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Cosa cambia per la pensione futura se dopo aver lavorato come dipendente apro una attività in proprio? Ci perdo o conviene?

di Marianna Quatraro pubblicato il
pensione dipendente attivita

Come si calcola la pensione finale quando si cessare un rapporto di lavoro dipendente e si aprire un’attività autonoma: i chiarimenti e quanto conviene

Cosa cambia per il calcolo della mia pensione se dopo aver lavorato come dipendente apro una attività autonoma? Sono diversi i lavoratori che spesso si pongono il dubbio su cosa potrebbe cambiare per la propria pensione se decidessero di cessare il proprio rapporto di lavoro dipendente per aprire una attività autonoma.

Cerchiamo di seguito di chiarire la situazione e dare risposte a quanti si pongono tale domanda.

  • Cosa cambia per il calcolo della pensione finale se apro un’attività autonoma dopo aver lavorato come dipendente
  • Si perde o ci si guadagna quando si apre un’attività in proprio dopo un rapporto di lavoro dipendente ai fini della pensione?

Cosa cambia per il calcolo della pensione finale se apro un’attività autonoma dopo aver lavorato come dipendente

Quando si decide di cessare un rapporto di lavoro dipendente per aprire un’attività autonoma in proprio, poco cambia per il calcolo della pensione finale. 

Si continuano comunque a versare contributi che si aggiungono alla rendita già maturata.

Quando, infatti, si avvia una libera attività e ci si iscrive alla Gestione Separata dell’Inps, nei casi di collaboratori o professionisti con partita iva, o alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (commercianti, artigiani e coltivatori diretti/imprenditori agricoli professionali), le quote maturate nel Fondo lavoratori dipendenti con i versamenti contributivi obbligatori restano lì dove sono.

Anzi, ad esse si aggiungono gli ulteriori versamenti che vengono poi effettuati nelle altre gestioni e che concorrono in ogni caso al calcolo della pensione futura. 

Si perde o ci si guadagna quando si apre un’attività in proprio dopo un rapporto di lavoro dipendente ai fini della pensione?

Aprire un’attività in proprio dopo aver svolto per molti anni un lavoro dipendente può risultare conveniente o anche no. Si tratta in realtà di un risultato soggettivo che dipende da tanti fattori, per esempio, il tipo di attività che si avvia, il settore di lavoro, il guadagno annuo che si registra e quindi i relativi versamenti contributivi calcolati. 

C’è a chi può rendere molto e a chi meno. 

La certezza, e la convenienza, è che per tutti si possono sommare tutti i periodi contributivi versati nelle diverse gestioni.

Ogni gestione previdenziale ha poi le proprie regole di calcolo, per cui al momento del pensionamento, il lavoratore riceve un’unica pensione composta dalla somma dei periodi maturati in ciascuna di esse. 

Inoltre, lavoratori che hanno una contribuzione mista da lavoro dipendente e da lavoro autonomo hanno la possibilità cumulare i diversi periodi contributivi per avere una sola prestazione previdenziale a carico della gestione speciale in maniera gratuita. 

Non si tratta, quindi di un’operazione onerosa, il cumulo non prevede costi e vale sia ai fini del conseguimento del diritto che della misura della prestazione.

Cessando, però, il lavoro dipendente per aprire un’attività autonoma, gli ulteriori versamenti che si effettuano, risultano in genere meno convenienti per il calcolo della pensione finale.

I contributi da lavoro autonomo risultano, infatti, sempre inferiori, e a volte anche di molto, rispetto a quelli da lavoro dipendente.

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