Da nuovi aumenti delle pensioni minime a ulteriori incentivi per chi rimane a lavoro, a modifiche per le uscite anticipate: cosa potrebbe ancora cambiare per le pensioni fino all’approvazione finale ufficiale della Manovra
Quali novità per le pensioni potranno ancora esserci nella nuova manovra finanziaria durante l’iter Parlamentare? Dopo aver confermato ancora per il 2025 la possibilità di andare in pensione anticipata con le forme di uscita vigenti, si potrebbe ancora andare verso ulteriori modifiche pensionistiche fino all’approvazione finale della Manovra Finanziaria 2025. Vediamo cosa ancora potrebbe cambiare.
Via libera ancora nel 2025 alla quota 103 per andare in pensione a 62 anni di età e con 38 anni di contributi, all’ape sociale, per uscire a 63 anni e 5 mesi di età e con almeno 30 di contributi, che salgono a 36 per i lavoratori usuranti, e all’opzione donna.
Tra le ulteriori modifiche di cui si potrebbe ancora discutere, c’è la quota 41, per permettere a tutti di andare in pensione solo con 41 anni di contributi a prescindere dal requisito anagrafico, su cui certamente la Lega tornerà a battere ma che, verosimilmente, non sarà approvata neppure quest’anno.
Dal canto suo, Forza Italia rilancerà su un aumento delle pensioni minime, fisso, magari fino a 650 euro rispetto ai 625-630 euro al momento stabilito, e non è escluso alla fine che si arrivi alla cifra almeno di 640 euro.
Tra le novità per le pensioni ancora in discussione, potrebbe esserci anche un ulteriore rafforzamento dei bonus e degli incentivi per i lavoratori che rimangono a lavoro dopo il raggiungimento dell'età pensionabile.
Di contro, potrebbe essere deciso anche un aumento delle finestre mobili per la pensione anticipata ordinaria ma che potrebbe interessare anche le altre forme di uscita prima.
Per il Trattamento di fine rapporto Tfr, nonostante gli annunci, probabilmente nulla sarà fatto. La manovra dovrebbe prevedere un piano per rafforzare la previdenza complementare introducendo il silenzio-assenso di sei mesi per destinare poi automaticamente il Tfr ai fondi pensione.
Secondo quanto previsto, i lavoratori che lasciano il Trattamento in azienda dovranno esprimere entro sei mesi la volontà o di continuare a versarlo lì o di metterlo nel fondo di categoria e, se non dichiarano nulla, diventano silenti e i soldi vengono poi versati direttamente nel fondo pensione.