Quali statali avranno fino a 10 anni di buoni pasto arretrati secondo le ultime sentenze: i chiarimenti e la situazione
Chi tra gli statali avrà fino a 10 anni di arretrati di buoni pasto? Le emissioni di buoni pasto, da gennaio 2025, sono soggette al tetto del 5% sulle commissioni, mentre nulla cambia per i buoni pasto già in circolazione e sul mercato dal 2024.
La loro validità resta, infatti, la stessa e le commissioni concordate restano confermate fino al 31 agosto 2025. Sono altre le modifiche sui buoni pasto al via da questo 2025, che prescindono da tassazione e trattamento fiscale.
La FP CGIL Sanità Viterbo, insieme a tutti i lavoratori della Asl del capoluogo, aveva presentato ricorso per ottenere il riconoscimento del diritto alla pausa pranzo e all’indennità sostitutiva del servizio mensa, come proprio i buoni pasto.
Questi ultimi vengono concessi dai datori di lavoro ai propri dipendenti come contributo quotidiano per usufruire di un pasto gratuito durante la giornata di lavoro.
La Asl aveva lottato per ottenerne il riconoscimento per 5 anni, ma il giudice competente ha deciso che l’indennizzo debba coprire l’intero decennio, per cui i sanitari riceveranno i buoni pasto non erogati per tutto tale periodo.
Dopo la sentenza, il sindacato ha chiesto alla Asl di Viterbo che il pagamento immediato dei buoni pasto e anche di importo aumentato, considerando che è fermo da circa vent’anni a 4,13 euro e non è stato adeguato agli attuali prezzi al consumo.
La stessa situazione di riconoscimento dei buoni pasto arretrati si sta verificando per i lavoratori della Asl di Chieti e per gli infermieri dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Fermo. In questi casi, però, sono ancora incerti i tempi di erogazione.
Le recenti sentenze a favore dei lavoratori pubblici, affinchè vengano loro riconosciuti i buoni pasto arretrati e non pagati, sono una chiara rappresentazione delle novità decise con il rinnovo ufficiale del Contratto per gli statali delle Funzioni centrali.
Il nuovo Ccnl ha, infatti, stabilito il diritto al buono pasto anche quando un dipendente presta servizio da remoto in ore della giornata pari a quelle della prestazione lavorativa in presenza.
Il requisito che permette di ottenere il buono pasto in smart working è il tempo della prestazione lavorativa, che deve risultare pari a quella che si sarebbe svolta in presenza.
Il principio su cui si fonda la norma è quello dell’equiparazione, per evitare qualsiasi forma di discriminazione tra chi lavora in presenza e chi opera in smart working, per cui, se un dipendente ha generalmente diritto al buono pasto per una giornata lavorativa in ufficio, lo stesso diritto deve essere riconosciuto anche quando la prestazione viene effettuata da remoto.
Restano, però, da sciogliere i nodi sul riconoscimento dei buoni pasto anche a medici e infermieri e personale scolastico.
Come confermano le ultime notizie, i lavoratori della sanità, tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari Oss, portano avanti da tempo le discussioni a livello sindacale per ottenere i buoni pasto sostitutivi della mensa.
Finora da un punto di vista legislativo nulla è stato fatto ma si è pronunciata la Corte di Cassazione, che ha ribadito come il riconoscimento al diritto del buono pasto non ha una funzione retributiva, ma un carattere assistenziale.
Secondo i giudici, il diritto alla pausa pranzo non dipende dalla fascia oraria lavorata, e quindi dagli orari considerati standard per il consumo dei pasti, per cui il buono pasto per il settore sanità si configura come un diritto in sostituzione del servizio mensa dopo le 6 ore di lavoro, indipendentemente dal momento del giorno o della notte in cui queste ore vengono lavorate.
Ciò significa che anche medici, infermieri e Oss devono ottenere i buoni pasto, come la maggior parte dei lavoratori dipendenti.