I buoni pasto cambiano volto: commissioni ridotte, impatto positivo su consumatori, imprese ed esercenti e innalzamento dell’esenzione fiscale a 10 euro.
L’intervento legislativo che entrerà in vigore dal 2025 rappresenta una significativa evoluzione nel comparto dei ticket alimentari digitali e cartacei: per la prima volta, le commissioni applicate agli esercenti commerciali dalle società emettitrici non potranno superare il 5% del valore nominale.
Una modifica che supera le distorsioni del passato e risponde alle richieste provenienti da esercenti, operatori del settore retail e associazioni di categoria, tanto nel segmento privato quanto in quello pubblico. Il periodo transitorio, fissato tra gennaio e agosto 2025, permetterà una graduale adeguatezza dei contratti già in essere prima dell’introduzione definitiva del nuovo regime.
Questo scenario è completato dalla prospettiva di un ulteriore aumento dell’esenzione fiscale a 10 euro per ogni ticket, tema in valutazione per la prossima legge di Bilancio e destinato a cambiare ulteriormente il panorama dei benefici di welfare aziendale.
I ticket di refezione rappresentano strumenti di welfare destinati a supportare le spese alimentari dei lavoratori. Il loro utilizzo si è evoluto nel tempo: oggi sono disponibili sia in formato elettronico sia cartaceo, attribuiti dal datore di lavoro ai dipendenti come benefit non monetario e soggetti a precise regole di esenzione fiscale. Gli aventi diritto includono lavoratori subordinati a tempo pieno o part-time, compresi coloro che operano in smart working o con contratti flessibili; i professionisti con partita IVA ordinaria risultano anch’essi inclusi nei casi previsti dalla normativa di settore. Le finalità di utilizzo non si esauriscono nella pausa pranzo lavorativa, ma possono ampliarsi all’acquisto di generi alimentari presso una rete di esercenti convenzionati tra ristorazione e distribuzione organizzata.
Storicamente, la percentuale di commissione richiesta dalle emittenti ai commercianti variava ampiamente, raggiungendo in casi estremi picchi fino al 20-25%. Queste condizioni hanno portato molti esercenti a limitare o rifiutare l’accettazione di ticket, con impatti negativi sulla diffusione dello strumento – aggravando in particolare le condizioni di piccoli operatori e pubblici esercizi. Con la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023 (legge 193/2024), è stato introdotto un tetto massimo del 5%, valido sia nel settore pubblico che privato. Il tetto riguarda tutte le nuove convenzioni da settembre 2025 e verrà esteso ai rapporti in essere al termine del periodo transitorio, superando così una distorsione di mercato denunciata da associazioni come Fipe, Fiepet e Federdistribuzione.
L’introduzione del limite alle commissioni sui buoni pasto comporta una redistribuzione dell’equilibrio contrattuale tra i soggetti coinvolti nella filiera. I risparmi stimati superano i 400 milioni di euro annui per gli esercenti, secondo dati di categoria. Tuttavia, la riforma richiede attenzione rispetto alle possibili contromisure delle società emettitrici e alla revisione di contratti commerciali con le imprese clienti. Si evidenziano benefici in termini di riduzione dei prezzi a carico degli esercenti e aumento della competitività della rete di accettazione, ma anche il rischio di una diminuzione degli investimenti tecnologici o peggioramento dei servizi accessori.
La revisione al ribasso dei margini impone agli operatori del settore una ristrutturazione dei modelli di business, orientandoli verso una maggiore efficienza gestionale e contrattuale. L’adeguamento dovrà conciliare la sostenibilità economica con l’allargamento della rete convenzionata e investimenti in sicurezza digitale, mantenendo i livelli di servizio attesi da esercenti e lavoratori. Alcuni operatori hanno sollevato la questione di un possibile allungamento dei tempi di pagamento e una diminuzione della qualità dei servizi, elementi che le istituzioni hanno promesso di monitorare con particolare attenzione.
Le aziende che forniscono i ticket ai propri dipendenti potranno beneficiare di una maggiore trasparenza sui costi e di condizioni di mercato più favorevoli. Tuttavia, sussiste la possibilità di una revisione dei contratti, con alcuni fornitori che potrebbero rinegoziare le condizioni di sconto o ridurre l’offerta di servizi accessori. È importante ricordare che il beneficio fiscale rimane inalterato: per i buoni pasto elettronici l’esenzione arriva a 8 euro per ciascun giorno lavorato, per quelli cartacei si ferma a 4 euro, e potrà essere adeguata qualora il Parlamento approvasse la soglia dei 10 euro.
La riduzione delle commissioni apre la strada a un incremento delle convenzioni tra imprese di ristorazione, distribuzione e società emettitrici. L’ampliamento della base di esercizi disponibili rende i buoni pasto più spendibili e meno penalizzanti per le piccole attività, risolvendo un evidente squilibrio. Tuttavia, la riforma impone anche ai commercianti di porre attenzione a nuove condizioni contrattuali e a potenziali cambiamenti nei tempi di accredito.
Sul piano fiscale, la proposta di portare l’importo esente da 8 a 10 euro per i ticket elettronici è oggetto di analisi. L’eventuale innalzamento offrirebbe alle imprese uno strumento più efficace di incentivazione, ampliando al contempo il potere d’acquisto dei beneficiari e agevolando la spesa famigliare. Secondo le proiezioni dei principali stakeholder, una soglia più alta rappresenterebbe un vantaggio sia in ottica aziendale che per la popolazione di lavoratori dipendenti e autonomi. Restano da chiarire i dettagli applicativi e la copertura finanziaria, da definire nei prossimi provvedimenti di finanza pubblica.