Da quota 41 a quota 103 e opzione donna ma non solo: quali sono proposte e aperture di governo e sindacati su novità pensioni
All’indomani dell’incontro tenutosi tra nuovo governo Meloni e sindacati, sono emersi gli orientamenti specifici sulle possibili misure da inserire nella prossima Legge di Bilancio 2023. Il primo incontro tenutosi tra parti sociali e nuovo governo è stato definito per lo più conoscitivo.
Sul tavolo le questioni principali da affrontare, da tasse a lavoro, pensioni, reddito di cittadinanza. Vediamo di seguito il resoconto dell’incontro tra Governo-Sindacati e prospettive Nadef su aumento pensioni e uscita anticipata.
Con particolare riferimento alle pensioni, il governo ha ribadito l’intenzione di evitare il pieno ritorno alla Legge Fornero a partire da gennaio 2023 ipotizzando nuovi lavori su quota 41, opzione donna e non solo.
Mentre i sindacati hanno chiesto l’introduzione di un sistema di flessibilità per evitare da gennaio 2023 di poter andare in pensione solo a 67 anni di età e con 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) o con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne (pensione anticipata ordinaria), il nuovo ministro del Lavoro Calderone ha accennato alla possibilità di introdurre quota 41 insieme alla proroga di opzione donna e altri interventi per garantire ai lavoratori la possibilità di uscita anticipata rispetto ai normali requisiti pensionistici richiesti.
Insieme a quota 41 e ulteriore proroga di opzione donna, dall’incontro tra sindacati e governo del 4 novembre è emersa anche la possibilità di una quota 102 flessibile. Considerando, infatti, che il 31 dicembre si esaurisce la quota 102, che permette di andare in pensione prima a 64 anni di età e con 38 anni di contributi, l’ipotesi è di una quota 102 flessibile per combinare anzianità contributiva e di vecchiaia, per permettere ai lavoratori di andare in pensione con un’età superiore ai 60 anni e fino ai 66 anni e almeno 35 anni di contributi.
La Lega vorrebbe rimettere mano a quota 102 inserendo il vincolo dei 41 anni di contribuzione e 61 anni di età, per avvicinarsi a quota 41, ma si pensa anche ad una quota 103 (62 anni con 41 di contributi) o a un 63 anni con 40 di contributi e i sindacati sembrano aver ben accolto tali ipotesi.
Se le discussioni sulle pensioni per quanto riguarda le uscite anticipate hanno prospettato, seppur senza alcuna certezza, ipotesi di interventi tra quota 41, quota 102 flessibile, proroga opzione donna, per quanto riguarda gli aumenti dei trattamenti non sembra essersi concluso molto.
Il leader della Cisl, Luigi Sbarra, ha spiegato quanto sia necessario, prima della legge di Bilancio, definire un provvedimento per sostenere il reddito di lavoratori, pensionati e famiglie, prorogando le misure dell’ex governo per potenziare ancora il sistema di aiuti ma nient’altro.
Probabilmente nel corso del prossimo incontro tra governo e sindacati, in programma mercoledì 9 novembre, si farà il punto della situazione su come garantire aumenti delle pensioni, a partire dal nodo rivalutazione per il 2023, al momento fortemente incerta, considerando andamento dell’inflazione (ancora galoppante) e necessità di adeguamento ad essa.