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Tassa Patrimoniale per rilanciare manovra finanziaria 2026, tutti la chiedono con alcune differenze ma il Governo dice di no

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Arriva da più parti la proposta di introduzione di una nuova tassa sui patrimoni più elevato ma il governo ha già annunciato di non voler introdurre alcuna patrimoniale

Il dibattito sulla tassa patrimoniale riparte nel quadro della manovra finanziaria 2026. Le discussioni degli ultimi mesi hanno acceso uno scontro politico fra maggioranza e opposizione, con la proposta, rilanciata dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, di colpire i grandi patrimoni per reperire risorse a favore di sanità, scuola e lavoro. Il Governo ha già espresso il proprio netto rifiuto, ribadendo la propria contrarietà a nuove forme di prelievo sui patrimoni privati. 

Cos’è la tassa patrimoniale: definizione, funzionamento e tipologie in Italia

L’imposta patrimoniale è un prelievo che colpisce il valore della ricchezza posseduta, sia essa legata a beni mobili (denaro, auto, titoli finanziari) o immobili (case, terreni). Si tratta di un’imposta dovuta da persone fisiche o giuridiche sulla base del patrimonio totale, e non del semplice reddito prodotto. Può essere applicata con criteri:

  • Fissi – la cifra richiesta è uguale per tutti i soggetti interessati;
  • Variabili – l’ammontare cresce proporzionalmente alla ricchezza posseduta.
Nel sistema italiano non esiste al momento una patrimoniale generale, ma sono presenti diversi prelievi cosiddetti di settore: Imu sulla seconda casa, imposta di bollo su conti correnti e strumenti finanziari, bollo auto. In generale, le imposte patrimoniali si distinguono in:
  • Straordinarie – applicate una sola volta in particolari emergenze come guerre o crisi finanziarie;
  • Periodiche – richieste a intervalli regolari, come alcune forme di tassazione immobiliare.
L’obiettivo dichiarato di tali forme di imposizione è duplice: riequilibrare la distribuzione della ricchezza e sostenere la spesa pubblica in fasi di difficoltà finanziaria, secondo princìpi che variano in base alle scelte politiche e alle esigenze di bilancio dello Stato.

Proposte attuali: la proposta Landini e le diverse posizioni politiche

Le recenti discussioni sulla tassa patrimoniale manovra finanziaria 2026 derivano dall’iniziativa sindacale e dal confronto tra maggioranza e opposizione. Il segretario della Cgil Landini ha proposto di istituire un prelievo sui grandi patrimoni, trovando il sostegno dei principali partiti di centrosinistra e delle sigle sindacali. Al tempo stesso, dalla maggioranza e dal Governo Meloni è giunto un chiaro rifiuto dell’introduzione di nuove imposte patrimoniali.

La discussione si articola su due piani:

  • Quello tecnico, con valutazioni sull’efficienza, la sostenibilità e l’impatto redistributivo di un eventuale prelievo straordinario;
  • Quello politico, segnato da uno storico dualismo fra chi vede la patrimoniale come uno strumento di giustizia sociale e chi la considera punitiva verso chi ha già contribuito fiscalmente alla collettività.
La proposta avanzata dal segretario Cgil prevede un contributo di solidarietà dell’1% annuo sui patrimoni superiori a 2 milioni di euro, interessando una platea ristretta di circa 500.000 soggetti. I fondi raccolti, stimati in circa 26 miliardi di euro, dovrebbero essere destinati a settori chiave come sanità, scuola e lavoro, cercando di ridurre le disuguaglianze in momenti di difficoltà economica.

Secondo i promotori, l’intervento non colpirebbe il ceto medio né tantomeno i piccoli risparmiatori, ma sarebbe circoscritto agli individui e alle famiglie caratterizzate da una ricchezza netta molto elevata. L’iniziativa si inserisce in un più ampio dibattito sulla giustizia fiscale e la redistribuzione della ricchezza, condiviso anche da alcune forze dell’opposizione e da realtà sindacali simili in altri paesi europei.

Chi sostiene la tassa patrimoniale e gli esempi europei

I sostenitori della patrimoniale evidenziano i vantaggi in termini di equità e giustizia sociale, soprattutto in periodi segnati da forti disparità e pressioni sul welfare. Tra i principali promotori spiccano:

  • Partiti di area progressista e alcune forze centriste
  • Sindacati come la Cgil
  • Movimenti per la giustizia fiscale
A livello europeo, alcuni paesi hanno adottato misure simili per finanziare la spesa pubblica o reagire a crisi eccezionali. Tuttavia, negli ultimi anni diverse nazioni hanno ridotto o abolito tali imposte per favorire la competitività e contrastare la fuga dei capitali, lasciando aperto il dibattito sull’efficacia di tali strumenti.

Le ragioni del no: il punto di vista del Governo Meloni e del centrodestra

Il Governo attuale ha più volte ribadito la volontà di non introdurre tasse patrimoniali sulla ricchezza, ritenendo che esse rappresentino un doppio prelievo su patrimoni costruiti grazie a redditi già tassati. Le motivazioni addotte contro la patrimoniale includono:

  • Rischio di penalizzazione del risparmio e degli investimenti privati
  • Timore di fuga dei capitali e perdita di fiducia da parte di investitori e contribuenti
  • Priorità alla riduzione fiscale selettiva e all’incentivo agli investimenti
In sostanza, l’esecutivo concentra le proprie politiche su crescita economica e lotta all’evasione fiscale, piuttosto che su nuove forme di prelievo patrimoniale.

 



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