Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Come stanno andando gli avvocati in Italia sia professionisti che dipendenti? Guadagni, statistiche, prospettive

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Meno avvocati, più qualità e innovazione

L'elemento più sorprendente del rapporto riguarda l'aumento del reddito medio degli avvocati, che nel 2024 è salito del 6,8% rispetto all'anno precedente.

Il numero degli iscritti agli albi professionali continua a diminuire, mentre i redditi medi degli avvocati registrano un aumento. Secondo il Rapporto 2024 di Cassa Forense, redatto in collaborazione con il Censis e presentato a Roma il 2 aprile 2025, gli avvocati iscritti alla Cassa sono 233.260, in calo dell'1,6% rispetto al 2023. Una contrazione che segna un'emorragia di oltre 12.000 unità dal 2020, anno in cui gli iscritti toccavano quota 245.030.

Nonostante il calo numerico, il rapporto tra iscritti e popolazione rimane stabile, pari a 4 avvocati ogni mille abitanti, un dato che in sé riflette ancora un'elevata densità di professionisti sul territorio. Ad abbandonare più frequentemente la toga sono le donne: solo nel 2024, le avvocate che hanno lasciato la professione sono state 2.140, spesso prima dei 45 anni. L'età media complessiva dell'avvocatura è in crescita: oggi si attesta sui 48,9 anni, ben più alta rispetto ai 42,3 anni del 2002, segnale di un invecchiamento costante della categoria. In parallelo, il numero dei pensionati è salito a 34.719, contro i 29.868 del 2019. Vogliamo capire:

  • Guadagni e squilibri degli avvocati in Italia
  • Meno avvocati, più qualità e innovazione

Guadagni e squilibri degli avvocati in Italia

L'elemento più sorprendente del rapporto riguarda l'aumento del reddito medio degli avvocati, che nel 2024 è salito del 6,8% rispetto all'anno precedente, fino a raggiungere i 47.678 euro annui. Ma dietro questo dato positivo si celano profonde disparità di genere e territoriali. Gli avvocati uomini percepiscono mediamente 62.456 euro, mentre le colleghe si fermano a 31.115 euro, meno della metà. Una forbice che denuncia un divario salariale inaccettabile e che racconta di una persistente discriminazione, sia in termini di opportunità professionali sia di accesso a incarichi meglio remunerati.

Dal punto di vista geografico, le differenze regionali sono ancora più marcate: in Lombardia il reddito medio è di 81.115 euro, in Calabria precipita a 24.203 euro (appena 17.000 per le donne). Una distanza che delinea due professioni diverse: da un lato l'avvocatura che lavora nei grandi centri economici, ben integrata nel tessuto imprenditoriale e dotata di specializzazioni di valore; dall'altro, una larga parte del Paese in cui esercitare la professione legale è sempre più difficile, precario e scarsamente remunerato.

Un altro dato critico riguarda la soddisfazione professionale. Il 33% degli avvocati italiani ha dichiarato che lascerebbe la professione se ne avesse l'opportunità. La causa principale? Costi troppo alti rispetto ai benefici. Il 63% di chi vorrebbe abbandonare la toga lo fa per motivi economici: tra affitti, spese di studio, contributi previdenziali, software gestionali, formazione obbligatoria, commercialista e assicurazione professionale, l'avvocato medio si trova ad affrontare costi fissi ingenti, non sempre sostenibili soprattutto per i giovani.

A complicare il quadro si aggiunge anche la lentezza del sistema giustizia. In molti casi, la scarsa soddisfazione dei clienti, le lungaggini processuali e i pagamenti in ritardo contribuiscono a erodere ulteriormente il margine economico del professionista. Il risultato è un circolo vizioso in cui i costi crescono, le entrate stagnano e la fiducia nella professione si assottiglia.

Meno avvocati, più qualità e innovazione

Nonostante questo scenario complesso, il futuro dell'avvocatura non è destinato al declino. Al contrario, secondo Cassa Forense, la riduzione degli iscritti può innescare un processo virtuoso di riequilibrio tra domanda e offerta per una progressiva riqualificazione della professione legale. Meno avvocati significa meno concorrenza sleale, meno compressione dei compensi e maggiore possibilità di valorizzare competenze specialistiche. Il ritorno a una professione più selettiva, meno inflazionata, può aumentare la qualità media del servizio offerto e restituire prestigio e potere d'acquisto agli avvocati che restano sul mercato.

Un altro aspetto del cambiamento riguarda la tecnologia. L'utilizzo dell'intelligenza artificiale nella professione è ancora basso - solo il 27,5% degli avvocati la impiega regolarmente - ma cresce l'interesse: il 31,7% sta valutando di adottarla nei prossimi mesi. Le applicazioni principali riguardano la ricerca giurisprudenziale, la redazione automatizzata degli atti e l'organizzazione documentale.

Leggi anche