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Opzione donna 2026, sarà modificata o rimarrà invariata? Il dibattito sulle proposte continua

di Marianna Quatraro pubblicato il
Opzione donna 2026 dibattito continua

Sarà ancora confermata e in quale formula l'opzione donna 2026 per permettere ancora alle lavoratrici di andare in pensione anticipata: tutto dipenderà dalle risorse economiche disponibili per la nuova Manovra

Il confronto politico e sociale su eventuali modifiche alla pensione anticipata per lavoratrici, conosciuta come Opzione Donna, si inserisce nel più ampio dibattito sulle proposte previdenziali previste per il 2026. L’esigenza di coniugare sostenibilità finanziaria, flessibilità dell’uscita dal lavoro e tutela dei soggetti più vulnerabili guida le discussioni tra governo, Parlamento e parti sociali.


Il futuro di questa misura resta legato alle scelte della prossima Manovra Finanziaria. Esponenti istituzionali hanno anticipato la volontà di confermare e, in alcune ipotesi, di rafforzare Opzione Donna rendendola più accessibile rispetto alle rigidità introdotte nelle ultime annualità. Tuttavia, l’aumento dell’età pensionabile previsto per il 2027 e il nodo delle coperture economiche pongono ostacoli non indifferenti alle riforme auspicate e sono parte centrale del confronto pubblico e parlamentare.

Come funziona oggi l’Opzione Donna: requisiti, limiti e penalizzazioni

Il regime di Opzione Donna offre la possibilità di accedere a un trattamento pensionistico anticipato alle donne con requisiti ridotti rispetto alla pensione ordinaria, ma a fronte di alcune penalizzazioni economiche. Ad oggi, l’adesione a questa misura comporta:

  • Almeno 35 anni di contribuzione maturati entro una determinata data (attualmente il 31 dicembre 2024);
  • Età anagrafica richiesta di 61 anni per la generalità delle lavoratrici dipendenti, ridotta a 60 anni con un figlio e a 59 anni con due o più figli. Per le autonome il requisito può risultare superiore a seconda della categoria;
  • Appartenenza a categorie specifiche: caregiver, donne con invalidità civile pari o superiore al 74%, licenziate o dipendenti da aziende in crisi;
  • Finestra mobile di decorrenza: dopo aver maturato i requisiti, si attende un periodo di 12 mesi (dipendenti) o 18 mesi (autonome) prima del pagamento dell’assegno;
  • Sistema di calcolo integralmente contributivo: l’importo della pensione viene calcolato interamente sulla base dei contributi versati, cioè con il sistema contributivo, che significa quasi sempre una riduzione sensibile rispetto al metodo misto o retributivo tradizionale.
Le modifiche introdotte dalle ultime Manovre Finanziarie hanno ristretto l’accesso alle sole lavoratrici rientranti in determinate condizioni di disagio sociale o personale. L’obbligo del ricalcolo con il sistema contributivo e l’esclusione dal cumulo con altre gestioni rappresentano altre restrizioni importanti, rendendo la misura meno appetibile rispetto al passato. Occorre inoltre segnalare che non tutte le tipologie di contributi possono essere utilizzate e che la prestazione non è cumulabile con tutti i redditi da lavoro.
Categoria Età minima (2025) Contributi richiesti Condizioni aggiuntive
Lavoratrici dipendenti 61 anni (60 con 1 figlio, 59 con ≥2 figli) 35 anni Caregiver, invalidità ≥74%, licenziate o aziende in crisi
Lavoratrici autonome 61 anni (stesse riduzioni per figli) 35 anni Caregiver, invalidità ≥74%, licenziate o aziende in crisi

Chi può uscire prima: categorie tutelate e condizioni di accesso

Non tutte le lavoratrici hanno diritto ad accedere a Opzione Donna: la normativa attualmente vigente restringe l’uscita anticipata a precise categorie considerate tutelate. Nello specifico, possono accedervi:

  • Caregiver familiari: lavoratrici che assistono, da almeno sei mesi, un coniuge o un parente di primo grado con disabilità grave con Legge 104 riconosciuta;
  • Donne invalide civili con riconoscimento di una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%;
  • Lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende per le quali è in corso una crisi certificata, con relativo tavolo di confronto presso le autorità competenti;
  • Lavoratrici del comparto scuola e AFAM (istituti di alta formazione artistica e musicale) che presentino i requisiti alla data della domanda.
Per ciascuna di queste categorie valgono specifici requisiti da comprovare mediante documentazione idonea (per esempio, verbale di invalidità o certificazione della situazione di crisi aziendale). 

Un aspetto importante riguarda il principio della cristallizzazione dei requisiti: chi ha maturato le condizioni richieste entro le scadenze fissate dalle passate finanziarie mantiene il diritto ad accedere secondo le vecchie regole, anche se la domanda viene presentata negli anni successivi. 

Come potrebbe cambiare l’Opzione Donna nel 2026: potenziamento e proposte in discussione

Il futuro della misura è oggetto di ampio confronto politico. Le proposte per il 2026 potenziare e rafforzare la misura, modificando le restrizioni emerse negli ultimi anni, come annunciato dal sottosegretario Claudio Durigon. Le ipotesi principali sul tavolo sono tre:

  • Ritorno ai requisiti originari: questa soluzione prevederebbe il ripristino dello schema storico, con uscita a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome, sempre con almeno 35 anni di contributi, senza vincoli legati alla situazione familiare o alla categoria lavorativa;
  • Ampliamento platea beneficiarie: si valuta la possibilità di includere nuove categorie di donne, come quelle impegnate in lavori usuranti o gravosi, e potenzialmente tutte le lavoratrici, superando il sistema delle “categorie protette” nato negli ultimi anni;
  • Introduzione di un calcolo misto pensione retributiva/contributiva: scenario meno probabile, ma discusso, comporterebbe l’applicazione di una parte di sistema retributivo agli anni lavorati fino al 1995 e contributivo per quelli successivi, incrementando potenzialmente l’importo dell’assegno.
I principali vantaggi di tali proposte riguardano l’aumento dell’attrattività, l’allargamento della platea potenziale e il supporto al lavoro femminile. Tuttavia, ogni cambiamento dovrà fare i conti con la sostenibilità dei costi.
Ipotesi 2026 Requisiti età Contributi Note
Ripristino modello originario 58 dipendenti, 59 autonome 35 anni Nessuna restrizione di categoria
Inclusione nuovi lavori usuranti 58-59 35 anni Plateà allargata
Calcolo misto 58-59 35 anni Penalizzazione minore (ipotesi debole)

Vantaggi e svantaggi dell’Opzione Donna: calcolo dell’assegno previdenziale e considerazioni strategiche

Chi accede alla pensione anticipata con Opzione donna decide di accettare la liquidazione della pensione interamente con il sistema contributivo, il quale, nella maggior parte dei casi, comporta importi più bassi rispetto a quelli del metodo misto retributivo/contributivo. I principali vantaggi e svantaggi sono:

  • Vantaggi:
    • Accesso anticipato alla pensione rispetto ai canali ordinari, elemento essenziale soprattutto per chi ha esigenze familiari o di salute particolari;
    • Possibilità di pianificare con maggiore serenità l’uscita dal mercato del lavoro in presenza di carichi di cura o situazioni di fragilità;
    • Riconoscimento, seppur ridotto, dell’anzianità contributiva maturata, valorizzando anche i periodi figurativi utili;
    • La misura viene incontro in particolare alle lavoratrici penalizzate da carriere discontinue o segmentate.
  • Svantaggi:
    • L’assegno mensile risulta mediamente più basso (fino al 25-30% in meno) rispetto a quello della pensione ordinaria, poiché il sistema contributivo privilegia la montante dei contributi rispetto alle retribuzioni finali;
    • L’accesso resta escluso per molte donne che, pur avendo una lunga carriera, non rientrano nelle categorie protette o non hanno maturato i requisiti specifici;
    • Le continue modifiche normative hanno generato incertezza, riducendo la possibilità di fare piani previdenziali a lungo termine.

FAQ: le domande più frequenti su Opzione Donna oggi e possibili cambiamenti 2026

  • Quali sono i requisiti previsti per il 2025? Almeno 35 anni di contribuzione, età variabile tra 59 e 61 anni in base al numero di figli e solo per lavoratrici che appartengono a categorie tutelate.
  • L’uscita anticipata sarà confermata anche per il 2026? La volontà del governo punta alla proroga della misura, con possibile ampliamento della platea e ripristino di requisiti meno rigidi.
  • Saranno tutte le donne a beneficiarne? No, le proposte in discussione prevedono l’ampliamento, ma non la piena universalità dell’istituto; alcune condizioni o limiti dovrebbero restare.
  • Come viene calcolato l’importo della pensione? Si applica il sistema contributivo.
  • Posso chiedere una simulazione personalizzata? È possibile rivolgersi a consulenti previdenziali o utilizzare i servizi INPS per avere un calcolo dettagliato.

 

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