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Tassa su pacchi extra Ue subito in Manovra Finanziaria 2026: i costi per cittadini e l'impatto su Shein, Temu, Aliexpress

di Marcello Tansini pubblicato il
tasse su pacchi extra Ue in Manovra fina

Il Governo sarebbe pronto ad inserire con un emendamento proprio o una della maggioranza da subito la tassa sui pacchi e pacchetti extra Ue nell'attuale manovra finanziaria 2026. Imposizione fiscale confermata ufficialmente ieri dall'Ue attraverso il vertice Ecofin

La discussione sull’imposizione di prelievi fiscali sulle spedizioni provenienti da paesi non appartenenti all’Unione Europea di modico valore rappresenta uno dei temi più dibattuti della recente agenda economica italiana ed europea. L’aumento esponenziale degli acquisti online da piattaforme internazionali, spesso con sede in Asia, ha evidenziato la necessità di regolamentare un fenomeno che coinvolge milioni di spedizioni ogni anno.

Dopo la conferma della nuova imposta ieri all'Ecofin, il Governo si è detto pronto a fare entrare le nuove regole finanziarie subito nalla Manovra Finanziaria 2026, ovvero l'attuale legge di bilancio in discussione, facendole entrate in vigore subito nei primi mesi del 2026

Cosa prevede la nuova tassa su pacchi extra Ue nella Manovra Finanziaria 2026

Il provvedimento  prevede l’introduzione di una tassa per ogni spedizione proveniente da paesi extraeuropei dal valore inferiore ai 150 euro. Questa misura segue la linea tracciata da altre iniziative europee, come l’ipotesi di una tassa fissa di 2 euro già implementata in Francia, con l’obiettivo di rispondere a questioni di equità fiscale e di impatto ambientale. In Italia, la discussione si concentra sull’applicazione anticipata della tassazione rispetto all’entrata in vigore della piattaforma europea Eu Customs Data Hub, pianificata per il 2028, ma che diversi Stati membri, Italia inclusa, vorrebbero attivare già dal 2026.

In sintesi:

  • Soglia degli importi: la tassa interessa solo le spedizioni sotto i 150 euro, soglia fino a oggi esente da dazi in base alla normativa vigente.
  • Modalità applicativa: si valuta un prelievo tra 1 e 2 euro per pacco, indipendentemente dal valore preciso sotto la soglia stabilita.
  • Obiettivi: colpire la strategia dei grandi operatori di e-commerce extra Ue che sfruttano le esenzioni attuali per praticare prezzi più bassi e aggirare parte delle regole doganali e ambientali.
  • Entrate previste: secondo stime, il volume di spedizioni di basso valore supera i 4,6 miliardi di pezzi annui, il 91% dei quali dalla Cina. L’Italia si aspetta introiti utili al supporto del tessile e a misure di sostenibilità.

L’eliminazione della franchigia doganale e il quadro normativo europeo

L’attuale normativa comunitaria consente ai pacchi provenienti da paesi terzi e di valore inferiore ai 150 euro di accedere al mercato unico europeo senza il pagamento di dazi doganali. Tuttavia, tale esenzione ha determinato un massiccio afflusso di spedizioni dall’Asia orientale e in particolare dalla Cina, complicando la tracciabilità dei prodotti in ingresso e aggravando la pressione concorrenziale sulle imprese europee.

Con il recente accordo del Consiglio Economia e Finanza (Ecofin), è stato deciso di eliminare questa franchigia a partire dall’attivazione dell’Eu Customs Data Hub. Francia e Italia si sono fatte promotrici di una accelerazione, proponendo di anticipare l’abolizione dell’esenzione fiscale già al 2026, introducendo un regime transitorio che intende garantire, secondo la ministra danese Stephanie Lose, che ogni spedizione sia assoggettata ad imposta “a partire dal primo euro”.

La Commissione europea sottolinea che il superamento della franchigia è necessario per adeguarsi all’evoluzione del commercio elettronico e tutelare le imprese continentali. Le normative doganali e fiscali armonizzate saranno efficaci solo con la collaborazione degli Stati membri e l’adeguamento dei sistemi informatici comuni, per rafforzare i flussi di importazione e assicurare la piena tracciabilità delle merci.

Obiettivi e motivazioni: contrasto alla concorrenza sleale e tutela del Made in Italy

L’imposizione di una tassa sulle spedizioni di modico valore provenienti da fuori Unione nasce dalla volontà di contrastare la concorrenza esercitata da operatori che non sottostanno alle stesse regole fiscali, ambientali e di sicurezza alle quali sono vincolate le aziende europee.

Le principali motivazioni addotte includono:

  • Tutela del tessuto produttivo nazionale: in particolare settori come moda e manifatturiero che soffrono la pressione delle importazioni a basso costo.
  • Equità fiscale: la misura rimuove vantaggi competitivi di chi importa senza pagare tributi doganali, in linea con quanto richiesto anche da altri paesi europei.
  • Risorse per il Made in Italy: gli introiti della tassa potrebbero essere destinati a sostegno di filiere produttive nazionali, riequilibrando le distorsioni di mercato.
  • Sicurezza e tracciabilità: maggiore controllo sui flussi permette di garantire una migliore protezione da prodotti non conformi o contraffatti.
Secondo quanto illustrato da associazioni di settore e rappresentanti governativi, misure simili già introdotte in altri Stati membri rappresentano un punto di partenza per un modello armonizzato volto a proteggere le peculiarità e la qualità dei prodotti europei.

L’impatto sui colossi dell’e-commerce: Shein, Temu, Aliexpress

Piattaforme globali come Shein, Temu e Aliexpress traggono vantaggio dal regime di esenzione per spedizioni di basso valore, offrendo una vasta gamma di prodotti a prezzi estremamente competitivi grazie a costi logistici e fiscali contenuti. Il nuovo prelievo prevedrebbe una riduzione di questo vantaggio, imponendo un onere aggiuntivo per ogni pacco spedito da paesi extraeuropei.

Secondo le analisi, tuttavia, l’entità della tassa (tra 1 e 2 euro per pacco) potrebbe incidere solo marginalmente sulle strategie commerciali dei grandi operatori, i quali potrebbero scegliere di assorbire il costo o trasferirlo sui consumatori finali. I volumi di spedizioni rimangono comunque elevatissimi – si stimano decine di milioni di pacchi ogni mese solo verso l’Italia – e non è atteso un calo significativo della domanda di piattaforme asiatiche nel breve termine.

L’effetto più rilevante potrebbe essere un rallentamento degli investimenti in infrastrutture logistiche e l’avvio progressivo di misure per conformarsi alle nuove norme doganali e di etichettatura. Alcuni rappresentanti delle società europee di distribuzione ipotizzano che tale scenario possa favorire una selezione delle fonti di approvvigionamento e un’evoluzione verso standard più elevati di trasparenza.

Conseguenze per i consumatori e per il mercato: pro e contro

L’applicazione della tassa su spedizioni di modico valore porterà alcune conseguenze rilevanti per gli utenti finali e per il mercato. Di seguito le principali valutazioni:

  • Aumento dei prezzi: i principali marketplace internazionali potrebbero trasferire l’onere della tassa sui destinatari, incrementando, seppur di poco, i prezzi finali dei prodotti.
  • Rafforzamento della tutela dei consumatori: maggiori controlli su etichettatura e conformità ridurranno il rischio di importazioni non sicure o contraffatte.
  • Incremento della competitività delle imprese locali: riducendo la disparità fiscale, si favorisce un mercato più equilibrato, con potenziali benefici per i negozi italiani.
  • Possibili effetti sui consumatori a basso reddito: la misura rischia di incidere maggiormente sui soggetti che scelgono prodotti a basso prezzo per ragioni economiche.
Secondo alcune associazioni dei consumatori, il saldo tra benefici e svantaggi potrebbe variare a seconda della capacità delle piattaforme di assorbire la tassa senza gravare eccessivamente sugli acquirenti. Il timore principale è che la somma delle nuove imposte possa tradursi in un esborso annuo significativo su scala europea, come stimato da alcune organizzazioni.

Le reazioni dei settori economici, dei consumatori e delle istituzioni

Le posizioni emerse in merito all’introduzione della tassa pongono in luce un ampio spettro di interessi e sensibilità. Dal mondo imprenditoriale e in particolare dal settore moda emergono valutazioni generalmente positive: associazioni come Federazione Moda Italia-Confcommercio e Confindustria Moda salutano la misura come strumento necessario per assicurare equità e trasparenza e denunciano la grave perdita di posti di lavoro legata alla concorrenza delle piattaforme asiatiche.

Dal lato dei consumatori, le reazioni sono più articolate. Alcune sigle, tra cui Codacons e Unione Nazionale Consumatori, segnalano rischi di aggravio economico per le famiglie e criticano il carattere protezionistico della scelta. L’aumento delle segnalazioni riguardo a prodotti contraffatti e alle relative sanzioni testimoniano comunque la necessità di procedere verso maggiori controlli e sicurezza per gli acquirenti.

Le istituzioni, a partire dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, evidenziano il carattere equilibrato e temporaneo della misura, che si inserisce nel quadro delle più ampie strategie di tutela della competizione leale e della sostenibilità di bilancio.



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