Quali sono le regole che disciplinano il pignoramento nel 2025, le diverse modalità, i procedimenti e gli importi: i chiarimenti
Quali sono le regole valide nel 2025 per il pignoramento? Il pignoramento, come atto di esecuzione forzata per il recupero dei crediti, può scattare sui conti correnti ma anche sui beni immobili, quando un soggetto non paga i propri debiti.
Ci vuole, però, sempre molto tempo, perché si avvii un effettivo procedimento di pignoramento. Vediamo quali sono le regole vigenti nel 2025.
Resta confermata anche nel 2025 l’impignorabilità della prima casa se adibita ad abitazione principale.
Tuttavia, c’è una distinzione da fare: la prima casa non si può pignorare se il debito contratto è con il Fisco. Se, invece, il debito è di natura privata, può essere pignorata.
Ciò significa che una banca, una finanziaria, il condominio, ecc. possono pignorare la prima casa e non sussiste alcun divieto.
Precisiamo, invece, che dal 2025, per alcune imposte non pagate, non servirà più l'invio preventivo della cartella esattoriale per avviare il pignoramento, il fermo amministrativo e le ipoteche, ma basterà solo l’accertamento esecutivo emesso dall’Agenzia delle Entrate.
Si tratta di un invito a pagare entro 60 giorni dal momento in cui l’atto viene notificato. Trascorsi i 30 giorni dalla scadenza per il pagamento, possono scattare direttamente le procedure come pignoramento e ganasce fiscali, senza passare dalla cartella esattoriale.
I casi in cui non saranno più emesse le cartelle esattoriali riguardano le imposte di registro, di successione, la restituzione di agevolazioni fiscali che non spettavano, i crediti di imposta da restituire perché utilizzati indebitamente e si aggiungono ai debiti Irpef, Iva, Imu, Tari, Tosap, imposta sulla pubblicità e crediti dell’Inps, già interessati dall’accertamento esecutivo.
Le leggi in vigore stabiliscono limiti precisi per il pignoramento sia degli stipendi che delle pensioni.
Come fissato dal Codice di Procedura civile, le somme dovute a titolo di stipendio o di un’altra indennità relativa al rapporto di lavoro possono essere pignorate nella misura massima di un quinto, calcolato sul netto della retribuzione.
Ciò significa che può essere pignorato fino al massimo del 20% dello stipendio percepito e al netto delle ritenute previdenziali e di quelle fiscali.
E’, comunque, sempre necessario garantire, per legge, ad ogni soggetto il minimo vitale proprio per la sopravvivenza, importo calcolato sulla base dell’assegno sociale.
Passando alle pensioni, quelle di importo mensile inferiore o pari a 1.000 euro risultano integralmente impignorabili. Per i trattamenti di importo superiore, invece, il pignoramento si può applicare solo sulla parte eccedente tale soglia.
In tal caso, solo un quinto di tale eccedenza può essere prelevato dai creditori, per cui il prelievo non può mai riguardare l’intero importo eccedente.
Per evitare che scattino i pignoramenti, nel 2025, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per semplificare e facilitare gli adempimenti dei contribuenti ha previste nuove dilazioni dei pagamenti delle somme iscritte a ruolo.
I contribuenti potranno, infatti, chiedere la rateizzazione in base all’importo del debito e alle condizioni economiche dichiarate o documentate.
I piani di dilazione di pagamento possono essere concessi per una durata massima di sei anni in caso di rateizzazione ordinaria, e 10 anni, in caso di rateizzazione straordinaria, prorogabili, e nel limite minimo di 50 euro a rata.
Quando il piano di rateizzazione viene approvato e si effettua il pagamento della prima rata, si sospendono le eventuali procedure collegate.