La questione STMicroelectronics si inserisce in un contesto europeo in piena trasformazione, dove la produzione di chip è tornata al centro delle strategie industriali.
La conferma è arrivata: nessuno stabilimento italiano della STMicroelectronics verrà chiuso. A pronunciarla è stata la stessa multinazionale dei semiconduttori, controllata dai governi di Francia e Italia, durante l'incontro istituzionale tenutosi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il colosso europeo della microelettronica ha ribadito la propria intenzione di mantenere attiva la presenza industriale nel Paese e la volontà di rafforzarla.
A sostegno di questa linea sono stati annunciati 4 miliardi di euro di investimenti articolati su due poli: Catania e Agrate Brianza. In Sicilia è previsto un maxi intervento da 2,6 miliardi, che consentirà il raddoppio della capacità produttiva e l'introduzione della tecnologia al carburo di silicio. Nel sito lombardo si lavorerà sul potenziamento della produzione di sensori MEMS, anche grazie all'acquisizione di linee operative dalla società olandese NXP. Ma se questi dati sembrano dipingere uno scenario promettente, non mancano ombre all'interno del fronte sindacale.
I sindacati non si lasciano sedurre dall'entità degli investimenti e rilanciano le loro preoccupazioni di lungo periodo. Nel piano presentato da STMicroelectronics, valido fino al 2027, è prevista una riduzione della forza lavoro di oltre 2.100 unità, di cui quasi 400 coperte da pensionamenti ordinari. Ad allarmare è l'assenza di una proiezione a lungo termine. Secondo Barbara Tibaldi, responsabile nazionale della Fiom-Cgil, un orizzonte di tre anni non basta a garantire la stabilità industriale e la salvaguardia delle competenze italiane in un settore tanto delicato.
Per i tavoli negoziali l'impegno del gruppo deve estendersi almeno fino al 2032, non solo per scongiurare manovre future meno trasparenti, ma anche per permettere una pianificazione industriale condivisa. Anche Luca Colonna, della Uilm, invita a uno sforzo di visione: “Serve una rotta industriale chiara, non una successione di scadenze troppo ravvicinate”. Nel frattempo, Massimiliano Nobis della Fim sottolinea l'urgenza di attivare risorse pubbliche per rafforzare la posizione di Agrate, oggi meno competitiva rispetto alla crescita del sito siciliano.
Nonostante le rassicurazioni dell'azienda, è proprio su Agrate Brianza che si concentra l'attenzione più tesa. Mentre Catania vola verso la specializzazione nel carburo di silicio, la fabbrica lombarda vive una fase di transizione meno lineare. Anche la Regione Lombardia ha acceso i riflettori sulla questione, temendo che la politica industriale di STMicroelectronics possa favorire uno squilibrio territoriale negli investimenti.
Le preoccupazioni si amplificano se si osservano le difficoltà strutturali che il sito ha dovuto affrontare negli ultimi anni, in un contesto in cui la competizione globale nel settore microelettronico è diventata feroce. Eppure l'azienda insiste nel voler rassicurare istituzioni e lavoratori: secondo Fabio Gualandris, presidente Quality di ST, Agrate è un impianto centrale nella strategia industriale del gruppo, tanto quanto Catania.
La roadmap delineata per il futuro, ha assicurato, non prevede azioni traumatiche. Ogni eventuale uscita sarà gestita in modo volontario, privilegiando pensionamenti, prepensionamenti, uscite incentivate, riqualificazioni e corsi di aggiornamento professionale.