Cambiano gli importi degli stipendi dei dipendenti pubblici nel 2026 grazie ai rinnovi contrattuali e i relativi aumenti, la nuova Irpef e i premi: i calcoli
La nuova Manovra Finanziaria 2026 prevede importanti aggiornamenti sul fronte delle retribuzioni per i dipendenti pubblici, con l’introduzione di nuove aliquote fiscali, rinnovi contrattuali e regimi di detassazione specifici. Per la prima volta, l’intervento coordinato su Irpef, premi di produttività e trattamento accessorio è mirato non solo a ridurre la pressione fiscale, ma anche a offrire incrementi concreti per diverse categorie del pubblico impiego. Le novità coinvolgono in modo particolare i comparti scuola, sanità e enti locali, con effetti visibili già sui cedolini a partire da gennaio.
Questo aggiornamento rappresenta un passo avanti nella direzione di un sistema retributivo più equo e allineato al costo della vita, secondo criteri di equilibrio e sostenibilità definiti dal Governo e in linea con le raccomandazioni degli organismi internazionali.
Dall’anno 2026 il sistema di tassazione Irpef per i lavoratori pubblici subisce una revisione strutturale attraverso l’introduzione di tre scaglioni con nuova aliquota ridotta sul secondo scaglione. Il nuovo assetto prevede:
Per retribuzioni al di sotto dei 28.000 euro, la struttura resta invariata e i benefici di questa revisione sono pressoché nulli, mentre per i redditi molto elevati sono previste misure di neutralizzazione. Chi supera i 200.000 euro non godrà di alcun reale vantaggio per effetto della riduzione di detrazioni per un importo pari al beneficio Irpef potenzialmente ottenibile.
La riduzione delle ritenute avviene solo sulla parte di reddito imponibile (detratti contributi, 8,80% per il pubblico impiego), quindi la differenza sul netto può variare in modo sensibile. La nuova Irpef 2026 si applica direttamente sui cedolini dal mese di gennaio, rendendo la variazione tangibile già nei primi mesi dell’anno.
Nel biennio 2025-2026 sono stati siglati importanti accordi di rinnovo contrattuale che impattano direttamente su importi e modalità di calcolo delle retribuzioni nette pubbliche. Gli incrementi salariali previsti dai nuovi CCNL (ad esempio Funzioni Locali e Sanità) non sono soggetti alle normali aliquote Irpef ma beneficiano di un regime fiscale agevolato per stimolare l’adeguamento al costo della vita.
Secondo le ultime norme, per i dipendenti pubblici con reddito fino a 28.000 euro, sugli aumenti derivanti da rinnovi contrattuali viene applicata una imposta sostitutiva al 5% invece delle tradizionali aliquote Irpef. Questa modalità consente di trattenere una quota maggiore degli incrementi in busta paga, generando un effetto diretto e visibile sul netto percepito.
Oltre alla pressione fiscale ridotta, va considerata l’incidenza dei contributi (8,80% nel pubblico), dedotti dall’aumento lordo prima di applicare la tassazione sostitutiva sul rinnovo.
Nei comparti scuola e sanità, così come negli enti locali, la platea dei beneficiari si amplia considerevolmente nel 2026 grazie all’applicazione dei nuovi CCNL sottoscritti a cavallo tra il 2025 e il 2026.
Per esempio, un dipendente con reddito lordo di 20.000 euro che guadagna un aumento di 150 euro mensili, riceve un netto dell’incremento superiore rispetto al passato, grazie alla tassazione agevolata, stimato in circa 24 euro mensili in più rispetto alla tassazione ordinaria.
Per il comparto Funzioni Locali, il nuovo contratto sottoscritto a novembre 2025 ha portato incrementi che, a seconda della categoria, variano tra 70 e 120 euro lordi mensili. Grazie al regime fiscale agevolato al 5%, l’aumento netto in busta paga risulta sensibilmente superiore rispetto alla stessa cifra assoggettata alla tradizionale Irpef, generando maggiori benefici per chi rientra nelle soglie di reddito indicate. Queste modifiche toccano migliaia di dipendenti di Province, Comuni e Regioni, garantendo una maggiore corrispondenza tra stipendi e impegni professionali richiesti dagli enti territoriali.
Nel settore istruzione e nel Servizio Sanitario Nazionale, i nuovi CCNL prevedono incrementi medi tra 90 e 130 euro lordi, con valori differenziati tra i principali profili professionali e tenendo conto delle specificità di ruolo.
Il calcolo del netto è influenzato dalla tassazione agevolata sulle voci accessorie (come straordinari e prestazioni aggiuntive), che per il personale medico e infermieristico raggiungono il 15% fino ai limiti previsti. Tali misure mirano a offrire un risparmio fiscale concreto e una valorizzazione degli sforzi connessi a turni o carichi straordinari, soprattutto nel contesto di persistenti emergenze sanitarie.
Un elemento chiave delle novità 2026 riguarda i premi produttività e il trattamento accessorio per i pubblici dipendenti. L’imposta sostitutiva pari al 5% si applica sui premi fino a 3.000 euro lordi, purché il reddito di lavoro dipendente dell’anno precedente non abbia superato gli 80.000 euro. Queste condizioni favoriscono la partecipazione a progetti, attività extra e straordinari, con un’imposizione molto più bassa della tradizionale Irpef.
Nel dettaglio, le principali voci oggetto di detassazione sono:
Per il Servizio sanitario nazionale, la misura riguarda soprattutto turni extra e attività straordinarie, consentendo a medici e infermieri di trattenere un importo maggiore. L’obiettivo perseguito dal legislatore è incrementare la produttività e sostenere comparti sottoposti a carichi intensi, attraverso un sistema che premia impegno e qualità del servizio.
Per rendere più comprensibile l’impatto delle novità, si riportano alcune simulazioni di calcolo basate sui nuovi parametri 2026:
| Stipendio Lordo | Nuovo Netto Mensile | Aumento rispetto al 2025 |
| 30.000 € | Circa 1.640 € | +3 €/mese |
| 35.000 € | Circa 1.885 € | +12 €/mese |
| 40.000 € | Circa 2.120 € | +20 €/mese |
| 45.000 € | Circa 2.350 € | +28 €/mese |
| 50.000 € | Circa 2.580 € | +37 €/mese |
I risultati sono frutto della combinazione tra riduzione Irpef e nuovi scaglioni contributivi, cui si aggiungono, per chi rientra nelle condizioni agevolate, gli incrementi netti conseguenti alla tassazione sostitutiva sugli aumenti da rinnovi contrattuali e premi produttività.
Un esempio pratico per un dipendente con reddito lordo di 20.000 euro e aumento da rinnovo CCNL di 150 euro: