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Auto termiche, no al blocco nel 2035: quali sono gli scenari possibili ora

di Chiara Compagnucci pubblicato il
auto, no al blocco delle termiche nel 20

Il futuro delle auto termiche in Europa nuovamente in discussione: tra dibattiti politici, nuove regole UE, impatti economici e pressioni industriali si ridefiniscono scadenze ed alternative tra elettrico, ibrido e carburanti innovativi.

La recente riapertura della discussione sullo stop ai motori endotermici dal 2035 ha catalizzato l’attenzione di analisti, industrie e opinione pubblica. Il confronto, acceso da decisioni comunitarie e mutamenti strategici, tocca non solo gli aspetti ambientali, ma anche quelli economici e sociali di numerosi Paesi europei. Il quadro, in costante ridefinizione, riflette la crescente necessità di bilanciare obiettivi climatici e tutela dell'industria automobilistica continentale.

L’Unione Europea, dopo aver delineato una rotta apparentemente inflessibile verso l’elettrificazione completa del parco veicoli, si trova a fronteggiare pressioni divergenti tra Stati membri ed esigenze industriali. Il tema, sostenuto da dati scientifici e da posizioni politiche variegate, riemerge oggi con forza grazie all’evolversi delle tecnologie e alla presa di coscienza dei mercati sulla necessità di una transizione sostenibile, ma anche competitiva rispetto alle altre potenze globali. In tale contesto, il dibattito verte sull’individuazione di soluzioni che consentano di coniugare riduzione delle emissioni e salvaguardia della filiera industriale europea, senza pregiudicare migliaia di posti di lavoro.

Le posizioni dei principali Paesi europei e la revisione delle regole UE

La ridefinizione delle regole europee sulle emissioni automobilistiche, inclusa la scadenza del 2035 per la vendita delle vetture a combustione interna, ha alimentato un acceso dibattito tra i governi dell’UE. Dalla Francia alla Germania, passando per Italia e Spagna, emerge un ventaglio di posizioni che rispecchiano le priorità economiche e strategiche dei singoli Stati. La revisione delle normative, prevista alla fine dell’anno, si annuncia quindi come momento cardine per l’intero settore.

Mentre alcuni Paesi considerano obbligatoria la data del 2035 per il raggiungimento delle emissioni zero, altri promuovono un maggior grado di flessibilità tramite deroghe mirate, inclusione dei carburanti alternativi e una transizione più graduale verso soluzioni elettriche. Le recenti comunicazioni tra governi e Commissione Europea sottolineano non solo tensioni ma anche la ricerca di un equilibrio dinamico tra le esigenze ambientali e la competitività dell’industria, minacciata dalla concorrenza asiatica e dal rallentamento della domanda interna di auto elettriche.

I principali attori di questa trattativa sono proprio le amministrazioni di Francia, Spagna, Italia e Germania. Da un lato, Francia e Spagna richiedono che la scadenza del 2035 rimanga un riferimento certo per l’industria, ma auspicano strumenti di supporto e supercrediti a favore delle produzioni locali. Dall’altro, Germania e Italia si schierano per un parziale rinvio, ottenendo aperture specifiche su biocarburanti, e-fuel e ibridi nel nuovo pacchetto normativo. Tale disomogeneità riflette una profonda incertezza sul futuro immediato e un confronto serrato tra idealismo ambientale e realismo industriale.

Francia e Spagna: sostegno alla scadenza del 2035 e richieste di flessibilità

In una recente comunicazione a Bruxelles, i due Paesi si sono espressi favorevolmente rispetto alla scadenza del 2035, considerata essenziale per guidare la transizione e sostenere gli investimenti già avviati, come le nuove gigafactory europee di batterie. Tuttavia, sia Parigi che Madrid sollecitano la Commissione ad introdurre margini di manovra, come supercrediti per le piccole elettriche prodotte in UE, mantenendo però una posizione di netta chiusura verso il prolungamento delle deroghe per le ibride plug-in oltre la data prefissata.

La richiesta di queste "flessibilità" tiene conto delle esigenze dell’industria, ma senza derogare dall’impegno delle "emissioni zero" quali pilastro strategico per il futuro europeo.

Italia e Germania: richieste di rinvio e apertura ai carburanti alternativi

Italia e Germania, attraverso lettere indirizzate alla Commissione Europea, hanno chiesto una revisione delle tempistiche e maggiore apertura nei confronti di tecnologie alternative ai sistemi completamente elettrici. Un punto chiave è l’inclusione di carburanti sintetici (e-fuel) e biocarburanti, in grado di alimentare motori endotermici con emissioni ridotte.

Entrambi i Paesi insistono sulla necessità di proteggere il tessuto industriale, favorire la produzione nazionale e modulare il percorso di decarbonizzazione rendendolo compatibile con i tempi dell’innovazione tecnica e delle filiere produttive. La posizione, sostenuta da importanti stakeholder dell’industria automotive, mira a salvaguardare la competitività e il lavoro, lasciando aperta la discussione su un’eventuale proroga della deadline.

Il nuovo pacchetto normativo europeo e gli scenari possibili

La Commissione Europea ha annunciato l’avvio di un nuovo "car package", destinato a rivedere profondamente la regolamentazione in materia di emissioni e omologazione dei veicoli. La spinta a rinegoziare il calendario della transizione nasce dalle criticità sollevate dalle industrie in merito ai lunghi cicli di sviluppo, agli investimenti da ammortizzare e alle difficoltà di accesso al mercato per molti consumatori.

Il nuovo pacchetto legislativo introduce una maggiore attenzione ai progressi tecnologici maturati negli ultimi anni. In particolare, si prevede il riconoscimento delle potenzialità dei motori endotermici alimentati tramite e-fuel e biofuel, con la possibilità che tali veicoli, a determinate condizioni, possano continuare a essere immatricolati anche dopo il 2035. Questa apertura rappresenta un segnale importante sia per i costruttori che per la sicurezza occupazionale dei lavoratori del comparto.

Il legislatore intende anche introdurre meccanismi incentivanti, tra cui una strategia "Buy European" per le flotte aziendali e un sostegno alla produzione di auto elettriche entry level accessibili. Tuttavia, molte questioni restano sul tavolo: la sorte delle ibride plug-in oltre il 2035 è tutt’ora oggetto di confronto tra Commissione, governi e industria.

Aperture su e-fuel, biofuel e veicoli ibridi: cosa potrebbe cambiare?

La possibilità di ammettere carburanti sintetici e biocarburanti nella produzione di nuovi veicoli a combustione interna modificherebbe radicalmente l’attuale quadro regolatorio. Le case più innovative potrebbero continuare a investire nelle evoluzioni tecnologiche dei motori endotermici in abbinamento a combustibili "puliti", contribuendo così alla decarbonizzazione progressiva del settore.

Vi sono infine margini per valutare la futura omologazione dei veicoli plug-in hybrid che, grazie alle tecnologie di ricarica evolute, possono costituire una soluzione ponte per garantire capillarità e accessibilità durante gli anni di transizione.

Il compromesso del 2040 e la riduzione delle emissioni del 90%

Le ipotesi più recenti prospettano uno slittamento dell’obbligo di esclusività dei veicoli elettrici dal 2035 al 2040, con un target di riduzione del 90% delle emissioni di CO2 sulle nuove immatricolazioni rispetto ai livelli del 1990. Il provvedimento, emerso dai negoziati tra i ministri europei dell’ambiente, prevede un sistema di revisione biennale dell’efficacia delle misure adottate e una clausola "freno d’emergenza" per la salvaguardia in caso di crisi economiche o energetiche improvvise.

Questa soluzione di compromesso mira a conciliare la spinta verso la decarbonizzazione con l’esigenza di garantire una transizione sostenibile e la continuità occupazionale. I parametri vincolanti avranno valore per tutti i marchi, ma lasciano discrezionalità sulle tecnologie impiegabili per raggiungere i nuovi obiettivi.

Impatto economico e occupazionale sulle industrie automotive europee

L’industria automobilistica rappresenta uno dei pilastri dell’economia europea in termini di PIL, occupazione diretta e filiera dell’indotto. La progressiva decarbonizzazione comporta rischi concreti per la stabilità produttiva, come evidenziato dagli stakeholder continentali. Secondo analisi del settore, una transizione accelerata rischierebbe di sacrificare centinaia di migliaia di posti di lavoro e danneggiare l’ecosistema delle PMI legate alla componentistica tradizionale.

Le aziende europee hanno effettuato investimenti ingenti sulla mobilità a zero emissioni, ma hanno manifestato preoccupazioni circa il rallentamento della domanda, la dipendenza da filiere extra-UE e la carenza di infrastrutture di ricarica nei paesi più periferici. Alcuni amministratori delegati di gruppi automotive di primo livello hanno inoltre richiesto politiche "Buy European" e incentivi mirati per la produzione e commercializzazione di veicoli a basso impatto, al fine di non compromettere la leadership continentale nel settore.

I sindacati e le associazioni industriali chiedono una revisione realistica e graduale della transizione, che distingua tra veicoli passeggeri e commerciali e sostenga la produzione nazionale nei Paesi in difficoltà competitiva (come l’Italia). Il dibattito si arricchisce delle valutazioni sulle emissioni prodotte in fase di fabbricazione rispetto a quelle in uso: la produzione di un’auto elettrica implica un maggiore "debito" di CO2 iniziale, compensato solo dopo specifiche percorrenze chilometriche e con un mix energetico fortemente rinnovabile. La tabella seguente mostra i principali fattori d’impatto:

Fase Emissioni CO2 (medie)
Produzione auto termica 5-7 t per SUV
Produzione auto elettrica 8-12 t (inclusa batteria)
Uso termica (10.000 km) 1,5-2 t
Uso elettrica (10.000 km) 0 t (con energie rinnovabili)

In sintesi, il nuovo quadro normativo dovrà essere in grado di tutelare la capacità di innovazione, ma anche il benessere economico e sociale dei milioni di lavoratori coinvolti.

Le prospettive per auto elettriche, ibride e termiche nel prossimo decennio

I prossimi dieci anni si preannunciano come un periodo di profonda eterogeneità tecnologica. Accanto allo sviluppo dei modelli a batteria, continueranno a essere offerte soluzioni ibride e termiche evolute, alimentate con carburanti alternativi. Gli operatori vedranno una crescente coesistenza tra differenti tipi di propulsione, dipendente dalle specificità dei mercati di riferimento, delle normative nazionali e della maturazione delle infrastrutture elettriche.

Le auto elettriche guadagneranno progressivamente quote di mercato, ma la lentezza nell’espansione della rete di ricarica e i costi accessibili solo a una parte della popolazione suggeriscono uno sviluppo progressivo e non uniforme a livello europeo. I veicoli ibridi e le endotermiche a basse emissioni (alimentate a e-fuel o biofuel) rappresentano una soluzione importante per garantire continuità produttiva, graduale rinnovamento del parco circolante e accessibilità economica agli utenti meno propensi o in grado di sostenere il passaggio immediato all’elettrico.

Restano aperti interrogativi circa il realismo delle aspettative di domanda e la possibilità che la propulsione 100% elettrica divenga la scelta dominante prima della metà degli anni ’40. In questo scenario, flessibilità regolatoria, incentivi tecnologici e strategie industriali a livello europeo saranno determinanti per orientare il sistema verso una reale decarbonizzazione mantenendo competitività e coesione sociale.



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