Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Statali, da quando entrerà realmente in vigore il blocco dello stipendio nel 2026 e per quale tipo di debiti con il Fisco

di Marcello Tansini pubblicato il
Statali quando blocco stipendio 2026 deb

Il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici a causa di debiti con il Fisco entrerà in vigore il primo gennaio 2026: a chi si applicherà, condizioni e limiti

Le nuove disposizioni introdotte dalla Manovra Finanziaria segnano una svolta rispetto alle politiche precedenti di gestione delle pendenze fiscali dei dipendenti pubblici. Attualmente, chi lavora nella pubblica amministrazione e accumula debiti fiscali significativi entra in una fascia di particolare attenzione, con conseguenze dirette sull’erogazione del proprio stipendio e delle relative indennità. 

Non tutti i lavoratori pubblici saranno soggetti al nuovo meccanismo. La normativa prevede dei limiti reddituali e di importo del debito che selezionano una fascia ben precisa di soggetti, escludendo chi ha buste paga più basse o pendenze fiscali di entità modesta. In questo modo si mira a tutelare chi si trova in condizioni di temporanea difficoltà, concentrando l’azione nei confronti di chi non ha assolto agli obblighi fiscali più rilevanti. 

Quando entrerà in vigore il blocco degli stipendi statali e chi sarà coinvolto

La norma relativa al blocco stipendio per i dipendenti pubblici in debito con il Fisco entrerà effettivamente in vigore a partire dal 1° gennaio 2026. Da questa data tutte le amministrazioni pubbliche dovranno implementare le verifiche preventive e gestire i casi di dipendenti che superano le soglie fissate per reddito e debito.

È importante evidenziare che la platea dei soggetti interessati dal provvedimento risulta piuttosto circoscritta. Secondo stime ufficiali, il blocco dello stipendio per gli statali riguarderà circa 250.000 individui tra dipendenti pubblici e pensionati, sul totale della forza lavoro del settore pubblico. Il criterio selettivo prevede due filtri obbligatori:

  • il percettore di stipendio o pensione deve avere un reddito mensile superiore a 2.500 euro;
  • l’ammontare dei debiti fiscali deve essere almeno pari a 5.000 euro.
Chiunque non superi entrambe le soglie non sarà soggetto a nessuna trattenuta. Allo stesso modo, non verranno toccati coloro che hanno pendenze fiscali inferiori agli importi settoriali richiamati dalla norma. Le amministrazioni sono quindi chiamate a una costante attività di monitoraggio e verifica per evitare azioni sulle categorie escluse, in osservanza ai principi di proporzionalità e giustizia sociale.

Come funziona il blocco: soglie di reddito, importi dei debiti e meccanismo delle trattenute

La disciplina del blocco stipendiale prevede un meccanismo automatico di trattenuta sull’emolumento mensile dei dipendenti pubblici e dei pensionati che non abbiano regolarizzato la propria posizione fiscale, a patto che la doppia soglia, sul reddito e sul debito, sia superata. Il calcolo della trattenuta non riguarda soltanto lo stipendio base, ma coinvolge tutte le indennità connesse al rapporto di lavoro pubblico, incluse integrazioni e componenti accessorie.

Lo schema di applicazione può essere così sintetizzato:

  • Reddito mensile superiore a 2.500 euro;
  • Debiti fiscali non pagati pari o superiori a 5.000 euro;
  • Scatta la trattenuta diretta in busta paga o sulla pensione per tutta la durata dell’insolvenza.
La somma trattenuta sarà utilizzata per il recupero delle somme dovute all’Erario, secondo le modalità definite dalla pubblica amministrazione erogatrice. Il prelievo diretto garantisce una procedura rapida ed efficace, eliminando le lunghe trafile giudiziarie o le incertezze dei pignoramenti ordinari e assicurando maggiore certezza nella riscossione dei tributi. Sono inoltre previste delle tutele per garantire che la trattenuta non comprometta il diritto ai bisogni essenziali del lavoratore, in linea coi limiti di impignorabilità previsti dal codice di procedura civile.

Il sistema di controlli informatici, una volta a regime, consentirà alla pubblica amministrazione di individuare tempestivamente i nuovi casi e avviare la procedura di trattenuta, che resterà attiva fino al completo soddisfacimento del debito o alla modifica delle condizioni di reddito e debito che lo hanno generato.

Quali tipi di debiti con il Fisco determinano il blocco dello stipendio

L’applicazione della trattenuta automatica si riferisce a categorie specifiche di pendenze nei confronti dell’Amministrazione finanziaria. Non tutti i debiti, infatti, fanno scattare la procedura, ma solo:

  • Debiti per tributi non versati di natura erariale (IRPEF, IVA, altre imposte dirette e indirette);
  • Pendenze legate a sanzioni amministrative connesse al mancato adempimento degli obblighi fiscali;
  • Somme iscritte a ruolo tramite cartella esattoriale da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione;
  • In alcuni casi, contributi previdenziali omessi se certificati e affidati alla riscossione coattiva dall’autorità competente.
Restano esclusi dal blocco gli altri tipi di debiti non riferiti direttamente a tributi o contributi connessi a obblighi fiscali (es. multe stradali non collegate a tributi, debiti privati, rate di mutuo o prestiti, ordinarie sanzioni amministrative prive di rilevanza tributaria). È la notifica della cartella esattoriale, o un atto equiparato, a costituire la base legale per l’avvio della trattenuta.

Le tempistiche e le procedure di verifica dei debiti: cartelle esattoriali e controlli PA

Le amministrazioni pubbliche sono obbligate alla verifica preventiva dello stato debitorio dei propri dipendenti e pensionati, prima di erogare somme superiori alle soglie previste. Il procedimento prende avvio con il riscontro della posizione debitoria tramite cartelle esattoriali e atti equiparabili affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

L’iter pratico segue queste tappe:

  • Accesso ai dati tramite le piattaforme digitali predisposte dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione;
  • Controllo del superamento delle soglie reddituali e di debito;
  • Comunicazione della posizione debitoria al dipendente interessato;
  • Attivazione della trattenuta per l’importo necessario a garantire il recupero.
Le tempistiche di attivazione sono funzione dei sistemi informatici: l’adeguamento delle piattaforme digitali è stato uno dei motivi che ha portato al rinvio dell’entrata in vigore della norma al 2026. L’aggiornamento sarà, dunque, pressoché automatico, con la segnalazione tempestiva delle nuove posizioni debitorie: ciò ridurrà sensibilmente i tempi di avvio delle trattenute rispetto al passato.

Cosa succede dopo il blocco: durata, modalità di estinzione del debito e impatto sul lavoratore

Dopo l’avvio della trattenuta, l’erogazione stipendiale subisce una decurtazione proporzionale fino a copertura integrale del debito certificato. L’importo delle trattenute viene stabilito dalla pubblica amministrazione tenendo conto delle percentuali massime di pignorabilità e dei limiti imposti dalla legge a tutela del minimo vitale del lavoratore.

La durata del blocco è strettamente collegata alla rapidità di estinzione del debito: una volta saldato l’importo, la trattenuta si interrompe e il lavoratore torna a percepire l’intera retribuzione. Esistono, inoltre, possibilità di rinegoziare la posizione debitoria, ad esempio accedendo a rateizzazioni o forme di saldo e stralcio, purché la situazione sia regolarizzata con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Tutele, limiti legali al pignoramento 

Nonostante la procedura automatica, il blocco stipendiale non può superare le garanzie previste dalla normativa italiana a salvaguardia della dignità economica del lavoratore. Il codice di procedura civile indica che:

  • La quota massima pignorabile per debiti fiscali varia dal 10% al 20% della retribuzione, a seconda dell’entità del reddito;
  • Altre tipologie di pignoramento (debiti alimentari, debiti privati) prevedono percentuali diverse e spesso inferiori;
  • La somma trattenuta non può comunque ridurre il lavoratore sotto il minimo vitale stabilito per legge.


Leggi anche