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Tfr silenzio-assenso nel 2026 con adesione automatica a fondi pensioni: per chi vale e come funziona

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Cosa prevede l’emendamento approvato in manovra finanziaria 2026 per il silenzio-assenso sul Tfr per i neoassunti lavoratori dipendenti: la novità

Il panorama della previdenza complementare italiana sta per vivere un passaggio decisivo: dal 2026 sarà attivo un regime di silenzio-assenso riguardante il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) per i lavoratori di nuova assunzione nel settore privato. Si tratta di una misura concertata all'interno della Manovra Finanziaria che, secondo la relazione tecnica e gli emendamenti approvati in Senato, mira a potenziare l'adesione ai fondi pensione attraverso un meccanismo automatico.

Il legislatore riprende l'esperienza della riforma del 2007, rivedendo profondamente il percorso di conferimento del Tfr e introducendo nuove garanzie per il lavoratore, chiamato ora a compiere una scelta consapevole nei sessanta giorni successivi all'assunzione. Il fine ultimo, come dichiarato dal Ministero del Lavoro, è rafforzare la sostenibilità del sistema pensionistico.

Come funziona il silenzio-assenso: meccanismo di adesione automatica ai fondi pensione per i neoassunti

Il regime di silenzio-assenso si applica a tutti i nuovi contratti di lavoro dipendente nel settore privato, ad eccezione di specifiche esclusioni, come lavoratori domestici. Dal 1° luglio 2026, il Tfr maturando sarà destinato automaticamente a un fondo pensione di categoria se il lavoratore non manifesta altra preferenza entro il termine previsto.

Il percorso di destinazione prevede le seguenti tappe essenziali:

  • All’atto della prima assunzione il dipendente riceve comunicazione scritta dall’azienda, con dettagli su scelte disponibili e modalità di rinuncia.
  • Entro 60 giorni dalla data di avvio del lavoro, il lavoratore può:
    • Optare per il trasferimento del proprio Tfr a un fondo pensione diverso da quello di categoria;
    • Dichiarare la volontà di mantenere il Tfr presso il datore di lavoro, secondo quanto previsto dalla normativa vigente;
    • Non esprimere alcuna scelta: in questo caso, lo stesso importo sarà conferito d’ufficio al fondo di riferimento previsto dal CCNL applicato in azienda.
  • In assenza di scelta esplicita decorso il periodo stabilito, il conferimento del Tfr verrà perfezionato automaticamente nel fondo pensione individuato dal datore di lavoro.
  • Restano ferme le prerogative di modifica successiva: il lavoratore potrà in futuro Cambiare opzione, pur con eventuali vincoli legati ai contributi maturati durante il periodo di adesione automatica.
La procedura di adesione automatica non comporta obblighi aggiuntivi a carico del dipendente rispetto alla gestione ordinaria del Tfr, ma è pensata per semplificare il passaggio alla previdenza integrativa e colmare il gap tra il primo e il secondo pilastro pensionistico nazionale.

Chi è interessato dalla nuova misura: destinatari, esclusioni e decorrenza della norma

L’intento del legislatore è quello di promuovere la previdenza integrativa soprattutto tra i giovani neoassunti, categoria storicamente meno rappresentata tra gli iscritti ai fondi pensione. La misura interessa infatti:

  • Tutti i lavoratori dipendenti del settore privato il cui rapporto di lavoro inizia dal 1° luglio 2026 in avanti;
  • I contratti di ogni livello e qualifica, ad eccezione dei lavoratori domestici (colf e badanti) per i quali continua a valere il regime ordinario;
  • Le imprese di qualunque dimensione, senza alcuna differenziazione tra piccole, medie e grandi aziende, riguardo all’obbligo informativo e alla gestione amministrativa del Tfr.
Restano esclusi:
  • I lavoratori già titolari di un rapporto di lavoro in corso presso il medesimo datore alla data di entrata in vigore della norma;
  • Le categorie disciplinate da norme speciali o da accordi collettivi che prevedano specifiche modalità di destinazione del Tfr.
La decorrenza è fissata al 1° luglio 2026

Possibilità di scelta del lavoratore: modalità di rinuncia, tempistiche e libertà di conferimento del Tfr

La riforma mantiene un margine di autodeterminazione per ciascun lavoratore assunto dopo il 1° luglio 2026. Il periodo dei 60 giorni dalla firma del contratto rappresenta la finestra temporale entro cui esercitare il pieno controllo sulla destinazione delle future somme accantonate.

  • Il lavoratore può opporsi al conferimento automatico comunicando per iscritto al datore di lavoro la preferenza, scegliendo di:
    • Destinare il proprio Tfr a un altro fondo pensione di sua scelta, anche non appartenente alla categoria di riferimento;
    • Lasciare il Tfr accantonato in azienda secondo la disciplina ordinaria.
  • Trascorsi 60 giorni senza comunicazioni, l'adesione al fondo di categoria si perfeziona automaticamente.
All’interno di questa cornice risaltano due aspetti chiave:
  • La libertà di conferimento rimane garantita: è sempre possibile modificare la destinazione nell’arco della carriera lavorativa, pur nel rispetto dei limiti di trasferibilità previsti dalla normativa sui fondi pensione.
  • L’informativa iniziale del datore di lavoro dovrà essere trasparente e dettagliata sui rischi, i benefici e le condizioni di conferimento.
Inoltre, il lavoratore potrà rinunciare all’adesione automatica senza penalità, ma in caso di successiva adesione a una forma pensionistica potrebbero non essere riconosciuti i contributi integrativi previsti in fase iniziale dal datore di lavoro.

Impatto atteso sulle adesioni ai fondi pensione e dati attuali sulla previdenza complementare in Italia

Il meccanismo di adesione automatica è studiato per elevare la quota di lavoratori che destinano il Tfr a piani integrativi. Attualmente, secondo le rilevazioni Covip, la partecipazione giovanile tra i 15 e i 34 anni è inferiore al 30%, mentre il tasso medio generale si attesta al 38,3%.

Nel 2023, il patrimonio complessivo delle forme di previdenza complementare ha sfiorato i 243 miliardi di euro; i conferimenti di Tfr hanno rappresentato 7,8 miliardi (€), ovvero solo un quarto del totale maturato nello stesso periodo.

L’obiettivo governativo è raddoppiare i flussi verso i fondi: se la percentuale di conferimento superasse il 50%, secondo le stime Covip-MEF, il patrimonio dei fondi pensione potrebbe arrivare a 300 miliardi di euro entro il 2027. Il sistema punta quindi ad avvicinare l’Italia agli standard di partecipazione delle principali economie europee, incrementando la sostenibilità del secondo pilastro e consentendo, nel tempo, una più ampia gamma di scelte previdenziali anche per categorie come donne e giovani, per ora meno coinvolte.

Anno Quota Tfr destinata a fondi (%) Tasso di adesione generale (%)
2023 25 38,3
Target 2027 50 (stimato) ~50 (stimato)

Vantaggi e criticità del sistema di silenzio-assenso: rendimenti, costi, flussi e rischi per lavoratori e aziende

Il nuovo approccio porta con sé sia benefici sia nodi di attenzione per tutte le parti coinvolte:

  • Vantaggi principali:
    • Migliori prospettive di rendimento nel lungo periodo. Le linee azionarie dei fondi pensione hanno reso, in media, il 4,5% annuo composto contro il 2% circa della rivalutazione del Tfr lasciato in azienda.
    • Fiscalità agevolata per i contributi volontari: deducibilità fino a 5.164,57 euro all’anno, con possibile risparmio Irpef fino al 43%.
    • Aumento dell’educazione previdenziale e rafforzamento della cultura del risparmio nei giovani.
  • Criticità e rischi:
    • Costi più elevati per alcune tipologie di prodotti, come i PIP, rispetto ai fondi negoziali, riducendo i vantaggi in caso di passività nell’allocazione.
    • Potenziale dispersione di contributi per percorsi lavorativi discontinui, soprattutto tra i giovani con contratti brevi o intermittenti.
    • Rischio di scarsa consapevolezza finanziaria che può tradursi in scelte non pienamente informate.
    • Effetti sulla liquidità delle imprese, in particolare le PMI, se le somme destinate ai fondi ridurranno il capitale circolante interno.


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