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Donazioni, come si può diseredare un figlio togliendogli l'eredità con la nuova normativa nel ddl semplificazioni

di Marianna Quatraro pubblicato il
Donazioni come diseredare figlio

Cosa cambia per la possibilità di diseredare un figlio dalla propria eredità con l'approvazione del nuovo Ddl Semplificazioni 2025

La recente approvazione del nuovo Ddl Semplificazioni 2025 ha comportato profonde modifiche nella disciplina delle successioni in Italia, in particolare per quanto riguarda la possibilità di escludere un discendente dalla successione e la gestione delle donazioni. Le modifiche legislative non solo ridefiniscono la tutela dei diritti dei legittimari, ma incidono direttamente sull'assetto patrimoniale familiare e sulla libera circolazione dei beni. 

La quota di legittima e la tutela dei legittimari prima della riforma

Prima dell’intervento legislativo, il Codice Civile italiano prevedeva una robusta tutela per i cosiddetti legittimari, ossia i soggetti a cui la legge riserva una quota irrinunciabile dell’eredità: coniuge, figli e, in mancanza di questi, gli ascendenti. Questa porzione, definita quota di legittima, era sottratta alla libera disposizione del de cuius sia tramite testamento sia mediante donazioni effettuate in vita. Il calcolo di tale quota si basava sulla sommatoria del relictum (beni disponibili alla morte del de cuius), del donatum (beni già donati), sottraendo eventuali debiti ereditari. Ne deriva:

  • Quota di legittima: parte di patrimonio che non può essere lesa né attraverso disposizioni testamentarie né mediante donazioni.
  • Legittimari: coniuge/unito civile, discendenti, ascendenti.
La tutela giuridica si realizzava mediante due strumenti principali:
  • Azione di riduzione: permetteva al legittimario leso di ridurre le disposizioni che intaccavano la sua quota legittima, agendo sia su testamenti che su donazioni, partendo dall’ultima e risalendo alle precedenti.
  • Azione di restituzione: se il donatario aveva alienato il bene e non era più in grado di risarcire l’erede leso, costui poteva agire direttamente contro qualunque terzo acquirente, anche incolpevole, per recuperare il bene donato.
Questo sistema garantiva da un lato la protezione dei legittimari, impedendo la loro esclusione, e dall’altro sollevava criticità per la commerciabilità dei beni donati, spesso considerati "ad alto rischio" nel mercato immobiliare per la possibilità che potessero essere rivendicati dagli eredi.

Cosa prevede la riforma: abolizione dell'azione di restituzione e nuove possibilità di diseredare un figlio

Il Ddl Semplificazioni 2025 segna una svolta, cancellando l’azione di restituzione ed escludendo la possibilità per il legittimario leso di agire contro i terzi acquirenti successivi alla donazione. Resta, invece, la facoltà di proporre l’azione di riduzione esclusivamente contro il donatario. Se quest’ultimo è incapiente o ha già alienato il bene e trasferito altrove le liquidità, la tutela per il legittimario diviene meramente personale e non più reale e sono previste:

  • Semplificazione del mercato: immobili donati e successivamente venduti risultano pienamente commerciabili, senza più il rischio di azioni successorie da parte di legittimari lesi.
  • Diritto ridotto al credito: il patrimonio dell’escluso si trasformerà in una semplice pretesa risarcitoria nei confronti del donatario.
Dal punto di vista pratico, questa innovazione spalanca nuovi scenari per i rapporti familiari e per chi desideri escludere uno o più discendenti dall’eredità. 

Esempio pratico: come si può diseredare un figlio con le nuove regole

La casistica resa possibile dalla nuova normativa è eloquente. Un genitore, in vita, decide di effettuare la donazione della propria abitazione (magari l’unico bene rilevante) a un solo discendente, emarginando l’altro figlio per ragioni personali o relazionali. Il donatario, complice o consapevole, aliena l’immobile a terzi, magari convertendo quanto ricevuto in denaro e trasferendolo su conti intestati ad altri o investendolo in forme non aggredibili.

Alla morte del donante, l’escluso apprende della lesione del suo diritto alla legittima. Con la precedente disciplina, avrebbe potuto agire anche contro il terzo acquirente per recuperare il bene originario, persino quando questo era stato acquistato in buona fede. Ora la possibilità si riduce a una richiesta di credito verso il donatario, con risultati del tutto incerti se questi è ormai formalmente privo di beni. La novità implica:

  • Risultato: il figlio escluso dal passaggio patrimoniale non può più ottenere il recupero della quota reale sull’immobile già passato di mano, restando insoddisfatto per la propria quota legittima.
  • Effetto pratico: la diseredazione diventa realizzabile anche senza concreto titolo testamentario, semplicemente orchestrando cessioni e movimenti patrimoniali mirati prima dell’apertura della successione.

Implicazioni e rischi per la tutela dei legittimari e per il mercato immobiliare

Le implicazioni della riforma sono articolate e coinvolgono tanto la sicurezza delle transazioni immobiliari quanto la tutela effettiva dei soggetti più deboli nella successione. Da un lato, la soppressione di ogni rischio per chi acquista un bene oggetto di donazione semplifica notevolmente l’accesso al credito, valorizza gli immobili e accelera i trasferimenti patrimoniali.

Dall’altro, però, la posizione dei legittimari risulta indebolita tanto da potersi ridurre a un diritto non più esigibile nei fatti. La perdita dell’azione reale, sostituita da una mera pretesa economica verso il donatario che può agevolmente svuotare il proprio patrimonio e diseredare un figlio, rischia di trasformare l’equilibrio tra solidarietà familiare e interessi di mercato a favore di questi ultimi.

Vantaggi per il mercato Rischi per i legittimari
Sicure transazioni immobiliari Perdita dell’effettiva tutela della quota di legittima
Semplificazione dei mutui e delle ipoteche Potenziale insoddisfazione dei diritti successori

 



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