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Il piano del Tesoro per le pensioni anticipate nel 2025 nella riforma pensioni studiata dal Governo Meloni

di Marianna Quatraro pubblicato il
tesoro pensioni anticipate

Si torna a parlare di pensione anticipata con quota 41 ma solo a determinate condizioni: i rischi e le penalizzazioni possibili

Qual è il nuovo piano del Tesoro per la prossima riforma delle pensioni 2025? Il dibattito previdenziale torna più vivo che mai, in vista della definizione delle misure da inserire nella prossima Manovra Finanziaria 2025 e il governo studia nuove soluzioni.

  • Torna la quota 41 per le pensioni anticipate 2025 ma a determinate condizioni 
  • E con penalizzazioni dell’assegno finale

Torna la quota 41 per le pensioni anticipate 2025 ma a determinate condizioni 

Le forme di pensione anticipata di ape sociale, opziona donna e quota 103 stanno per esaurirsi, considerando che hanno scadenza al 31 dicembre 2024 (a meno di ulteriori proroghe) e, dopo la proposta avanzata dal Cnel, per continuare a garantire la possibilità di uscita anticipata, si torna a parlare della quota 41.

E’ una soluzione rilanciata da tempo dalla Lega che permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica ma accettando il ricalcolo della pensione finale esclusivamente con il sistema contributivo puro (introdotto per tutti solo dal 1996).

Questa condizione sembra essere perfettamente in linea con la posizione e le prospettive dell'Upb, Ufficio parlamentare di Bilancio, che solo qualche giorno fa ha aperto alle pensioni anticipate ma solo con il contestuale ricalcolo contributivo degli assegni.

E con penalizzazioni dell’assegno finale
 

Secondo le stime, accettando di andare in pensione anticipata con il calcolo contributivo del trattamento, vale a dire basato solo sui contributi effettivamente versati nel corso della propria vita lavorativa e non sulle ultime retribuzioni percepite, che sono generalmente le più alte, si avrebbe un assegno finale ridotto.

Il taglio potrebbe essere fino al 15-20% rispetto all’importo di pensione che si prenderebbe aspettando di raggiungere i normali requisiti necessari per la pensione di vecchiaia, a 67 anni di età e con 20 anni di contributi.

Sarebbe, però, l’unico modo per rendere sostenibile, secondo il Tesoro, questa possibilità di uscita anticipata.

Una quota 41 con il calcolo misto, cioè in parte retributivo e in parte contributivo, costerebbe troppo allo Stato, circa 4 miliardi nel 2025 e 9 miliardi a regime, per cui non sarebbe possibile da un punto di vista economico.

La nuova quota 41 con penalizzazioni potrebbe interessare una platea di 100mila persone.

Qual è il nuovo piano del Tesoro per la prossima riforma delle pensioni 2025? Il dibattito previdenziale torna più vivo che mai, in vista della definizione delle misure da inserire nella prossima Manovra Finanziaria 2025 e il governo studia nuove soluzioni.

  • Torna la quota 41 per le pensioni anticipate 2025 ma a determinate condizioni 
  • E con penalizzazioni dell’assegno finale

Torna la quota 41 per le pensioni anticipate 2025 ma a determinate condizioni 

Le forme di pensione anticipata di ape sociale, opziona donna e quota 103 stanno per esaurirsi, considerando che hanno scadenza al 31 dicembre 2024 (a meno di ulteriori proroghe) e, dopo la proposta avanzata dal Cnel, per continuare a garantire la possibilità di uscita anticipata, si torna a parlare della quota 41.

E’ una soluzione rilanciata da tempo dalla Lega che permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica ma accettando il ricalcolo della pensione finale esclusivamente con il sistema contributivo puro (introdotto per tutti solo dal 1996).

Questa condizione sembra essere perfettamente in linea con la posizione e le prospettive dell'Upb, Ufficio parlamentare di Bilancio, che solo qualche giorno fa ha aperto alle pensioni anticipate ma solo con il contestuale ricalcolo contributivo degli assegni.

E con penalizzazioni dell’assegno finale
 

Secondo le stime, accettando di andare in pensione anticipata con il calcolo contributivo del trattamento, vale a dire basato solo sui contributi effettivamente versati nel corso della propria vita lavorativa e non sulle ultime retribuzioni percepite, che sono generalmente le più alte, si avrebbe un assegno finale ridotto.

Il taglio potrebbe essere fino al 15-20% rispetto all’importo di pensione che si prenderebbe aspettando di raggiungere i normali requisiti necessari per la pensione di vecchiaia, a 67 anni di età e con 20 anni di contributi.

Sarebbe, però, l’unico modo per rendere sostenibile, secondo il Tesoro, questa possibilità di uscita anticipata.

Una quota 41 con il calcolo misto, cioè in parte retributivo e in parte contributivo, costerebbe troppo allo Stato, circa 4 miliardi nel 2025 e 9 miliardi a regime, per cui non sarebbe possibile da un punto di vista economico.

La nuova quota 41 con penalizzazioni potrebbe interessare una platea di 100mila persone.

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