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Fatture false o operazioni inesistenti per pagare meno tasse, sanzioni meno dure con normativa 2025 e sentenze Cassazione

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Pagare meno tasse

La frode fiscale comprende diversi comportamenti illeciti per ridurre artificialmente la base imponibile o ottenere indebiti vantaggi fiscali.

L’utilizzo di documenti non aderenti alla realtà, come le cosiddette "fatture inesistenti", rappresenta uno dei principali strumenti adottati per ridurre il carico tributario in maniera illecita. Questo fenomeno, spesso realizzato attraverso l’emissione o la ricezione di fatture per operazioni mai effettuate o riportanti importi gonfiati, oltre a costituire una pratica diffusa tra imprese grandi e piccole, comporta rischi penalmente rilevanti e crescenti attenzioni normative e giurisprudenziali.

Le modifiche delle norme fiscali nel 2025, in particolare, hanno introdotto una rimodulazione delle sanzioni e delle soglie di punibilità, segnando nuovi orientamenti interpretativi anche da parte della Corte di Cassazione.

L'attualità del tema trova riscontro nei recenti casi giudiziari che hanno coinvolto sia multinazionali sia professionisti, richiamando l’interesse su come prevenire e contrastare questo tipo di frode.

Frode fiscale e falsa fatturazione: definizioni, inquadramento giuridico e differenze

La frode fiscale comprende diversi comportamenti illeciti posti in essere per ridurre artificialmente la base imponibile o ottenere indebiti vantaggi fiscali. La "falsa fatturazione" è una sottocategoria di frode, dove vengono prodotti documenti non corrispondenti all’effettività delle operazioni.

  • Frode fiscale: un insieme di atti fraudolenti finalizzati all’evasione d’imposta, tra cui dichiarazioni infedeli, omissione di ricavi e uso di documentazione fittizia.
  • Evasione fiscale: spesso perseguita tramite comportamenti amministrativi (come la mancata emissione di scontrini), può sfociare in violazione penale oltre certe soglie (D.Lgs. 74/2000).
  • False fatture: rappresentano il principale strumento di dichiarazioni fraudolente, costituendo un illecito punibile sia sul piano amministrativo che penale, a seconda dell’importo e della natura dell’operazione.
La differenza centrale tra frode ed evasione risiede nella presenza di un comportamento artificioso e ingannevole.

Quando una fattura si considera falsa: tipologie e casi concreti

Una fattura si definisce "falsa" quando attesta operazioni mai avvenute, solo parzialmente realizzate o eseguite tra soggetti differenti rispetto a quelli dichiarati. Le principali tipologie sono:

  • Fatture oggettivamente inesistenti: documentano la totalità o parte di un’operazione mai realizzata.
  • Fatture soggettivamente inesistenti: attestano operazioni realmente avvenute, ma con soggetti diversi rispetto a quelli indicati nel documento.
Casi esemplari includono:
  • Emissione di una fattura per una vendita mai effettuata o per una quantità superiore rispetto a quella realmente ceduta.
  • Emissione da parte di società cartiere, cioè imprese create appositamente per consentire a terzi di evadere le imposte.
Il valore documentario delle fatture rende essenziale la distinzione tra mere irregolarità formali e illeciti sanzionabili. Recenti sentenze hanno escluso la configurazione di false fatturazioni in presenza di prezzi incongrui, purché i pagamenti siano realmente avvenuti (Cass. penale n. 26520/2024).

Il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti: disciplina normativa aggiornata al 2025

Il D.Lgs. 74/2000, art. 8, punisce l’emissione di fatture (o altri documenti equipollenti) attestanti operazioni inesistenti, anche in assenza di un’effettiva evasione da parte del terzo destinatario.

Elemento oggettivo

Emissione/rilascio di documento che attesti operazioni mai avvenute o tra soggetti diversi dalla realtà

Elemento soggettivo

Dolo specifico: intenzione di consentire a terzi l’evasione delle imposte

Non è prevista una soglia minima per la punibilità penale di questo reato. Tuttavia, come da aggiornamenti 2025, se l’importo indicato è inferiore a 100.000 €, si applica una fattispecie attenuata.

Le recenti riforme fiscali e penali, introducono benefici per i contribuenti che decidono di sanare le violazioni fiscali, anche se commesse in passato.

La riforma Cartabia ha reso più semplice l’accesso alla non punibilità e abbassato la soglia di applicabilità ai reati puniti con un minimo inferiore a due anni: soglia in cui rientra anche l’utilizzo di fatture false, punito con un minimo di un anno e sei mesi.

In alternativa, se non si può applicare la causa di non punibilità, il contribuente può ottenere una riduzione della pena fino alla metà e la cancellazione delle sanzioni accessorie,. Questa attenuante speciale è concessa se il saldo integrale avviene prima della fine del dibattimento di primo grado, e si applica anche retroattivamente.

Le soglie penali e amministrative: quando scatta il reato e quali conseguenze

La configurazione di reato o illecito amministrativo dipende sia dalla natura dell’operazione sia dall’importo coinvolto.

  • Per le fatture relative ad operazioni effettivamente inesistenti non vi sono soglie minime: il solo rilascio attiva la responsabilità penale (ex art. 8 D.Lgs. 74/2000).
  • In altri casi di infedeltà dichiarativa o di omessa dichiarazione, le soglie sono determinate (es. oltre 50.000 € per omessa dichiarazione).
Le conseguenze variano da sanzioni amministrative pecuniarie a pene detentive, interdittive, e confisca dei beni correlati.

Le sanzioni e le pene previste dal D.Lgs. 74/2000 e modifiche recenti

Importo indicato non rispondente a verità < 100.000 €

Reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni

Importo >= 100.000 €

Reclusione da 4 a 8 anni

Le sanzioni accessorie comprendono interdizione dai pubblici uffici, sospensione dagli uffici direttivi e confisca anche per equivalente. Recenti novità hanno introdotto la possibilità di attenuazione della pena in caso di ravvedimento o integrale pagamento prima della sentenza (art. 13 D.Lgs. 74/2000).

  • La sospensione condizionale è preclusa quando l’imposta evasa supera il 30% del volume d’affari o i 3 milioni di euro.

Nuove interpretazioni della Cassazione e impatto delle sentenze 2024-2025

Le pronunce della Suprema Corte hanno ridefinito i confini tra condotte punibili e condotte escluse.

La Corte di Cassazione ha confermato che, in presenza del pagamento integrale del debito tributario, anche se rateizzato, è possibile accedere a forme di non punibilità o a rilevanti attenuazioni di pena, purché si dimostri l’avvenuto versamento prima della conclusione del dibattimento penale.

In particolare, con la sentenza 19675 del 2025 la Suprema Corte ha riconosciuto che l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, se seguito da una condotta riparatoria completa, non comporta necessariamente una condanna.

Grazie alla nuova norma il pagamento del debito può rendere il fatto non punibile per particolare tenuità, purché debitamente documentato. La giurisprudenza sottolinea l’importanza dell’elemento soggettivo e della prova rigorosa dell’inesistenza delle operazioni. 

Fatture false: responsabilità di chi emette e di chi utilizza i documenti

La responsabilità si estende a diversi soggetti coinvolti nella catena della fatturazione.

  • Emittente: risponde penalmente per il solo fatto dell’emissione, con dolo specifico (non occorre che il destinatario realizzi effettivamente l’evasione).
  • Utilizzatore: se consapevole, risponde per l’uso indebito; se ignaro, occorre che l’Amministrazione finanziaria dimostri il coinvolgimento attivo o la mancata diligenza.
La responsabilità dell’utilizzatore dipende dalla facilità di individuare la falsità e dalla diligenza mostrata nell’esecuzione delle operazioni.

Prova, oneri e difesa contro l’accusa di falsa fatturazione

In materia di contestazione, l’onere della prova dell’inesistenza dell’operazione grava su chi afferma la falsità.

  • Per le operazioni oggettivamente inesistenti, l’amministrazione deve dimostrare che non vi sia stata alcuna operazione sottostante.
  • In caso di presunta frode carosello, occorre dimostrare elementi indiziari della non operatività dei fornitori ed eventuale consapevolezza del destinatario.
  • L’imputato può difendersi tramite la documentazione di supporto, la testimonianza dei soggetti coinvolti e la dimostrazione della propria buona fede.
L’utilizzo del ravvedimento operoso e il ricorso a consulenze tecniche rappresentano strumenti difensivi rilevanti.

Riduzione delle pene e nuove strategie di regolarizzazione: normativa 2025

Le riforme introdotte dal 2025 facilitano percorsi di regolarizzazione e attenuazione della pena per chi si attivi spontaneamente nel sanare il debito tributario.

  • Pagamento integrale entro il processo: determina riduzioni fino alla metà delle pene, esclude sanzioni accessorie, e può portare in alcuni casi (art. 13 D.Lgs. 74/2000) alla non punibilità.
  • Tenuità del fatto: la recente giurisprudenza riconosce la non punibilità nei casi in cui l’illecito sia di entità modesta e vi sia stato un comportamento riparatorio.
  • Ravvedimento operoso: consente di regolarizzare le posizioni fiscali prima dell’avvio di accertamenti o procedimenti penali, limitando l’esposizione a conseguenze gravi.
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