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Come vanno gli infermieri in Italia? La situazione della professione, i problemi e le iniziative per rilanciarla

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Rilancio della professione di infermiere

Chi nel 2025 indossa una divisa da infermiere lo fa spesso in un contesto di grande precarietà organizzativa.

Secondo le rilevazioni del 2025 della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche mancano almeno 65.000 professionisti per garantire livelli assistenziali adeguati. Questo numero cresciuto con l'invecchiamento della popolazione e la domanda di cure croniche e domiciliari. Il sistema sanitario nazionale si trova così a funzionare con un rapporto di 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, ben lontano dalla media dell'Unione europea che si attesta attorno a 8,4.

Il confronto internazionale rende ancora più evidente il divario. Germania, Francia e Paesi Bassi investono da anni in formazione e valorizzazione della figura infermieristica, creando ambienti professionali attrattivi e competitivi. In Italia l percorso universitario triennale rimane sottovalutato e ostacolato da numeri chiusi troppo rigidi nei test d'ingresso e da una carenza cronica di docenti nei corsi di laurea. Di conseguenza, molti giovani abbandonano l'idea di diventare infermieri ancor prima di iniziare, mentre altri, dopo la laurea, scelgono l'estero come destinazione per una carriera più gratificante.

Il risultato è un turn over altissimo. I dati 2025 mostrano che oltre il 30% degli infermieri italiani valuta di abbandonare la professione. Le cause sono stipendi bassi, carichi di lavoro insostenibili, orari usuranti e scarsa valorizzazione del ruolo. Andiamo oltre e vediamo:

  • Le condizioni di lavoro al limite nel 2025 degli infermieri in Italia
  • Le iniziative per il rilancio della professione di infermiere

Le condizioni di lavoro al limite nel 2025 degli infermieri in Italia

Chi oggi indossa una divisa da infermiere lo fa spesso in un contesto di grande precarietà organizzativa. La retribuzione media annua di un infermiere italiano nel settore pubblico si aggira intorno ai 32.400 euro lordi, una cifra inferiore rispetto alla media europea di 39.800 euro. Questo squilibrio salariale, in un paese che chiede ai professionisti di coprire spesso turni notturni, festivi e doppi turni in urgenza, risulta demotivante per chi ha sulle spalle responsabilità sanitarie.

A tutto questo si aggiunge l'esposizione alla violenza sul lavoro. Nel 2024 i casi conosciuti di aggressione a personale infermieristico sono stati oltre 130.000, tra minacce verbali, episodi fisici e situazioni di abuso psicologico. Le aggressioni avvengono in pronto soccorso, nei reparti di degenza, nei servizi domiciliari e persino nelle RSA. La mancanza di personale aumenta i tempi di attesa, genera frustrazione nei pazienti e nelle famiglie e gli infermieri diventano bersagli di sfogo.

In parallelo cresce la diffusione del burnout professionale. Alcuni studi mostrano che uno su due tra gli infermieri italiani manifesta segni clinici di esaurimento emotivo, riduzione della motivazione e disturbi del sonno. In questo contesto, l'insoddisfazione professionale raggiunge livelli critici, con molti infermieri che dichiarano di non sentirsi riconosciuti.

Le iniziative per il rilancio della professione di infermiere

La Legge di Bilancio ha previsto l'aumento dell'indennità di specificità infermieristica, con un primo stanziamento di 35 milioni di euro per quest'anno e un consolidamento a 285 milioni a partire dal 2026. Un passoper iniziare a riconoscere il valore del lavoro infermieristico.

Grazie ai fondi del PNRR, è stata rilanciata la figura dell'infermiere di famiglia e di comunità, centrale per rafforzare l'assistenza territoriale e domiciliare. Questo profilo, ha il compito di intercettare i bisogni assistenziali nelle case delle persone e ridurre la pressione sugli ospedali e migliorando la continuità delle cure.

La FNOPI ha rilanciato una campagna di sensibilizzazione nazionale per ridefinire l'identità pubblica dell'infermiere, puntando su formazione continua, sviluppo di carriere specialistiche e accesso a ruoli manageriali. Le proposte prevedono anche la possibilità di reintrodurre incentivi fiscali per chi lavora in reparti critici, borse di studio per studenti infermieri, e nuove modalità di assunzione diretta da parte delle aziende sanitarie.

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