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Tutti i modi per pagare meno acconto Irpef 2025 al 30 novembre per partite iva, professionisti e aziende

di Marianna Quatraro pubblicato il
Tutti modi pagare meno acconto Irpef 202

Usare il metodo previsionale costituisce una soluzione utile per pagare meno l’acconto Irpef per professionisti, titolari di Partita Iva e imprese: le scadenze di pagamento e cosa fare

Il versamento dell’acconto Irpef rappresenta uno degli appuntamenti fiscali più rilevanti e sentiti da titolari di partita IVA, professionisti e imprese. Ogni anno, la gestione dell’anticipo sulle imposte genera dubbi, soprattutto per chi mira a ridurre il carico fiscale senza incorrere in sanzioni. Nel 2025 il secondo acconto Irpef segue il consueto calendario, ma si evidenziano differenze rispetto a quanto previsto nelle annualità precedenti, con nuove disposizioni su scadenze, opzioni di calcolo e possibilità di rateizzazione per alcune categorie. 

Come funziona l’acconto Irpef: regole generali e soggetti obbligati

L’acconto Irpef è un pagamento anticipato dell’imposta dovuta sull’anno in corso, calcolato in base ai redditi dichiarati nell’esercizio precedente. Sono tenuti al versamento tutte le persone fisiche titolari di partita IVA (compresi professionisti e imprenditori individuali), le società di persone, le società di capitali e alcune particolari categorie di contribuenti, inclusi coloro che adottano il regime forfettario o il regime semplificato. L’acconto Irpef si applica anche agli altri soggetti con obbligo dichiarativo che producono redditi diversi, come quelli da locazione con cedolare secca, redditi di capitale e lavoro autonomo occasionale.

L’obbligo scatta quando l’imposta risultante dalla precedente dichiarazione, al netto di detrazioni, crediti, ritenute ed eccedenze, supera 51,65 euro. In questo caso, il versamento dell’acconto avviene di norma in due soluzioni, anche se esistono delle soglie che permettono il pagamento in unica rata. In alcuni casi specifici, ad esempio nel primo anno di attività o, per i contribuenti forfettari, quando l’imposta sostitutiva è inferiore a 52 euro, non è dovuto alcun acconto. Devono, dunque, pagare:

  • Imprese e liberi professionisti
  • Contribuenti con redditi da lavoro autonomo e altri redditi diversi
  • Soggetti in regime forfettario (sotto determinate condizioni)
La determinazione dell’acconto avviene secondo due metodi alternativi, descritti approfonditamente nei prossimi paragrafi, che consentono anche di gestire il versamento in funzione delle reali prospettive di reddito del contribuente e di valutare, in modo consapevole, come e quando sia possibile ridurre la somma da versare.

Quando, quanto e come si paga l’acconto Irpef 2025: scadenze, modalità e importi

Il calendario delle scadenze per il versamento dell’acconto Irpef 2025 si articola come segue:

  • 30 giugno: saldo dell’anno precedente e prima rata dell’acconto (40% del totale), se l’imposta supera la soglia prevista
  • 30 novembre: secondo acconto (60% residuo) oppure importo unico nel caso di somme inferiori a 257,52 euro; la scadenza può slittare al primo giorno feriale successivo se coincide con una festività
Di regola, chi deve versare un acconto inferiore a 257,52 euro salda tutto in un’unica soluzione entro il 30 novembre 2025. Se l’importo è superiore, il pagamento avviene in due rate: la prima a giugno (40% o 50% a seconda della tipologia d’imposta), la seconda a novembre.
Importo dovuto Quando si paga
Fino a 257,52 euro Unica soluzione entro il 30 novembre
Oltre 257,52 euro Prima rata a giugno, seconda a novembre

Per chi è in regime forfettario, le regole prevedono la non applicazione dell’acconto se l’imposta dovuta è inferiore a 52 euro. In caso di primo anno di attività, nessun acconto è richiesto per l’anno successivo. I contribuenti devono versare le somme utilizzando il modello F24, con i codici tributo specifici per Irpef, imposta sostitutiva forfettari, cedolare secca e le eventuali addizionali.

Recenti provvedimenti normativi hanno previsto, nelle passate annualità, alcune deroghe alla scadenza di novembre, soprattutto per lavoratori autonomi con ricavi entro 170.000 euro, consentendo la rateizzazione del secondo acconto. Tuttavia, salvo modifiche all’ultimo momento, nel 2025 il secondo acconto torna a essere richiesto in un’unica soluzione per la maggior parte delle categorie.

I due metodi di calcolo dell’acconto: storico e previsionale per risparmiare

La normativa consente di scegliere tra due modalità per determinare quanto versare:

  • Metodo storico: calcola l’acconto come percentuale sull’imposta del periodo d’imposta precedente. È il metodo più sicuro e largamente utilizzato in assenza di variazioni significative nei redditi.
  • Metodo previsionale: consente di stimare l’acconto in base a un’ipotesi ragionata di reddito per l’anno in corso. Si riduce l’importo, ma occorre prudenza: il rischio di pagare meno rispetto al dovuto può portare a sanzioni sugli importi omessi.
Il vantaggio del metodo previsionale si coglie soprattutto nei casi in cui il contribuente prevede per l’anno corrente un calo di fatturato, una sospensione temporanea dell’attività, o comunque una contrazione del reddito rispetto all’esercizio precedente.

È importante valutare, meglio ancora con il supporto di un consulente, quale metodo garantisca la maggiore aderenza alla situazione effettiva, evitando di versare somme eccedenti l’imposta reale o, al contrario, di sottostimare l’importo necessario, con successivo aggravio di sanzioni e oneri accessori.

L’applicazione del metodo previsionale costituisce una soluzione per pagare meno l’acconto Irpef per professionisti, titolari di Partita Iva e imprese, sulla base di una ragionata simulazione dei redditi dell’anno. Questa opzione risulta particolarmente utile nei casi in cui si prevedono minori entrate rispetto al passato, ad esempio, per effetto di una crisi temporanea, di investimenti straordinari o di eventi che hanno inciso sulla capacità produttiva.

Per eseguire il calcolo previsionale, occorre:

  • Stimare il reddito imponibile complessivo al 31 dicembre, formulando una previsione quanto più precisa possibile della situazione contabile aggiornata.
  • Tenere conto di possibili variazioni nelle detrazioni spettanti, nelle spese deducibili o nelle eventuali nuove agevolazioni.
  • Calcolare l’imposta teorica da versare sull’anno in corso, sottraendo ritenute, crediti e acconti già corrisposti.
  • Versare l’acconto solo nella misura effettivamente dovuta, secondo la stima realizzata.

Risvolti e rischi: cosa succede se si paga meno dell’acconto dovuto

Scegliere la via previsionale comporta dei vantaggi ma anche delle responsabilità precise. Pagare un acconto inferiore al dovuto determina, al momento dell’elaborazione della dichiarazione dei redditi successiva, la necessità di integrare l’imposta versata attraverso un saldo maggiore, cui si aggiungono sanzioni e interessi di mora.
  • Sanzioni amministrative proporzionali sull’acconto non versato (ridotte al 25% dal 2024, incrementate in caso di accertamento successivo a 90 giorni).
  • Applicazione di interessi di mora (2% annuo dal 2025) per ogni giorno di ritardo, calcolati sull’importo non versato.
  • Perdita di eventuali benefici fiscali, soprattutto per chi rientra in regimi agevolati o forfettari, in caso di rilevazione di scostamenti rilevanti nelle previsioni.
  • Necessità di ricorrere a strumenti come il ravvedimento operoso per sanare la posizione.

Errori nei pagamenti: ravvedimento operoso e correzione degli acconti

L’eventuale errore nei versamenti dell’acconto Irpef può essere corretto attraverso il cosiddetto ravvedimento operoso, strumento che consente di sanare la posizione riducendo sanzioni e oneri accessori. La procedura si differenzia in base al tempo trascorso dalla scadenza:
Periodo dalla scadenza Sanzione
Entro 14 giorni 0,0833% per ogni giorno di ritardo
Entro 30 giorni 1,39%
Entro 90 giorni 12,5%
Dopo 90 giorni 25% (dall’1/09/2024)

A queste somme va aggiunto l’interesse legale (2% annuo dal 2025). In caso di errore, oltre al ravvedimento, è possibile integrare o correggere gli importi già versati seguendo le istruzioni del Modello Redditi o, se necessario, tramite assistenza presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate.



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