Usare il metodo previsionale costituisce una soluzione utile per pagare meno l’acconto Irpef per professionisti, titolari di Partita Iva e imprese: le scadenze di pagamento e cosa fare
Il versamento dell’acconto Irpef rappresenta uno degli appuntamenti fiscali più rilevanti e sentiti da titolari di partita IVA, professionisti e imprese. Ogni anno, la gestione dell’anticipo sulle imposte genera dubbi, soprattutto per chi mira a ridurre il carico fiscale senza incorrere in sanzioni. Nel 2025 il secondo acconto Irpef segue il consueto calendario, ma si evidenziano differenze rispetto a quanto previsto nelle annualità precedenti, con nuove disposizioni su scadenze, opzioni di calcolo e possibilità di rateizzazione per alcune categorie.
L’acconto Irpef è un pagamento anticipato dell’imposta dovuta sull’anno in corso, calcolato in base ai redditi dichiarati nell’esercizio precedente. Sono tenuti al versamento tutte le persone fisiche titolari di partita IVA (compresi professionisti e imprenditori individuali), le società di persone, le società di capitali e alcune particolari categorie di contribuenti, inclusi coloro che adottano il regime forfettario o il regime semplificato. L’acconto Irpef si applica anche agli altri soggetti con obbligo dichiarativo che producono redditi diversi, come quelli da locazione con cedolare secca, redditi di capitale e lavoro autonomo occasionale.
L’obbligo scatta quando l’imposta risultante dalla precedente dichiarazione, al netto di detrazioni, crediti, ritenute ed eccedenze, supera 51,65 euro. In questo caso, il versamento dell’acconto avviene di norma in due soluzioni, anche se esistono delle soglie che permettono il pagamento in unica rata. In alcuni casi specifici, ad esempio nel primo anno di attività o, per i contribuenti forfettari, quando l’imposta sostitutiva è inferiore a 52 euro, non è dovuto alcun acconto. Devono, dunque, pagare:
Il calendario delle scadenze per il versamento dell’acconto Irpef 2025 si articola come segue:
| Importo dovuto | Quando si paga |
| Fino a 257,52 euro | Unica soluzione entro il 30 novembre |
| Oltre 257,52 euro | Prima rata a giugno, seconda a novembre |
Per chi è in regime forfettario, le regole prevedono la non applicazione dell’acconto se l’imposta dovuta è inferiore a 52 euro. In caso di primo anno di attività, nessun acconto è richiesto per l’anno successivo. I contribuenti devono versare le somme utilizzando il modello F24, con i codici tributo specifici per Irpef, imposta sostitutiva forfettari, cedolare secca e le eventuali addizionali.
Recenti provvedimenti normativi hanno previsto, nelle passate annualità, alcune deroghe alla scadenza di novembre, soprattutto per lavoratori autonomi con ricavi entro 170.000 euro, consentendo la rateizzazione del secondo acconto. Tuttavia, salvo modifiche all’ultimo momento, nel 2025 il secondo acconto torna a essere richiesto in un’unica soluzione per la maggior parte delle categorie.
La normativa consente di scegliere tra due modalità per determinare quanto versare:
È importante valutare, meglio ancora con il supporto di un consulente, quale metodo garantisca la maggiore aderenza alla situazione effettiva, evitando di versare somme eccedenti l’imposta reale o, al contrario, di sottostimare l’importo necessario, con successivo aggravio di sanzioni e oneri accessori.
L’applicazione del metodo previsionale costituisce una soluzione per pagare meno l’acconto Irpef per professionisti, titolari di Partita Iva e imprese, sulla base di una ragionata simulazione dei redditi dell’anno. Questa opzione risulta particolarmente utile nei casi in cui si prevedono minori entrate rispetto al passato, ad esempio, per effetto di una crisi temporanea, di investimenti straordinari o di eventi che hanno inciso sulla capacità produttiva.
Per eseguire il calcolo previsionale, occorre:
| Periodo dalla scadenza | Sanzione |
| Entro 14 giorni | 0,0833% per ogni giorno di ritardo |
| Entro 30 giorni | 1,39% |
| Entro 90 giorni | 12,5% |
| Dopo 90 giorni | 25% (dall’1/09/2024) |
A queste somme va aggiunto l’interesse legale (2% annuo dal 2025). In caso di errore, oltre al ravvedimento, è possibile integrare o correggere gli importi già versati seguendo le istruzioni del Modello Redditi o, se necessario, tramite assistenza presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate.