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Quanto dura in media lo stipendio mensile di un dipendente italiano? Riesce a tirare a fine mese?

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Stipendio mensile dipendente

La difficoltà di tirare avanti fino al 30 del mese non è solo una questione personale, ma rappresenta un indicatore dello stato del Paese.

La domanda non è tanto quanto si guadagna, ma quanto effettivamente resta in tasca a fine mese. Il dato ufficiale fornito da Eurostat e Istat ci dice che il reddito medio netto mensile di un lavoratore dipendente italiano si aggira attorno ai 1.650-1.750 euro, cifra che varia in base alla qualifica, al contratto, al settore d'impiego e all'area geografica. Questo numero astratto dice poco se non viene confrontato con le spese reali e quotidiane.

Chi vive a Milano, Roma o Firenze, ad esempio, si confronta con affitti che possono superare abbondantemente i 900-1.200 euro per un bilocale, mentre chi risiede in città come Bari, Palermo o Cosenza potrebbe cavarsela con la metà. Ma non è solo l'affitto a incidere: bollette energetiche, abbonamenti ai trasporti, spesa alimentare, telefonia, carburante, mutuo o rate sono solo alcune delle voci che, mese dopo mese, erodono rapidamente la disponibilità. E così, quel che rimane per vivere è spesso poco più di un'illusione. Vediamo quindi:

  • Tra costi fissi e imprevisti, durata dello stipendio mensile
  • Una questione sociale ed economica tirare fino a fine mese

Tra costi fissi e imprevisti, durata dello stipendio mensile

Il salario mensile per molti lavoratori è già destinato ancor prima di essere accreditato. Chi vive in affitto vede svanire oltre la metà del proprio stipendio solo per l'abitazione. Le spese energetiche, con l'instabilità dei prezzi dell'elettricità e del gas, hanno reso il bilancio domestico ancora più fragile. Una famiglia media spende in media tra i 140 e i 200 euro al mese per luce e gas, mentre un single difficilmente scende sotto i 100. L'alimentazione, anch'essa rincarata negli ultimi anni, è un'altra fetta: per un single, si stimano almeno 250-350 euro al mese, che diventano il doppio in un nucleo familiare.

A questi numeri si aggiungono i costi variabili, come il trasporto pubblico o la benzina, gli abbonamenti a servizi digitali, i costi scolastici per i figli, gli acquisti straordinari, le visite mediche non coperte dal SSN. Non è raro che, dinanzi a un piccolo imprevisto - come una multa, una riparazione urgente o una spesa medica non pianificata - il bilancio familiare vada in rosso. Secondo le ultime analisi del Censis, più di un italiano su tre non riesce a risparmiare nemmeno un euro a fine mese, e uno su quattro è costretto a usare risparmi precedenti per coprire spese ordinarie. Il quadro che emerge è quello di una tenuta finanziaria precaria, dove la fatica per arrivare alla fine del mese è la regola più che l'eccezione.

Una questione sociale ed economica tirare fino a fine mese

La difficoltà di tirare avanti fino al 30 del mese non è solo una questione personale, ma rappresenta un indicatore dello stato di salute economica e sociale del Paese. Quando lo stipendio medio non basta a coprire le spese di base, si crea una condizione che i sociologi definiscono di vulnerabilità finanziaria strutturale. È un fenomeno che non tocca solo i disoccupati o le categorie più fragili, ma coinvolge una porzione crescente del ceto medio-lavoratore: insegnanti, impiegati, tecnici specializzati, lavoratori della logistica o della ristorazione, famiglie monoreddito.

Il problema non è soltanto l'ammontare nominale della busta paga, ma anche la pressione fiscale e l'insufficienza delle politiche di sostegno al reddito. In molti Paesi europei, i salari medi sono simili o leggermente superiori a quelli italiani, ma la differenza la fanno i servizi garantiti e i meccanismi di welfare. L'Italia, al contrario, mostra una spiccata tendenza a lasciare il cittadino solo di fronte al mercato, dove l'aumento dei prezzi non trova compensazioni sistemiche nel potere d'acquisto reale.

Non a caso, si moltiplicano gli studi e le indagini che parlano di una crisi silenziosa delle famiglie italiane, che pur lavorando a tempo pieno non riescono più a progettare un futuro stabile. La casa diventa un sogno proibito, i figli un lusso, le ferie un'eccezione. E mentre i dati macroeconomici parlano di Pil in crescita o inflazione in rallentamento, la percezione quotidiana è quella di un paese dove lo stipendio si esaurisce troppo in fretta, dove non si vive, ma si sopravvive.

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