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È vero che si perde sempre nel lasciare la liquidità sul conto corrente e non conviene mai averla?

di Marcello Tansini pubblicato il
Strategie di gestione della liquidità

Nel 2024, tenere la liquidità ferma sul conto corrente può sembrare rassicurante, ma comporta rischi come inflazione e costi bancari. Abitudini, rischi, strategie di gestione e alternative di investimento per ottimizzare i risparmi.

Nell'attuale scenario economico italiano, la propensione dei cittadini a lasciare liquidità parcheggiata sul conto corrente appare confermata dai dati della Banca d'Italia. Nel 2024, la somma complessiva depositata dalle famiglie raggiunge livelli impressionanti, riflettendo una forte tendenza alla cautela finanziaria.

Diversi fattori, tra cui l'instabilità internazionale, l'inflazione e i costi energetici crescenti, hanno incentivato la ricerca di sicurezza attraverso la disponibilità immediata di denaro liquido. Tuttavia, tale pratica apre questioni rilevanti su perdita del potere d'acquisto, costi accessori e rischio di erosione del patrimonio nel tempo. Una corretta comprensione dei meccanismi che regolano la perdita di valore dei depositi permette di adottare strategie più vantaggiose e consapevoli nella gestione del proprio denaro.

Perché si sceglie di lasciare liquidità ferma sul conto corrente?

L'abitudine diffusa di mantenere denaro liquido su conti correnti deriva, in larga parte, dal bisogno psicologico di sicurezza e controllo sugli imprevisti quotidiani. La liquidità rappresenta uno strumento di gestione delle emergenze e una riserva per le spese improvvise, soprattutto in un contesto caratterizzato da volatilità macroeconomica e instabilità geopolitica. Questo comportamento ha radici profonde nella cultura finanziaria italiana, storicamente orientata alla prudenza:

  • Percezione di rischio basso: Il denaro depositato su conti correnti viene considerato sicuro, immediatamente disponibile e facilmente utilizzabile senza penalità né restrizioni.
  • Difficoltà di accesso all'informazione finanziaria: Molti risparmiatori non possiedono sufficienti conoscenze sugli strumenti di investimento alternativi, temendo perdite eccessive.
  • Esperienze pregresse negative: Eventi storici, come crisi finanziarie o bancarie, hanno alimentato la diffidenza verso prodotti a rischio anche moderato.
  • Impostazione familiare: Trasmissione generazionale della preferenza per la liquidità come baluardo di protezione patrimoniale.
Alla base della scelta di lasciare liquidità ferma esiste anche un intento pianificatorio: coprire spese imminenti come tasse, costi straordinari o acquisti di beni durevoli. Tuttavia, questa strategia mette a rischio rendimenti potenziali, esponendo i risparmi alla perdita di valore causata da inflazione e oneri bancari.

I rischi economici della liquidità inattiva: inflazione e costi bancari

Il principale rischio associato a lasciare eccessiva liquidità sui conti correnti riguarda la progressiva erosione del potere d'acquisto. Questa perdita si manifesta attraverso due fattori chiave: inflazione e costi di gestione bancaria. Il primo, espressione della crescita generalizzata dei prezzi, riduce la quantità di beni e servizi acquistabili con le stesse somme. In pratica:

  • Inflazione: Anche livelli moderati di inflazione, come l'1% registrato in Italia nel 2024, incidono significativamente sul capitale nel medio periodo. Ad esempio, su una somma di 10.000 euro lasciati inattivi, dopo cinque anni il valore reale può scendere anche del 10-20% a seconda dell'andamento dei prezzi.
  • Imposta di bollo: Per giacenze superiori a 5.000 euro, si applica un prelievo fisso di 34,20 euro annui. A questo si sommano eventuali canoni di gestione e altre spese accessorie.
  • Mancato rendimento: I conti correnti in Italia raramente offrono interessi, e se presenti risultano molto inferiori all'incremento dei prezzi al consumo. Il differenziale tra rendimento nullo e inflazione si traduce in una perdita silenziosa ma costante.
Il mantenimento di liquidità sul conto corrente implica anche il rischio di prelievo forzoso tramite misure straordinarie (patrimoniali) e l'obbligo di giustificare eventuali versamenti rilevanti davanti alle autorità fiscali. La gestione inefficiente della liquidità si trasforma così in una perdita certa, a fronte di una sicurezza presunta, cvome vediamo nel seguente esempio:

Ammontare depositato

Valore effettivo dopo 5 anni (inflazione media 2%)

10.000 euro

circa 8.000 euro

50.000 euro

circa 40.000 euro

Strategie di gestione della liquidità: quanto tenere sul conto e perché

Una corretta pianificazione patrimoniale richiede di valutare attentamente l'ammontare di denaro da mantenere liquido rispetto alle reali necessità personali e familiari. Gli esperti consigliano di seguire alcune regole metodologiche:

  • Regola del fondo di emergenza: Si consiglia di mantenere a disposizione una somma sufficiente a coprire le spese essenziali per un periodo compreso tra 3 e 6 mesi.
  • Ripartizione delle risorse (50-30-20): Il 50% del reddito deve sostenere le spese indispensabili, il 30% può essere utilizzato per desideri e bisogni non essenziali, mentre il restante 20% va destinato al risparmio, diversificando la tipologia di deposito o investimento.
  • Monitoraggio periodico: È buona pratica rivedere con regolarità la quota di liquidità sul conto, adattandola alle evoluzioni di mercato e alle esigenze personali.
L'individuazione del "giusto" livello di giacenza dipende da molteplici fattori, tra cui la stabilità lavorativa, la composizione del nucleo familiare, obblighi finanziari ricorrenti e tolleranza al rischio. In linea generale, una presenza eccessiva di liquidità immobilizzata compromette la crescita del patrimonio, mentre una disponibilità troppo ridotta può esporre a difficoltà nei momenti di emergenza. L'intervento di un consulente qualificato favorisce la definizione delle soglie ottimali per ogni caso.

Dal 2016, la normativa europea ha introdotto la disciplina del bail-in, finalizzata a gestire le crisi bancarie imponendo che azionisti, obbligazionisti e, successivamente, correntisti con giacenze oltre 100.000 euro partecipino alle perdite dell'istituto in difficoltà. Al di sotto di tale soglia, invece, i depositi sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD).

  • Per somme eccedenti il limite tutelato, il rischio di vedere decurtato il patrimonio in caso di default bancario si fa concreto: il correntista viene formalmente assimilato a un creditore ordinario della banca.
  • La possibilità di subire perdite dirette su depositi elevati rende necessario suddividere i capitali tra diversi istituti di credito o orientarsi verso strumenti che permettono una migliore diversificazione.
Le probabilità che banche sistemiche italiane siano soggette a bail-in rimangono basse, anche in virtù della vigilanza rafforzata da parte della Banca d'Italia. Tuttavia, nessun sistema bancario può definirsi totalmente privo di rischi, come evidenziato da precedenti episodi europei.

Alternative all'accumulo di liquidità: strumenti e soluzioni di investimento

Una gestione efficace del proprio patrimonio richiede di valutare strumenti che permettano di remunerare il capitale, limitando la mera giacenza. Gli strumenti più adatti variano in relazione al profilo di rischio e agli obiettivi temporali del risparmiatore:

  • Buoni Ordinari del Tesoro (BOT): Titoli di Stato a breve termine che garantiscono liquidità e sicurezza.
  • Buoni Fruttiferi Postali: Emessi da Cassa Depositi e Prestiti, offrono solidità e rendimenti generalmente superiori ai conti correnti ordinari.
  • Obbligazioni: Strumenti con differenti scadenze e rischi, ma adatti a una difesa dall'inflazione grazie ai possibili rendimenti.
  • Conti deposito remunerati: Permettono di ottenere un interesse, seppur modesto, mantenendo un accesso flessibile al capitale.
  • Fondi comuni di investimento e ETF: Soluzioni che puntano alla diversificazione dell'esposizione finanziaria, con la possibilità di investire anche piccole somme e controllare il profilo di rischio.
  • Equity crowdfunding: Opportunità per chi desidera partecipare al finanziamento di startup innovative o PMI, con prospettive di rendimento più elevato ma anche maggiore incertezza.
L'adozione di una strategia diversificata permette di contenere i rischi specifici di ogni singola asset class e di compensare l'effetto erosivo dell'inflazione. Individuare il mix adeguato di strumenti richiede una valutazione oculata, talvolta con il supporto di un professionista del settore.
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