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Fatture false, quando accertamento del Fisco č nullo per mancanze di prove

di Marianna Quatraro pubblicato il
Fatture false quando accertamento nullo

Quali sono i casi in cui per fatture false un accertamento fiscale puņ risultare nullo: cosa prevede la normativa vigente

Ricevere un avviso di accertamento per presunte fatture false genera apprensione nelle imprese, dato che il rischio di trovarsi coinvolti in contestazioni fiscali può incidere notevolmente sull’attività e sulla reputazione. In queste vicende, la centralità della prova emerge come elemento cardine: non basta disporre di semplici indizi o formulare sospetti sui movimenti bancari e sui rapporti commerciali. Il sistema tributario, in particolare quando si tratta di presunte operazioni inesistenti, impone un rigoroso equilibrio tra le ragioni dell’Amministrazione e quelle del contribuente. Solo la presenza di elementi concreti e verificabili permette di sostenere un’accusa fondata e, in assenza di questi, l’atto di accertamento è destinato a decadere. 

Cos’è un avviso di accertamento e quando si considera nullo secondo la normativa vigente

L’avviso di accertamento rappresenta l’atto con cui l’Amministrazione finanziaria comunica ufficialmente al contribuente l’esito delle proprie verifiche, indicando la presunta irregolarità, gli importi ritenuti dovuti e le relative sanzioni. Secondo la normativa vigente, l’atto deve possedere requisiti formali e sostanziali precisi: una motivazione dettagliata, la corretta intestazione al soggetto effettivamente obbligato, la precisa indicazione dei termini per il pagamento o l’impugnazione, la chiara esposizione delle ragioni giuridiche e di fatto che sostengono la pretesa.

La nullità di un avviso si verifica quando uno o più di questi requisiti sono assenti o gravemente viziati. Tra le cause più comuni figurano:

  • Mancanza di motivazione o presenza di formule generiche e non individualizzate;
  • Notifica irregolare o mai avvenuta;
  • Errata o incompleta identificazione del contribuente;
  • Emissione fuori dai termini di legge (prescrizione o decadenza);
  • Sottoscrizione assente o da parte di soggetto non titolato;
  • Mancanza di indicazione delle modalità e dei termini di ricorso.
Un avviso che presenta una di queste gravi carenze è invalido e può essere contestato davanti alla Corte di Giustizia Tributaria anche trascorso il termine ordinario, quando si tratta di nullità assoluta. 

Onere della prova nelle contestazioni per fatture false: cosa deve dimostrare il Fisco e cosa il contribuente

L’onere della prova nelle cause riguardanti le fatture false segue principi precisi. In via generale, compete all’Amministrazione finanziaria il compito di fornire elementi specifici e circostanziati che provino la falsità delle operazioni contestate. Non è sufficiente addurre sospetti, presunzioni o anomalie nei flussi finanziari: l’ufficio deve produrre documentazione o evidenze oggettive, quali testimonianze terze, corrispondenza commerciale, verbali di ispezione e dati oggettivi riconducibili alle transazioni oggetto di contestazione.

Dopo la produzione di questi elementi da parte dell’Agenzia delle Entrate, si attiva il dovere per il contribuente di fornire la prova contraria, per cui:

  • Il contribuente deve dimostrare che l’operazione è stata effettivamente svolta, andando oltre la semplice esibizione di fatture o annotazioni contabili regolari.
  • I giudici ritengono ormai acquisito che la regolarità formale dei documenti, se non accompagnata da elementi che attestino la reale effettuazione dell’operazione, non sia sufficiente a superare l’accusa di inesistenza.
  • Soltanto prove sostanziali, come consegne di merci, prestazioni di servizi effettivamente erogate e riscontri esterni concreti, permettono di difendersi validamente.
Nei casi di accertamento induttivo, ossia quando l’Amministrazione ricostruisce i ricavi sulla base di presunzioni gravi e concordanti, può verificarsi un’inversione dell’onere della prova: in questa ipotesi diventa onere del contribuente contestare con dati concreti le ricostruzioni dell’ufficio.

Si evince, dunque, che nelle vicende di presunte fatture false: l’Amministrazione ha il compito di muovere da elementi obiettivi, mentre il contribuente può risultare esonerato dall’onere della prova solo se l’ufficio non sostanzia adeguatamente la propria tesi.

La mancanza di prove concrete: casi in cui l’avviso di accertamento è nullo

L’assenza di prove concrete può portare all’annullamento dell’atto di accertamento. Non sono rari i casi in cui le contestazioni si basano su mere ipotesi o suggestioni anziché su fatti documentati. Esempi tipici sono:

  • La mancata produzione in giudizio dei verbali o dei documenti principali a supporto della tesi accusatoria;
  • L’utilizzo di dati generici su “giri vorticosi di assegni” o pagamenti senza effettivo collegamento con presunte operazioni fittizie;
  • Le contestazioni che non distinguono tra falsità oggettiva e soggettiva delle operazioni fatturate.
Se l’Agenzia delle Entrate non allega in modo puntuale le fonti degli addebiti, come i verbali di verifica, le comunicazioni con terzi, la corrispondenza societaria o gli atti ispettivi integrali, la pretesa tributaria non trova fondamento giuridico.

La giurisprudenza ha chiarito che l’avviso di accertamento, privo di questi elementi, non raggiunge la soglia minima di certezza richiesta per l’imposizione fiscale. Esemplificativo è il caso in cui sia contestata la compiuta inesistenza di una prestazione, mentre invece risulta che la stessa sia stata eseguita da un soggetto diverso da quello indicato: l’errore di qualificazione da parte dell’ufficio può rendere l’accertamento privo di valore.

Al contribuente, in tali situazioni, è riconosciuto il diritto di ottenere l’annullamento dell’atto, considerata l’insufficienza della base probatoria prodotta dall’Amministrazione.

L’importanza della motivazione e delle prove documentali nell’avviso di accertamento

La motivazione precisa e la presenza di prove documentali sono pilastri dell’avviso di accertamento valido. La legge impone che ogni atto dell’Amministrazione riporti dettagliatamente i fatti accertati, i riferimenti normativi, i calcoli che portano alla determinazione della somma dovuta, e precisi quali documenti giustificano l’accusa mossa al contribuente.

Nella pratica, la mancanza o l’insufficienza di motivazione si manifesta spesso:

  • Con l’impiego di formule standard o “copia-incolla” prive di riferimenti alla posizione specifica di chi riceve l’atto;
  • Nell’omissione o parziale produzione dei documenti probatori ai quali l’Amministrazione afferma di aver fatto riferimento;
  • Con contraddizioni tra quanto dichiarato nell’avviso e le evidenze oggettive (esempio: attribuzione di ricavi inesistenti o contestazioni basate su presunzioni generiche).

 



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