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Sciopero, se si scende in strada e si blocca c'è il rischio di denuncia penale dopo Decreto Sicurezza?

di Marianna Quatraro pubblicato il
sciopero rischio denuncia penale

Quali sono le nuove sanzioni previste per chi sciopera in strada, bloccandola, dopo l'approvazione dell'ultimo Decreto Sicurezza e i rischi

Negli ultimi anni, la disciplina delle manifestazioni pubbliche in Italia ha subito radicali trasformazioni. Con l'adozione del Decreto Sicurezza, il Parlamento ha modificato profondamente il quadro normativo relativo al diritto di sciopero e alle forme di protesta nello spazio pubblico.

Si tratta di una riforma che ha generato un ampio dibattito politico e giuridico, soprattutto in relazione al rischio di denuncia penale per scioperi in strada dopo nuovo decreto sicurezza e alle libertà costituzionali di espressione e dissenso. 

Cosa prevede il Decreto Sicurezza: nuove tipologie di reato e inasprimento delle pene

Il nuovo impianto normativo si caratterizza per l'introduzione di 14 nuove fattispecie di reato e il consistente aumento delle pene per condotte già costituenti illecito amministrativo o penale.

La riforma punta ad una maggiore tutela della sicurezza pubblica e dei servizi essenziali, ma molti osservatori hanno sollevato diversi dubbi e critiche 

  • Occupazione abusiva di immobili: nuova disciplina con pene da due a sette anni, procedure accelerate di sgombero, prevista la cooperazione anche per chi supporta gli occupanti.
  • Blocco stradale o ferroviario: il semplice utilizzo del proprio corpo per interdire il traffico pubblico è ora punito penalmente.
  • Aumento delle aggravanti: condotte commesse in prossimità di infrastrutture critiche (ad es. stazioni) o per impedire opere pubbliche ricevono incrementi sanzionatori significativi.
  • Repressione della resistenza, anche passiva: estensione delle pene per chi si oppone all'azione delle forze dell'ordine, non limitatamente agli atti violenti.
  • Daspo urbano: ampliato il potere di interdire l’accesso a specifiche aree urbane, spesso per periodi prolungati e anche in mancanza di condanna definitiva.

Il blocco stradale: da illecito amministrativo a reato penale

Una delle principali novità è la trasformazione del blocco stradale da illecito amministrativo a reato penale

Dopo l’approvazione del nuovo Decreto Sicurezza, il reato di blocco stradale è, infatti, passato da essere considerato un illecito amministrativo, punibile solo con una multa da mille a quattromila euro, a un reato punito con la reclusione.

Il decreto prevede, in particolare, una pena con la reclusione fino a un mese o la multa fino a 300 euro e, se il fatto è commesso da più persone riunite, è prevista la reclusione da sei mesi a due anni.

Il diritto di sciopero resta comunque riconosciuto, pur se svolto in strada, ma solo ed esclusivamente in strade scelte e per cui viene autorizzata l’eventuale manifestazione. Quando, però, la stessa interessa strade nevralgiche, come le tangenziali, impedendo ad altre persone di andare a lavoro, a scuola, in ospedale, allora si rischia di andare incontro ad una denuncia penale.

  • La norma intende colpire forme di protesta adottate da movimenti sindacali, lavoratori e attivisti climatici
  • Il rischio di denuncia penale per scioperi in strada dopo nuovo decreto sicurezza riguarda pertanto chiunque partecipi a una manifestazione che ostacoli la circolazione dei mezzi pubblici e privati.
  • L’inasprimento delle pene è accompagnato da sanzioni amministrative e dalla possibilità di arresto in flagranza, una misura che modifica radicalmente l’operatività delle forze dell'ordine durante le proteste.

Critiche, profili di legittimità costituzionale e reazioni della società civile e politica

Giuristi, associazioni e forze politiche di opposizione hanno sollevato numerose critiche sulle misure adottate. Si contesta la proporzionalità delle pene, la concreta efficacia preventiva delle nuove norme e la loro compatibilità con la Costituzione italiana.

Molti esperti evidenziano come l’inasprimento delle pene non sia, in realtà, uno strumento efficace per diminuire la conflittualità sociale, mentre rischia di compromettere il diritto di dissenso.

Tra le altre critiche sollevate relative alle misure approvate nel Decreto, vi sono anche quelle sulle procedure accelerate di sgombero e le norme sulla resistenza passiva considerate discriminatorie, soprattutto nei confronti di lavoratori e migranti; e quelle sull’esclusione di alcune categorie dai benefici giuridici e il ricorso alla detenzione preventiva sollevano questioni sulla riserva di giurisdizione e sulla centralità della magistratura nella garanzia dei diritti.

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