Il panorama della previdenza complementare italiana sta per vivere un passaggio decisivo: dal 2026 sarà attivo un regime di silenzio-assenso riguardante il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) per i lavoratori di nuova assunzione nel settore privato. Si tratta di una misura concertata all'interno della Manovra Finanziaria che, secondo la relazione tecnica e gli emendamenti approvati in Senato, mira a potenziare l'adesione ai fondi pensione attraverso un meccanismo automatico.
Il legislatore riprende l'esperienza della riforma del 2007, rivedendo profondamente il percorso di conferimento del Tfr e introducendo nuove garanzie per il lavoratore, chiamato ora a compiere una scelta consapevole nei sessanta giorni successivi all'assunzione. Il fine ultimo, come dichiarato dal Ministero del Lavoro, è rafforzare la sostenibilità del sistema pensionistico.
Come funziona il silenzio-assenso: meccanismo di adesione automatica ai fondi pensione per i neoassunti
Il regime di silenzio-assenso si applica a tutti i nuovi contratti di lavoro dipendente nel settore privato, ad eccezione di specifiche esclusioni, come lavoratori domestici. Dal 1° luglio 2026, il Tfr maturando sarà destinato automaticamente a un fondo pensione di categoria se il lavoratore non manifesta altra preferenza entro il termine previsto.
Il percorso di destinazione prevede le seguenti tappe essenziali:
- All’atto della prima assunzione il dipendente riceve comunicazione scritta dall’azienda, con dettagli su scelte disponibili e modalità di rinuncia.
- Entro 60 giorni dalla data di avvio del lavoro, il lavoratore può:
- Optare per il trasferimento del proprio Tfr a un fondo pensione diverso da quello di categoria;
- Dichiarare la volontà di mantenere il Tfr presso il datore di lavoro, secondo quanto previsto dalla normativa vigente;
- Non esprimere alcuna scelta: in questo caso, lo stesso importo sarà conferito d’ufficio al fondo di riferimento previsto dal CCNL applicato in azienda.
- In assenza di scelta esplicita decorso il periodo stabilito, il conferimento del Tfr verrà perfezionato automaticamente nel fondo pensione individuato dal datore di lavoro.
- Restano ferme le prerogative di modifica successiva: il lavoratore potrà in futuro Cambiare opzione, pur con eventuali vincoli legati ai contributi maturati durante il periodo di adesione automatica.
La procedura di adesione automatica non comporta obblighi aggiuntivi a carico del dipendente rispetto alla
gestione ordinaria del Tfr, ma è pensata per semplificare il passaggio alla previdenza integrativa e colmare il gap tra il primo e il secondo pilastro pensionistico nazionale.
Chi è interessato dalla nuova misura: destinatari, esclusioni e decorrenza della norma
L’intento del legislatore è quello di promuovere la previdenza integrativa soprattutto tra i giovani neoassunti, categoria storicamente meno rappresentata tra gli iscritti ai fondi pensione. La misura interessa infatti:
- Tutti i lavoratori dipendenti del settore privato il cui rapporto di lavoro inizia dal 1° luglio 2026 in avanti;
- I contratti di ogni livello e qualifica, ad eccezione dei lavoratori domestici (colf e badanti) per i quali continua a valere il regime ordinario;
- Le imprese di qualunque dimensione, senza alcuna differenziazione tra piccole, medie e grandi aziende, riguardo all’obbligo informativo e alla gestione amministrativa del Tfr.
Restano esclusi:
- I lavoratori già titolari di un rapporto di lavoro in corso presso il medesimo datore alla data di entrata in vigore della norma;
- Le categorie disciplinate da norme speciali o da accordi collettivi che prevedano specifiche modalità di destinazione del Tfr.
La decorrenza è fissata al 1° luglio 2026.
Possibilità di scelta del lavoratore: modalità di rinuncia, tempistiche e libertà di conferimento del Tfr
La riforma mantiene un margine di autodeterminazione per ciascun lavoratore assunto dopo il 1° luglio 2026. Il periodo dei 60 giorni dalla firma del contratto rappresenta la finestra temporale entro cui esercitare il pieno controllo sulla destinazione delle future somme accantonate.
- Il lavoratore può opporsi al conferimento automatico comunicando per iscritto al datore di lavoro la preferenza, scegliendo di:
- Destinare il proprio Tfr a un altro fondo pensione di sua scelta, anche non appartenente alla categoria di riferimento;
- Lasciare il Tfr accantonato in azienda secondo la disciplina ordinaria.
- Trascorsi 60 giorni senza comunicazioni, l'adesione al fondo di categoria si perfeziona automaticamente.
All’interno di questa cornice risaltano due aspetti chiave:
- La libertà di conferimento rimane garantita: è sempre possibile modificare la destinazione nell’arco della carriera lavorativa, pur nel rispetto dei limiti di trasferibilità previsti dalla normativa sui fondi pensione.
- L’informativa iniziale del datore di lavoro dovrà essere trasparente e dettagliata sui rischi, i benefici e le condizioni di conferimento.
Inoltre, il lavoratore potrà rinunciare all’adesione automatica senza penalità, ma in caso di successiva adesione a una forma pensionistica potrebbero non essere riconosciuti i contributi integrativi previsti in fase iniziale dal datore di lavoro.
Impatto atteso sulle adesioni ai fondi pensione e dati attuali sulla previdenza complementare in Italia
Il meccanismo di adesione automatica è studiato per elevare la quota di lavoratori che destinano il Tfr a piani integrativi. Attualmente, secondo le rilevazioni Covip, la partecipazione giovanile tra i 15 e i 34 anni è inferiore al 30%, mentre il tasso medio generale si attesta al 38,3%.
Nel 2023, il patrimonio complessivo delle forme di previdenza complementare ha sfiorato i 243 miliardi di euro; i conferimenti di Tfr hanno rappresentato 7,8 miliardi (€), ovvero solo un quarto del totale maturato nello stesso periodo.
L’obiettivo governativo è raddoppiare i flussi verso i fondi: se la percentuale di conferimento superasse il 50%, secondo le stime Covip-MEF, il patrimonio dei fondi pensione potrebbe arrivare a 300 miliardi di euro entro il 2027. Il sistema punta quindi ad avvicinare l’Italia agli standard di partecipazione delle principali economie europee, incrementando la sostenibilità del secondo pilastro e consentendo, nel tempo, una più ampia gamma di scelte previdenziali anche per categorie come donne e giovani, per ora meno coinvolte.
| Anno |
Quota Tfr destinata a fondi (%) |
Tasso di adesione generale (%) |
| 2023 |
25 |
38,3 |
| Target 2027 |
50 (stimato) |
~50 (stimato) |
Vantaggi e criticità del sistema di silenzio-assenso: rendimenti, costi, flussi e rischi per lavoratori e aziende
Il nuovo approccio porta con sé sia benefici sia nodi di attenzione per tutte le parti coinvolte:
- Vantaggi principali:
- Migliori prospettive di rendimento nel lungo periodo. Le linee azionarie dei fondi pensione hanno reso, in media, il 4,5% annuo composto contro il 2% circa della rivalutazione del Tfr lasciato in azienda.
- Fiscalità agevolata per i contributi volontari: deducibilità fino a 5.164,57 euro all’anno, con possibile risparmio Irpef fino al 43%.
- Aumento dell’educazione previdenziale e rafforzamento della cultura del risparmio nei giovani.
- Criticità e rischi:
- Costi più elevati per alcune tipologie di prodotti, come i PIP, rispetto ai fondi negoziali, riducendo i vantaggi in caso di passività nell’allocazione.
- Potenziale dispersione di contributi per percorsi lavorativi discontinui, soprattutto tra i giovani con contratti brevi o intermittenti.
- Rischio di scarsa consapevolezza finanziaria che può tradursi in scelte non pienamente informate.
- Effetti sulla liquidità delle imprese, in particolare le PMI, se le somme destinate ai fondi ridurranno il capitale circolante interno.
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