sportelli, è stata istituita la figura del Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, con il compito di contrastare i fenomeni di discriminazione diretta, indiretta o di molestie, in ragione della condizione di disabilità e del rifiuto dell'accomodamento ragionevole.
Il Garante effettua verifiche, d'ufficio o a seguito di segnalazione, sull'esistenza di fenomeni discriminatori, poi valuta le segnalazioni ricevute e, nel caso in cui un'amministrazione pubblica adotta un provvedimento o un atto amministrativo che viola i diritti della persona con disabilità, emette un parere motivato dove riporta le violazioni riscontrate e, se possibile, propone il ricorso all'autotutela amministrativa entro novanta giorni.