Partita Iva forfettaria 2022 quando scattano nuove regole per cui si esce
Anche quest'anno entrano in vigore nuove regole per le partite Iva con regime forfettario e anche quest'anno inizia con molta confusione tra lavoratori autonomi e commercialisti che li assistono. Già, può sembrare strano ma la normativa approvata con l'ultima manovra non si rivela chiara fino in fondo e c'è chi contesta la disapplicazione dello Statuto del contribuente.
E almeno fino a questo momento stanno mancando i chiarimenti dell'Agenzia delle entrate con la conseguenza della mancata uniformità delle interpretazioni.
Alla base di tutto c'è stata la decisione dell'esecutivo di introdurre nuovi e più stringenti limiti per aderire al regime forfettario 2022 delle partite Iva. Il problema è chiaro: le nuove regole si applicano solo dal 2022 o nell'anno fiscale 2022, quando i contribuenti non erano a conoscenza di questi cambiamenti.
Si tratta evidentemente di una differenza basilare che mette in gioco la permanenza nel regime forfettario di migliaia di parte Iva. Vediamo allora
Ebbene, dinanzi a questa situazione, Cecilia Guerra, sottosegretario al Ministero dell'Economia e delle Finanze, ha pubblicato sostenuto che la permanenza nel regime forfettario non è permessa a chi, già nel 2022, ha incassato oltre 30.000 euro da lavoro dipendente.
Ma per l'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Milano non è affatto detto che l'interpretazione corretta sia questa. Ha così scritto al Garante del Contribuente della Lombardia chiedendo quale sia la data reale di decorrenza nuovi limiti partita Iva forfettaria 2022 ed eventualmente di sospendere le sanzioni e di concedere almeno 120 giorni per regolarizzare le posizioni.
Siamo dunque davanti a due posizioni opposte rispetto all'interpretazione su quando scattano nuove regole per cui si esce dalla partita Iva forfettaria 2022. A dirimere la questione non può che essere l'Agenzia delle entrate, di cui si resta in attesa dei soliti chiarimenti di inizio anno legati ai cambiamenti introdotti.
La posta in palio è alta perché sul piatto c'è la permanenza in un regime che, per redditi o ricavi da lavoro dipendente fino a 65.000 euro conseguiti nell'anno precedente, prevede l'applicazione di un'aliquota fissa al 15%.
All'opposto, nel caso di mancata permanenza per sforamento dei limite sui compensi per i collaboratori o del tetto massimo di redditi da lavoro dipendente di 30.000 euro, il passaggio al regime ordinario con il suo sistema a scaglioni così come l'applicazione dell'Iva e di altri oneri burocratici diventano inevitabili.