Che effetto ha un aumento dello stipendio negli ultimi anni di vita lavorativa sull'importo della pensione finale? Occorre partire dal sistema di calcolo della pensione e poi considerare diverse variabili.
Quando si avvicina il momento della pensione, è naturale chiedersi come massimizzare il proprio trattamento previdenziale. Una domanda ricorrente riguarda l'impatto degli aumenti retributivi nel periodo finale della carriera sull'importo della pensione. Analizziamo in dettaglio questo aspetto per comprendere se e quanto gli incrementi salariali negli ultimi anni di servizio influiscono sul calcolo dell'assegno pensionistico.
La normativa previdenziale italiana prevede tre diversi metodi di calcolo dell'assegno pensionistico, che dipendono dall'anzianità contributiva del lavoratore:
Per ottenere l'importo finale della pensione, il montante contributivo viene moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, che varia in base all'età del lavoratore al momento del pensionamento.
Il montante contributivo viene rivalutato annualmente sulla base della variazione media quinquennale del PIL nominale. Questo tasso di rivalutazione è determinato dall'ISTAT e viene applicato ai contributi già versati per mantenerne il valore nel tempo.
È importante sottolineare che la rivalutazione del montante contributivo avviene ogni anno in base all'andamento dell'economia nazionale, e non dipende dagli incrementi salariali individuali.
I coefficienti di trasformazione sono percentuali che convertono il montante contributivo in rendita pensionistica. Questi valori sono stabiliti dalla legge e variano dai 57 ai 71 anni di età. Il principio alla base è semplice: più tardi si va in pensione, maggiore sarà il coefficiente applicato e, di conseguenza, più elevato sarà l'importo dell'assegno pensionistico.
Questo sistema riflette una logica attuariale: con l'avanzare dell'età, diminuisce la speranza di vita residua e quindi aumenta il valore del coefficiente, permettendo di ricevere una pensione più alta. I coefficienti sono sottoposti a revisione biennale per allinearli alle variazioni demografiche della popolazione italiana.
Tornando alla domanda iniziale, l'incremento salariale negli ultimi anni di carriera incide sull'importo della pensione? La risposta è articolata e dipende da diversi fattori, principalmente dal sistema di calcolo applicabile al lavoratore.
Nel sistema retributivo, che si applica per i periodi antecedenti al 2012 o al 1996 (a seconda dell'anzianità contributiva), l'importo della pensione dipende effettivamente dalle retribuzioni percepite negli ultimi anni di lavoro. In particolare:
Nel sistema contributivo, che ormai rappresenta la modalità di calcolo predominante, l'effetto degli aumenti salariali negli ultimi anni di lavoro è più limitato. Poiché la pensione viene calcolata sull'intero montante contributivo accumulato nella vita lavorativa, gli incrementi retributivi tardivi hanno un peso proporzionalmente minore.
Tuttavia, anche in questo caso, un aumento dello stipendio comporta maggiori versamenti contributivi che incrementano il montante complessivo. Di conseguenza, pur con un impatto ridotto rispetto al sistema retributivo, gli aumenti salariali negli ultimi anni lavorativi contribuiscono comunque a migliorare l'importo della pensione finale.
Per comprendere meglio l'effetto concreto degli aumenti salariali, consideriamo alcuni esempi pratici:
Immaginiamo un lavoratore che ha sempre versato con il sistema contributivo e ha uno stipendio medio di 30.000 euro annui. Nell'ultimo quinquennio lavorativo ottiene un aumento del 20%, portando il suo stipendio a 36.000 euro annui.
In questo caso, l'incremento contributivo dell'ultimo periodo inciderà positivamente sul montante finale, ma in misura proporzionale al periodo in cui è stato percepito il maggiore stipendio. Se consideriamo una carriera lavorativa di 40 anni, l'aumento degli ultimi 5 anni influirà per circa il 12,5% sul montante contributivo totale.
Consideriamo ora un lavoratore con sistema misto che beneficia del calcolo retributivo fino al 2011. In questo caso, l'aumento dello stipendio negli ultimi anni avrà un duplice effetto:
Alla luce di quanto spiegato, ecco alcune strategie che possono essere adottate per massimizzare l'importo della pensione:
Se possibile, è utile pianificare un percorso di crescita retributiva graduale lungo tutta la carriera, piuttosto che concentrare gli aumenti solo negli ultimi anni. Questo approccio garantisce un accumulo più consistente di contributi nell'arco dell'intera vita lavorativa.
In alcuni casi, può essere vantaggioso versare contributi volontari per aumentare il montante contributivo, specialmente se si ha uno stipendio tra 800-1600 euro e si lavora part time, per comprendere quanto sarà la propria pensione futura.
Posticipare il pensionamento, quando possibile, permette di beneficiare di coefficienti di trasformazione più favorevoli e di accumulare un maggior montante contributivo, con effetti significativi sull'importo finale della pensione.
In sintesi, gli aumenti di stipendio negli ultimi anni di carriera hanno un impatto diverso sull'importo della pensione a seconda del sistema di calcolo applicabile:
Una pianificazione previdenziale efficace dovrebbe quindi considerare l'intera carriera lavorativa e non concentrarsi esclusivamente sugli ultimi anni di servizio, valutando anche quanto si dovrebbe versare al fondo pensione con uno stipendio di 1200-1500 euro, per garantire un trattamento pensionistico adeguato alle proprie esigenze.
È anche importante capire cosa succede all'importo della pensione se l'inflazione aumenta, poiché questo fattore economico può influenzare significativamente il potere d'acquisto del proprio assegno pensionistico nel tempo.