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Quando scatta l'obbligo di prendersi cura di un parente (anche senza che si sappia) secondo la Cassazione

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Chi decide di prendersi cura di un parente fragile in maniera volontaria, diventa, anche senza saperlo, suo garante legale e non può abbandonarlo: cosa ha stabilito la nuova sentenza n.26473 del 2025 della Corte di Cassazione

L’ordinamento italiano riconosce una rete di responsabilità nei rapporti di parentela, ampliando sempre più il concetto di assistenza dovuta ai familiari in condizioni di fragilità. La recente sentenza della Cassazione n. 26473/2025 ha ridefinito il perimetro di tale obbligo, stabilendo che esso può insorgere anche senza un’esplicita consapevolezza o manifestazione di volontà da parte del familiare interessato. In un contesto di continuo aggiornamento giurisprudenziale, diventa essenziale comprendere quando e come scatti il dovere di sostenere un parente, specie se la vulnerabilità è evidente o attestata da condizioni sanitarie o psicofisiche certificate. 

Il quadro normativo: amministrazione di sostegno e doveri familiari

L’amministrazione di sostegno rappresenta un pilastro fondamentale per la tutela delle persone che, in ragione di una menomazione fisica o psichica, temporanea o permanente, non sono in grado di provvedere autonomamente ai propri interessi.

A differenza dell’interdizione o dell’inabilitazione, questo istituto garantisce una protezione «su misura», con interventi proporzionati alle reali esigenze della persona fragile. Il giudice tutelare, competente per territorio, nomina un amministratore principalmente su richiesta di un parente, del beneficiario stesso o anche d’ufficio.

I compiti di chi si prende cura del congiunto coinvolgono sia aspetti personali (assistenza sanitaria, supporto nella vita quotidiana, gestione relazioni affettive) sia patrimoniali (amministrazione beni, firma contratti, tutela risparmi):

  • Il dovere di cura familiare si estende ben oltre i rapporti tra genitori e figli: è richiesto tra coniugi, fratelli, ascendenti e discendenti fino al terzo grado.
  • La legge 104 integra le tutele per chi presta assistenza continuativa, attribuendo permessi lavorativi e congedi straordinari, entro un quadro che privilegia la collaborazione e la divisione degli oneri di cura fra i membri del nucleo familiare.
  • I principi costituzionali pongono la solidarietà familiare tra i fondamenti della società civile, rafforzando la responsabilità morale e giuridica verso i familiari fragili.

Quando nasce l’obbligo di assistenza familiare anche inconsapevole

Il vincolo di assistenza può attivarsi anche senza una richiesta espressa da parte del familiare da assistere, secondo quanto ribadito dalla Suprema Corte. L’insorgere dell’obbligo avviene:
  • Quando si è a conoscenza, anche indiretta, di condizioni di grave disagio, infermità o incapacità a provvedere ai propri interessi da parte di un parente stretto.
  • Nel momento in cui il giudice tutelare ravvisa la necessità di tutela, può procedere d’ufficio alla nomina di un amministratore di sostegno, anche in assenza di istanza formale da parte dei familiari.
  • L’omessa attivazione da parte dei parenti, in presenza di evidenti segnali di vulnerabilità, può determinare una responsabilità anche in assenza di dolo, ossia pur non volendolo o senza averne piena consapevolezza.
La legge ammette che il dovere di cura possa considerarsi attivato anche senza che si sappia, quando la persona interessata rifiuti esplicitamente o non sia in grado di chiedere aiuto, specialmente nei casi di disturbi mentali, decadimento cognitivo, o barriere comunicative. Il giudice valuta caso per caso, dando rilievo non solo alla convivenza o ai legami di sangue, ma anche alle concrete possibilità di intervento e alla situazione relazionale complessiva. Da qui deriva una responsabilità oggettiva che può scattare persino senza piena consapevolezza dell’obbligo.

Le conseguenze della mancata assistenza: responsabilità civile e penale

La scelta di ignorare o non adempiere ai doveri di cura nei confronti di un parente fragile può comportare gravi conseguenze. Dal punto di vista civile, l’omissione dell’assistenza necessaria in presenza di una situazione che ne imponga l’obbligatorietà può configurare il diritto al risarcimento del danno sofferto dal soggetto abbandonato, soprattutto se ciò avviene in concomitanza con una condizione certificata di non autosufficienza. In ambito penale, la condotta omissiva può integrare fattispecie come la violazione degli obblighi di assistenza familiare, i maltrattamenti in famiglia o, nei casi più gravi, l’abbandono di persone incapaci. Dunque:

  • La responsabilità può essere ravvisata anche solo per mancata attivazione delle procedure necessarie (quali la richiesta di amministrazione di sostegno), senza che sia richiesta la prova di un danno psicofisico grave.
  • In presenza di situazioni di pericolo imminente o di vulnerabilità non adeguatamente tutelata, le autorità possono intervenire sia su impulso di terzi sia d’ufficio, con la possibilità di perseguire penalmente i parenti che hanno omesso il dovere di assistenza.
Specie in ambito familiare, la tenuta delle relazioni di cura viene esaminata con particolare attenzione dai tribunali, che valutano non solo la condotta materiale ma anche l’atteggiamento omissivo e l’eventuale rifiuto di attivarsi. Comportamenti apparentemente neutri, come il semplice disinteresse o il mancato contatto, possono quindi assumere rilievo nelle valutazioni giudiziarie.

Differenza tra obbligo di assistenza morale e materiale e diritto all’autonomia

L’obbligo di assistenza familiare abbraccia due dimensioni complementari: quella materiale e quella morale. La prima implica il sostegno economico, la fornitura di beni essenziali, l’intervento pratico nei bisogni di base e l’accesso a cure e servizi. La seconda si collega soprattutto all’ascolto, alla presenza affettiva, al rispetto delle scelte individuali, all’incoraggiamento dell’autonomia e della volontà della persona vulnerabile.

  • I giudici pongono un confine preciso tra l’assistenza dovuta e il rispetto dell’autodeterminazione: l’aiuto non deve trasformarsi in controllo eccessivo o sostituzione delle libertà personali.
  • Una tabella esemplificativa mostra le principali differenze:
Assistenza morale Assistenza materiale
Ascolto e dialogo Supporto economico
Sostegno emotivo Gestione spese mediche
Rispetto identità e volontà Accompagnamento a visite e terapie
Promozione autonomia Somministrazione farmaci
Il diritto all’autonomia resta centrale: la Cassazione ribadisce che l’assistenza non giustifica ingerenze indebite o annullamento delle capacità residue della persona fragile, ma è finalizzata a sostenerne dignità e autodeterminazione.

Casi concreti: la giurisprudenza e la sentenza Cassazione 26473/2025

Le pronunce degli ultimi anni forniscono importanti spunti interpretativi sul tema. La decisione della Cassazione n. 26473/2025 rappresenta un punto di svolta in tema di riconoscimento dell’obbligo familiare di assistenza anche in assenza di manifesta richiesta da parte dell’interessato. 

Nel caso trattato, la Corte ha riconosciuto la sussistenza della responsabilità per la mancata attivazione a favore di un genitore in stato di grave malattia, pur essendo i figli a conoscenza della situazione di estrema necessità. La sentenza ha chiarito che la responsabilità si configura anche nei casi di inerzia senza giustificato motivo, sottolineando che il mero disinteresse o la sottovalutazione della gravità può avere rilevanza sia in ambito civile che penale.



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